Nel 1960 la Students for Democratic Society (Sds) dichiara guerra alla
proliferazione delle armi nucleari, al razzismo e al conflitto nel Viet Nam
LA RIVOLUZIONE STUDENTESCA
PROCESSA LA DEMOCRAZIA USA
di MASSIMILIANO TENCONI
Johnny nello scantinato
mescola la medicina
Io sono sul pavimento
penso al governo (...)
Guarda fuori ragazzo
Non importa cosa hai fatto
Cammina in punta di piedi
non provare
Meglio stare lontani da quelli
che portano in giro la manichetta antincendio
tieni il naso pulito
attento ai vestiti comuni
non hai bisogno di un metereologo
per sapere da che parte soffia il vento

B.Dylan, Subterranean Homesick Blues


Prologo
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Un libro sulla rivoluzione
degli studenti statunitensi
30 aprile 1970, Sudest asiatico: reparti statunitensi, nel tentativo di bloccare i rifornimenti al Vietnam del sud, invadono la Cambogia. 4 maggio, Stato dell'Ohio: la Guardia Nazionale Americana spara sugli studenti della Kent State University. I feriti sono nove, quattro i morti. 9 maggio, Washington: duecentomila persone manifestano contro la strage chiedendo l'immediato ritiro delle truppe americane dall'Indocina. 14 maggio, Mississipi: due studenti di colore della Jackson State University sono uccisi dalla polizia nel corso di una manifestazione contro la guerra. 21 maggio 1970, ad una radio californiana è recapitata una busta contenente una cassetta. Sul nastro è registrata la voce di una giovane donna. E' il primo comunicato dei Weathermen, un gruppo rivoluzionario comunista:
"Salve. Qui è Bernardine Dohrn. Quella che leggerò è una dichiarazione di guerra. Questo è il primo comunicato dai Weatherman Underground. In tutto il mondo la gente combatte l'imperialismo e guarda alla gioventù americana chiedendole di usare la posizione strategica dietro le linee nemiche per unire le forze e distruggere l'impero. (.) Se vuoi trovarci, noi siamo qui. In ogni tribù, comune, dormitorio, fattoria, baracca e sobborgo dove i ragazzi fanno l'amore, fumano, chiunque fugge dalla giustizia americana è libero di venire. Nei prossimi 14 giorni attaccheremo un simbolo o un'istituzione dell'ingiustizia americana".

Nascita e sviluppo della SDS
All'inizio del 1960, per iniziativa di alcuni giovani intellettuali radicali, prese corpo, ad Ann Arbor, nel Michigan, la Students for Democratic Society (Sds). L'organizzazione, nata da un piccolissimo gruppo di persone, rese pubblico il proprio manifesto politico due anni più tardi. Nel documento, redatto da Tom Hayden, era condannato il bigottismo razziale che continuava ad impregnare la società americana, veniva deprecata la proliferazione delle armi nucleari e denunciata la contraddizione esistente tra il principio in cui era proclamato che ogni uomo nasceva uguale all'altro e la realtà della vita condotta dai neri negli Stati del sud e nelle grandi città del nord America. Gli Stati Uniti erano anche criticati per la loro incapacità di costruire una duratura pace internazionale e, sul piano interno, per via della loro politica sociale. Il documento faceva infine appello alla necessità di una mobilitazione di massa per ottenere una maggiore democrazia e riteneva indispensabile, in tale prospettiva, costruire una nuova sinistra. In quelle condizioni, sottolineava ancora il manifesto, un ruolo importante avrebbe dovuto essere giocato da forme di lotta non violenta e di disobbedienza civile. Nel biennio 1962-1963 la Sds riuscì ad attrarre solo un migliaio di iscritti e l'organizzazione si orientò principalmente in direzione della rivendicazione e della difesa dei diritti civili. Negli anni successivi, però, nonostante alcuni fallimenti come il tentativo di dare una compiuta organizzazione ai bianchi disoccupati, accrebbe sempre di più la propria importanza tanto da diventare la più vigorosa organizzazione di sinistra dei giovani bianchi americani. La spinta fondamentale per la sua ulteriore crescita fu data dal progressivo coinvolgimento americano nel conflitto del Vietnam.

Il movimento contro la guerra in quegli anni si sviluppò così impetuosamente tanto da
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Cominciano i giorni della rabbia
diventare uno dei maggiori nell'intera storia degli Stati Uniti. Al suo interno si profilarono due distinti orientamenti: quello dei Liberals e quello dei Radicals. I primi condividevano i timori dell'amministrazione americana a riguardo dell'Urss e del pericolo comunista, ma rifiutavano con decisione l'occupazione del Vietnam sconfessando la cosiddetta teoria del domino secondo la quale una vittoria del fronte di Ho Chi Min avrebbe determinato il sorgere in Asia di altri sistemi comunisti. I secondi, oltre che contestare l'intervento in guerra, vedevano in questo avvenimento il sintomo di una malattia che riguardava l'intera società americana. Nello schieramento dei Radicals vi era poi un'altra importante suddivisione dato che, al suo interno, era possibile distinguere tra la Old e la New Left. Quest'ultima era appunto rappresentata dall'Sds. Fin dall'inizio della guerra il suo impegno fu l'organizzazione dell'opposizione nei vari campus che sfociò, il 17 aprile del 1965, in una marcia della pace svoltasi a Washington e che radunò 25 mila persone. Nel momento della sua massima espansione, alla fine del decennio, l'organizzazione arrivò così a contare un numero di aderenti oscillanti i 70 e i 100 mila iscritti. Ad alcuni osservatori, come il giornale Fortune, l'esperienza dell'organizzazione studentesca appariva incontestabile: "Non si può discutere il suo successo" e l'Sds non aveva ancora perso una battaglia.
Durante il suo cammino l'Sds fu in grado di attrarre nelle sue fila quella componente giovanile che cercava una sponda per esprimere la propria rivolta morale nei confronti del modello americano assumendo un ruolo guida nel mobilitare la gioventù spingendola in direzione di una lotta che, al tema del rifiuto della guerra, aggiungeva quelli contro il razzismo e le sperequazioni sociali.

Contemporaneamente l'intera società statunitense, oltre che conoscere la crescita dell'opposizione alla guerra in Vietnam, fu attraversata da un profondo disagio delle masse nere che esplose violentissimo in numerose città costringendo il Governo a fare ricorso in più di un'occasione alle truppe armate. Watts, Detroit, Chicago e Newarc furono solo alcuni dei luoghi dove si verificarono delle vere e proprie rivolte urbane che costarono la vita a numerosi giovani neri. Dal 1966 la protesta dei neri poteva inoltre contare su un vero e proprio partito politico, il Black Panthers Party, che ebbe notevole sviluppo in tutto il paese tanto che la sua segreteria, nel gennaio del 1969, dovette sospendere le iscrizioni.
L'impossibilità di bloccare sia l'escalation militare in Vietnam sia di raggiungere l'obbiettivo dell'eliminazione dell'ingiustizia sociale attraverso metodi pacifici, determinò un progressivo spostamento della Sds verso posizioni sempre più radicali. In molti suoi militanti crebbe, infatti, l'idea che la protesta legale fosse del tutto insufficiente e che fosse ormai giunto il momento di passare all'azione diretta contro il potere. Un ruolo importante nel determinare questa svolta fu giocato dalle nuove leve giovanili, imbevute dei miti della rivoluzione cubana e dall'influenza esercitata dal poderoso sviluppo assunto dal movimento dei neri americani. A metà degli anni sessanta, perciò, l'organizzazione assunse un carattere sempre più marcatamente marxista. Nel momento stesso in cui avveniva questa trasformazione, nell'organizzazione fece il suo ingresso il partito Progressive Labour (PL). Questa era una formazione di stampo marxista-leninista-maoista la cui entrata nell'organizzazione studentesca contribuì all'evoluzione teorica dell'Sds e ne allargò il radicamento sociale favorendo i contatti tra gli studenti e la classe lavoratrice americana. Contemporaneamente, però, la sua partecipazione fece salire il livello di tensione ed aumentò i contrasti interni. Il PL, infatti, non potendo contare su un proprio movimento di massa, fu presto accusato di possedere una visione strumentale finalizzata esclusivamente al reclutamento di nuovi aderenti per i propri progetti politici e di difendere la classe lavoratrice bianca a scapito di quella nera.

Nei suoi confronti, inoltre, altre critiche erano mosse per gli attacchi che questa compagine aveva rivolto alla rivoluzione cubana e per il suo rifiuto di riconoscere il Fronte di Liberazione Nazionale del Vietnam del sud. All'interno dell'Sds sorsero così altre fazioni con l'intento di contrastare le idee del PL. I Weathermen furono una di queste.
Nel giugno del 1969, in una riunione nazionale dell'organizzazione tenutasi a Chicago, si costituì un'alleanza tra i Weathermen e la formazione denominata RMY II che portò all'espulsione del PL e vide l'ascesa dei primi al vertice della Sds. Nonostante questo provvedimento i contrasti all'interno del movimento studentesco non si placarono. Le due frazioni egemoni, unite nella lotta contro il PL, erano, infatti, a loro volta divise da alcune rilevanti questioni. La più importante riguardava il principio della violenza cui faceva seguito un'idea diversa sul ruolo che nel processo rivoluzionario avrebbe dovuto essere giocato dai giovani studenti. Il RYM II era dell'opinione che l'utilizzo della violenza avrebbe alienato la classe lavoratrice americana essendo quest'ultima non ancora in possesso di una chiara coscienza rivoluzionaria; i Weathermen, invece, ritenevano che una vera coscienza rivoluzionaria avrebbe potuto formarsi esclusivamente attraverso la lotta armata contro lo Stato. Questi ultimi, inoltre, erano propensi ad affidare un ruolo principale nel processo rivoluzionario agli studenti anziché alla classe operaia sulla quale erano invece concentrati i primi. Queste divergenze portarono al collasso della Sds che, un anno più tardi, cessò di esistere. I Weathermen, nel frattempo, avevano preso la decisione di entrare in clandestinità.

I giorni della rabbia: Chicago 8-11 ottobre 1969.
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Particolare di una dimostrazione
Il 23 agosto del 1969 il New Left Notes, giornale espressione del movimento, riportò uno scritto nel quale i Weatherman invitavano con maggior decisione all'azione. L'unico modo per organizzare le masse, scrivevano gli autori, era quello di portare avanti la propria politica in modo aggressivo. Le sterili proteste e le opere di persuasione erano giudicate del tutto inutili, poiché solo nell'azione si sarebbero potuti formare dei veri rivoluzionari. Agire con estrema decisione avrebbe inoltre permesso di spostare su un piano più radicale le proprie rivendicazioni e i propri obiettivi. Così, la protesta contro la guerra sarebbe diventata lotta contro l'imperialismo; la richiesta del ritiro delle truppe americane dal Sudest asiatico avrebbe significato appoggio alla lotta armata del popolo vietnamita e, infine, la battaglia contro il razzismo in difesa della popolazione nera si sarebbe tramutata in appoggio alle rivendicazioni di tutti i popoli oppressi dal colonialismo. L'azione, non solo era la chiave di volta per sconfiggere l'imperialismo, ma era anche lo strumento per portare la guerra in casa aprendo così la strada alla rivoluzione socialista. Lo scenario in cui mettere in atto queste convinzioni avrebbe dovuto essere la città di Chicago dove, fra l'8 e l'11 ottobre di quell'anno, era previsto un raduno nazionale per una grande manifestazione contro l'imperialismo. Il lavoro svolto dai Weathermen per organizzare la convention fu frenetico ed occupò tutta l'estate. Ai numerosi spostamenti in terra americana per prendere parte ai dibattiti nei collettivi sparpagliati su tutto il territorio, si sommarono i viaggi a Cuba e nel Vietnam stesso.
I militanti del gruppo arrivarono a Chicago alla spicciolata due giorni prima dell'inizio della manifestazione. La città era comunque sull'attenti: il giorno precedente il loro arrivo, infatti, una bomba aveva distrutto un monumento dedicato alla memoria di alcuni ufficiali della polizia di Chicago uccisi nel corso di una rivolta urbana nel lontano 1886.

La polizia vide nel gesto una precisa dichiarazione di guerra e si preparò ad affrontare la manifestazione. Del resto, nell'aprile dell'anno precedente, aveva già dimostrato di non scherzare. Il sindaco della città, in un clima di crescente violenza determinato dalla reazione per l'assassinio di Martin Luther King che aveva visto gravi incidenti in 125 città americane, in quella circostanza aveva ordinato alla polizia di sparare per uccidere. Il risultato fu che Chicago contò ben 46 vittime. I contestatori giunsero altrettanto preparati per condurre una dura battaglia di strada. I Weathermen non avevano scordato di prendere le dovute precauzioni e giunsero indossando vestiti pesanti, calzando stivali da combattimento e con un kit personale composto di elemetti, mazze da baseball, spranghe, catene e persino maschere antigas. A Chicago volevano a tutti i costi dimostrare la loro volontà di combattere fianco a fianco sia dei giovani neri sia della rivoluzione mondiale. Una prova di forza che avrebbe dovuto sfociare nella costituzione di un ampio movimento armato. I gruppi aderenti alla fazione si radunarono nel tardo pomeriggio dell'8 ottobre al Lincoln Park e, come prima cosa, resero onore ad alcuni rivoluzionari caduti nella lotta contro l'imperialismo. Alle 22 circa, le persone che erano giunte al punto di raccolta erano circa 250. A quel punto decisero di marciare verso Clark street, la via dei benestanti. Giunti a destinazione, all'urlo di "smash the State", sotto lo sguardo incredulo della polizia, si lanciarono in un violento assalto distruggendo macchine, vetrine e negozi. All'intervento delle forze dell'ordine i Wheatermen risposero accettando lo scontro fisico e, anche una volta dispersi, ripresero la loro azione in altre strade della città. Gli scontri si protrassero a lungo: alla fine di quella sera furono arrestati 75 manifestanti, mentre 25 poliziotti risultarono feriti.

Nonostante le misure precauzionali prese, nessuno si aspettava una manifestazione del genere; la differenza fra i fatti e le parole, ha ricordato un funzionario di polizia, era sempre stata abissale. Inoltre destò stupore anche la tattica del mordi e fuggi messa in campo dall'organizzazione giovanile. Le azioni dei Weathermen ripresero il mattino seguente e questa volta a condurre la protesta furono i gruppi femminili. Verso le 9 e 30 si formò un primo assembramento e a prendere la parola fu Bernardine Dhorn:
"Ci sono persone, in America, che combattono ogni minuto di ogni giorno Noi stiamo per prendere parte a questa battaglia. [.] C'è una guerra che va avanti e non siamo stati noi a darvi inizio. Noi siamo qui per portare la guerra in casa!"
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La studentessa Dhorn
fotografata dopo l'arresto
Pochi minuti più tardi le manifestanti si lanciarono contro il cordone della polizia. Nel breve scontro alcuni poliziotti rimasero feriti, mentre la maggioranza delle donne fu prontamente disarmata. Le più decise furono tratte in arresto, le altre, invece, continuarono la loro marcia scortate dalla polizia. Durante l'ultimo giorno del raduno antimperialista si registrarono ancora incidenti. Anche questa volta la guerriglia urbana vide come unici protagonisti le forze di polizia e i Weathermen la cui linea, per altro, era stata nel corso della manifestazione sconfessata da altri leaders del movimento studentesco. Nonostante il numero delle persone giunte a Chicago per combattere in campo aperto fu notevolmente inferiore alle aspettative, il giudizio dei Weathermen sulle giornate di lotta antimperialista fu ad ogni modo positivo. A Chicago, per la prima volta, un'organizzazione di giovani bianchi aveva deciso di sfidare sul piano della violenza il potere ed aveva accettato di pagare direttamente sulla propria pelle la scelta operata. La loro linea era sì stata sconfessata ma, come ebbe a dire un militante: "Abbiamo mostrato a quei porci che sappiamo combattere".
Al termine del raduno nazionale si contarono 284 arresti, 77 poliziotti feriti, 8 manifestanti colpiti con armi da fuoco e danni materiali alla città superiori al milione di dollari.

Il programma politico dei Weathermen.
Ma quale era la rivoluzione di cui parlavano i Weathermen? Chi avrebbe dovuto dirigerla e a benefici di chi? Quali, infine, i suoi obiettivi e la strategia da adottare? A queste domande tentava di dare una risposta l'articolo "You don't need a weather man to know which way the wind blows" apparso nel giugno del 1969 sul New Left Notes e che costituì a lungo il manifesto programmatico del gruppo. Il titolo era tratto da una canzone di Bob Dylan dalla quale fu tratto anche lo spunto per il nome del gruppo. Significativamente le teorie dei Weathermen erano precedute da una breve citazione di Lin Piao. Quest'ultimo, ministro della Difesa della Repubblica popolare cinese, in un discorso dal titolo "Viva la vittoriosa guerra popolare"di quattro anni prima aveva teorizzato il principio dell'estensione su scala globale dell'esperienza maoista, poiché nel mondo esisteva un rapporto fra città e campagna identico a quello della Cina nella fase rivoluzionaria. La rivoluzione si presentava, a suo giudizio, come la lotta della campagna, individuata nel mondo arretrato, contro la città espressione invece dei paesi sviluppati.
Lo scontro principale che aveva luogo nel mondo, scrivevano gli estensori dell'articolo, vedeva impegnati da una parte l'imperialismo americano dall'altra tutti i popoli che lottavano contro di esso. L'obiettivo che bisognava raggiungere era quello di riuscire a ottenere il controllo della ricchezza americana, creata proprio sfruttando i paesi oppressi, e utilizzarla in loro favore. Una rivoluzione socialista che si fosse limitata a svolgere un'azione semplicemente in favore della classe lavoratrice americana, era giudicata negativamente in quanto non avrebbe riconosciuto le ragioni dei popoli schiacciati dall'imperialismo. Solo l'affermazione della rivoluzione su scala mondiale, invece, avrebbe contemporaneamente avvantaggiato sia le classi lavoratrici americane sia i popoli colonizzati.
La lotta contro l'imperialismo doveva poi, sul piano interno, saldarsi con la battaglia rivendicativa del popolo nero. Cos'erano del resto questi ultimi se non una colonia interna? Una colonia, continuavano i Weathermen, il cui comune carattere nazionale era definito dalla loro identica posizione di classe. Per questa ragione i neri dovevano saldare le loro rivendicazioni razziali con quelle della loro appartenenza di classe riconoscendosi così come membri di un'unica colonia proletaria. In questo modo la loro lotta avrebbe coinciso con la battaglia contro l'imperialismo che avrebbe dovuto portare alla sua distruzione ed alla costruzione di un mondo senza classi.

La scelta della clandestinità e la propaganda armata.
Nei mesi che seguirono i "giorni della rabbia" la tensione crebbe sensibilmente. Diversi
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Ayers catalogato
dopo la cattura
attentati dinamitardi colpirono alcune stazioni di polizia, mentre nello stesso tempo l'Fbi non esitò a ricorrere ad operazioni illegali come quando, nei primi giorni di dicembre, uccise a sangue freddo nel loro appartamento due leader delle Black Panthers. Alla fine dello stesso mese i Weathermen invitarono tutti i gruppi radicali a Flint, nel Michigan, con l'intento di costituire una nuova Sds portandola su posizioni più avanzate. I Weathermen intendevano individuare gli obiettivi del potere e preparare i piani per colpirli. Le componenti radicali del movimento, però, erano completamente divise e le loro posizioni erano a dir poco distanti. Schematizzando possiamo dire che mentre i Weathermen si proponevano scopi di carattere più generale, muovendosi in direzione di una rivoluzione mondiale, le altri compagini miravano ad obiettivi assai più limitati. In conformità con le loro impostazioni teoriche, e vista la crescita dell'azione repressiva da parte del Governo americano, al termine di quel raduno presero la decisione di passare in clandestinità.

Tre mesi più tardi, il 6 marzo del 1970, a New York, si verificò una forte esplosione in un appartamento. Tre Weathermen rimasero uccisi. Erano Terry Robins, Ted Gold e Diana Oughton, mentre altri due, Cathy Wilkerson e Kathy Boudin, riuscirono fortunosamente a sopravvivere.
Contrariamente a quanto stabilito nel primo comunicato del 21 maggio, trascorsi i 14 giorni i Weathermen non avevano ancora rivendicato nessuna azione. Il silenzio, però, fu rotto il 9 giugno quando una serie di esplosioni si verificarono a New York al secondo piano del quartiere generale della polizia. Il 26 luglio successivo, in occasione dell'undicesimo anniversario della rivoluzione cubana, una piccola esplosione ebbe luogo a San Francisco, presso un presidio militare, mentre a Manhattan un altro ordigno colpì senza provocare gravi danni la Banca d'America. Erano i primi attentati di una lunga serie contro tribunali, dipartimenti di polizia, colonie penali, centri di ricerche belliche. Alcune di queste azioni furono clamorose: nell'agosto del 1971, per protestare contro l'invasione del Laos, fu colpito il Campidoglio; nel maggio del 1972, questa volta in risposta ai bombardamenti compiuti su Hanoi, ordigni furono fatti esplodere al Pentagono; il 28 giugno del 1975 una bomba scoppiò al Dipartimento di Stato. Gli attentati furono tutti preceduti da telefonate di avviso che permettevano così lo sgombero del personale e dell'intera area. Questa serie di operazioni, cui bisogna aggiungere l'organizzazione della fuga dal carcere di Timothy Leary, sostenitore della diffusione e dell'uso dell'Lsd, mostrano sia l'alto livello militare raggiunto dal gruppo, sia la sua capacità di avere rapporti con elementi inseriti negli apparati e in grado di dare quel supporto informativo necessario per portare a termine tali missioni.

Al contrario la struttura dei Weathermen fu impossibile da penetrare e, dopo un paio di arresti avvenuti all'inizio del periodo clandestino, nessun agente riuscì mai ad infiltrarsi al loro interno. Il vertice della struttura clandestina era occupato dal Weather Bureau il quale controllava la linea politica e cooptava i collettivi che si erano mostrati più decisi e più sviluppati dal punto di vista rivoluzionario. La base era invece costituita dai cosiddetti "gruppi di affinità". Erano strutture molto piccole che comprendevano dai 5 ai 25 militanti i quali si conoscevano molto bene fra loro ed erano pertanto attentissimi nella scelta dei nuovi membri. Le strutture avevano il compito di approfondire le conoscenze teoriche, di studiare il modo migliore per svolgere azioni di propaganda e di addestrarsi per l'autodifesa. La struttura clandestina, oltre che operare sul piano della propaganda armata, riuscì a sviluppare un'ampia riflessione teorica che sfociò nella pubblicazione del proprio programma politico.

Il programma del 1974.
Nel giugno del 1974 fu pubblicato il testo Praie fire: the politics of revulutionary anti-imperialism, la seconda pubblicazione teorica del gruppo. La maggior parte dei contenuti del libro, riscritto più volte, fu elaborata da Bernardine Dhorn, Bill Ayers, Jeff Jones, ma vi fu anche l'apporto di numerosi altri militanti che utilizzarono lo pseudonimo di Celia Sojourn. La prima edizione del lavoro, apparsa a San Francisco, fu distribuita in un numero superiore alle 40 mila copie. Nel testo era abbandonata l'idea di una rivoluzione immediata e prospettata l'ipotesi di una trasformazione rivoluzionaria da ottenersi sul lungo periodo. In tale ottica le forme di mobilitazione dovevano essere le più ampie possibili e prevedere sia azioni armate sia forme di lotta legali. Il punto centrale dell'analisi, ad ogni modo, rimaneva l'idea che l'imperialismo americano continuava a costituire il nemico numero uno delle popolazioni oppresse e che l'obiettivo era quello di approdare alla costruzione in America una società socialista. Per raggiungere lo scopo era comunque fondamentale procedere più speditamente sul piano dell'organizzazione. La violenza rimaneva uno strumento irrinunciabile, poiché, l'imperialismo, non sarebbe certamente potuto cadere in modo pacifico. La scelta della clandestinità, però, aveva determinato un crescente isolamento dell'organizzazione che così aveva perso tutti i contatti con il movimento di massa. Consapevoli di ciò i Weatherman delineavano una nuova strategia nella quale il movimento clandestino e quello legale dovevano essere complementari l'uno all'altro.

Se la lotta clandestina era infatti necessaria per creare sia la consapevolezza
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Manifesto invita gli studenti
alla protesta di Chicago
dell'azione sia per favorire la nascita di un esercito rivoluzionario, il lavoro legale delle masse aveva lo scopo di creare le condizioni ambientali e sociali per permettere alla guerriglia di muoversi come un pesce nell'acqua. La scelta della clandestinità era ritenuta fondamentale per accumulare esperienza e permettere l'esercizio della pratica rivoluzionaria: una base da cui poi essere in grado di condurre l'attacco al potere con maggior consapevolezza. Un altro aspetto sul quale battevano i Weathermen era la proletarizzazione della cultura, intendendo con questa idea la totale identificazione con le popolazioni vittime dell'imperialismo. Rispetto al programma del 1969 era riservata anche maggiore attenzione alla tematica del femminismo dato che, le donne, avevano giocato un ruolo di primo piano sia nel movimento contro la guerra sia all'interno dei Weathermen stessi. La battaglia per l'emancipazione femminile, anche in questo caso, aveva il suo nemico principale nell'imperialismo il quale sfruttava le tematiche sessiste e razziste per conseguire esclusivamente i propri fini. L'ipotesi di una politica riformista in grado di permettere un miglioramento delle condizioni di vita delle donne era rigettata anche in questa circostanza. Le conquiste del mondo femminile si sarebbero tradotte,infatti, esclusivamente in un rafforzamento dell'imperialismo. L'emancipazione delle donne, invece, poteva essere ottenuta solo se gli obiettivi raggiunti fossero poi stati gestiti da un sistema fondato su una base sociale affatto diversa. Essendo i cambiamenti nel sistema capitalista esclusivamente di facciata, le conquiste delle donne avrebbero potuto tramutarsi in reale liberazione esclusivamente se si fosse giunti alla realizzazione di una società socialista.

A riguardo della rivoluzione mondiale, i Weathermen, si mostravano inoltre estremamente fiduciosi ed ottimisti: "Mentre le nazioni colonizzate si liberano, si sgretola la capacità dell'imperialismo di mantenere un'economia stabile ed una egemonia ideologica sul suo stesso popolo. (.) La crisi complessiva e il declino dell'imperialismo sono costanti e continui". In questo processo la guerra diventava l'unica arma affinché i paesi a capitalismo avanzato potessero mantenere il loro controllo su quelli arretrati, ma questo non faceva altro che accrescere le possibilità rivoluzionarie. Nei dibattiti che seguirono la pubblicazione di Praie of fire, contrariamente a quanto sostenuto dai Weathermen, emergeva invece un'altra realtà. Il profilarsi degli accordi di pace in Vietnam, gli sforzi del Governo americano per contrastare il pericolo interno, la consapevolezza della gioventù della difficoltà di trasformare la società in cui vivevano, facevano sì che sempre meno attivisti americani erano intenzionati a percorrere la strada della scelta rivoluzionaria. Lo stesso gruppo, inoltre, fece sempre ben poco per avvicinarsi alla classe operaia americana, guardata per lo più dall'alto, e le cui lotte furono criticate in quanto ritenute espressione di un puro e semplice economicismo.

La fine dell'organizzazione.
Con la fine della guerra del Vietnam e con il venir meno delle grandi tensioni ideali che avevano spinto le masse a protestare contro il conflitto, ogni ipotesi rivoluzionaria era destinata a cadere nel vuoto e, piano piano, gli stessi Weathermen furono costretti a ritornare in superficie. Solo una piccola componente oltranzista decise di proseguire la lotta armata unendo le proprie forze al Black Liberation Army che a sua volta, in precedenza, non aveva accettato la linea legalitaria delle Black Panthers. I membri più importanti
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Logo dei Weather Underground
dell'organizzazione, invece, si costituirono tra il 1978 ed il 1981. Nessuno di loro, a causa degli abusi compiuti dall'Fbi nel condurre le operazioni, pagò per i numerosi attentati dinamitardi compiuti. Il primo ad arrendersi fu Mark Rudd nel 1974. Pur essendosi staccato dal gruppo già nel 1970, negli anni successivi aveva mantenuto i rapporti con i vecchi compagni e continuato a vivere in clandestinità svolgendo una serie disparata di lavori. In quei quattro anni frequentò l'ambiente operaio ma, a dispetto della sua impostazione ideologica, come ebbe a dichiarare, non riuscì mai né ad integrarsi né a comprenderlo appieno. Rudd, oggigiorno insegnante di matematica presso un'università messicana, è uno dei pochi del gruppo originario che ha sottoposto a severa critica le idee da cui era partito. A suo avviso i Weathermen hanno avuto il solo merito di mostrare l'assurdità di scegliere la lotta armata contro il potere legale. Secondo lui, infatti, tale impostazione non fece che favorire i poteri dello Stato che in tal modo trovò una giustificazione nel suo utilizzo della forza: "La violenza gioca sempre nelle mani dell'opposizione. Giustifica la repressione. Le risposte violente alla violenza legale sono illegali e convincono la parte neutrale di chi ti guarda che tu sei l'aggressore".

La scelta operata allora, inoltre, ebbe come conseguenza la dissoluzione di uno dei più grandi movimenti di opposizione sorto nel paese. In un certo senso critico su quell'esperienza è anche il giudizio di un altro membro dei Weathermen, Brian Flanagan: "La guerra del Vietnam ci rese pazzi. Quanto ti senti di essere nel giusto puoi fare cose orribili". Lo stesso Flanagan ha però anche aggiunto: "Certo ci sono stati degli errori. Ma penso che il 95 percento di quello che abbiamo fatto è stato grande. Abbiamo fatto più cose giuste che errori". Di tutt'altro avviso invece i ricordi di due altri membri di spicco quali Billy Ayers e Bernardine Dhorn. Nessuna autocritica accompagna i loro ragionamenti che invece puntano a mettere in evidenza l'inevitabilità della loro risposta, dettata esclusivamente dall'impossibilità di trovare soluzioni adeguate al problema della guerra e dei suoi effetti: "Non penso che tu possa capire quello che abbiamo fatto senza capire la violenza della guerra del Vietnam" ha sostenuto il primo."Duemila persone ogni giorno erano uccise in Vietnam in una guerra terroristica, un'ufficiale guerra terroristica. Questo era ciò che accadeva in nostro nome. Così abbiamo provato a resistervi, provato a combatterlo. Costruire un enorme movimento, un'enorme organizzazione". Con queste parole gli ha fatto eco la sua compagna che ha inoltre sottolineato lo spirito di resistenza che animava i loro comportamenti: "Voi mi avete sentito fare una dichiarazione di guerra. Io credo che noi abbiamo usato un linguaggio di resistenza". Billy Ayers, dopo aver ribadito le sue posizioni in un'autobiografia dal titolo Fugitive Days, ebbe modo di ritornare sull'argomento anche in tempi recenti. Rilasciò, infatti, un'intervista, dal titolo No regrets for love of explosives. La pubblicò il New York Times, per uno strano gioco del destino, l'11 settembre del 2001.
BIBLIOGRAFIA
  • Weathermen. Prateria in fiamme - Milano, Collettivo editoriale libri rossi, 1977.
  • Weatherman, di R. Jacobs - New York 1970.
  • The way the wind Blow. A history of the Weather Underground, di R.Jacobs - Verso, 1997.
  • The Americans who declared war on their country, di S.Green - in "The Observer", 21 settembre 2003.