Le vicende e i protagonisti della lotta per la liberazione dell'isola dall'egemonia
spagnola e in seguito, nel 1956 dal dominio dell'economia statunitense
CAMILO CIENFUEGOS, UNA ICONA
DELLA GUERRIGLIA CUBANA
di NATAN MONDIN
Analizzare ed approfondire la storia dell'indipendenza cubana è un po' come leggere un libro di Marquez o di un altro scrittore latinoamericano. I personaggi sono molteplici e le loro storie si intrecciano con risvolti imprevedibili. Le lotte per gli ideali di libertà ed uguaglianza, la ricerca del potere e del denaro, la guerra, la prigionia e l'esilio fanno da sfondo ad un continuo incontro di uomini di razze, culture ed estrazioni sociali differenti. E' incredibile come in poco più di cento anni, il periodo che separa la lotta per l'indipendenza dell'isola caraibica dal dominio spagnolo dalla Rivoluzione castrista, una moltitudine di episodi e figure emblematiche si alternino in un vortice frenetico. Josè Martì, Fulgencio Batista, Fidel Castro e Che Guevara sono le figure più conosciute nel panorama della storia di Cuba. L'immagine di Fidel in abito scuro e cravatta, incerto sulle gambe stancate dagli anni e dalle numerose battaglie, è il simbolo di una stabilità che trascina con sè le contraddizioni di un popolo dalla storia recente.
I cubani, poveri, sanguigni e sorridenti come molti degli eroi che hanno determinato il loro destino. Come Camilo Cienfuegos, uno dei comandanti della Revolucion del 1956. Un combattente di umili origini con un forte senso di giustizia, di un coraggio cieco, come il suo predecessore Antonio Maceo che guidò la rivolta antispagnola dall'Ovest rurale fino a l' Avana nel 1896 dalla quale scaturì l'indipendenza. Cuba fu l'ultima colonia spagnola delle Americhe ad essere liberata, in seguito all'intervento, di sicuro non privo di interesse, degli Stati Uniti. Le origini della rivolta vanno ricercate nel 1867, quando nella città di Bayamo si costituì un comitato rivoluzionario guidato da uno dei più ricchi possidenti di Cuba, Francisco Vicente Aguilera.

Il comitato aveva caratteri cospiratori ed era formato principalmente da grandi
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Il gen. Batista sulla copertina
di una rivista statunitense
proprietari terrieri e industriali dello zucchero. Ben presto i venti di rivolta volsero ad Oriente dove si gonfiarono e trovarono largo consenso. Soprattutto nella città di Manzanillo, dove emerse la figura di Manuel de Cespedes y Castello che divenne il punto di riferimento, il protagonista principale dell'insurrezione. Cespedes era nato a Bayamo da una famiglia benestante che gli permise di studiare legge in Spagna e di visitare l'Europa, dove venne in contatto con gli ideali romantici di nazione, libertà ed uguaglianza. Tornato a Cuba iniziò a manifestare il suo disprezzo per il regime coloniale scrivendo versi satirici contro il governo e sposando la causa dei cubani che si ribellavano alla Spagna. Da Bayamo si spostò a Manzanillo per sfuggire alle pressioni delle autorità. Lì riuscì ad organizzare un' insurrezione, protetto dalla sua fama di avvocato e dalla sua attività legata alla coltivazione della canna da zucchero. Il 10 ottobre 1868 lanciò il "Grito de Indipendencia" dalla sua fabbrica di zucchero.
Liberò i suoi schiavi, li incitò ad unirsi alla lotta di liberazione e formulò insieme agli altri insorti un manifesto con il quale lanciò un appello alla nazione, esponendo e spiegando i motivi dell'insurrezione. Nel documento i ribelli denunciavano la politica del governo coloniale segnata dalla corruzione e dal privilegio di pochi, favorita dall'iniqua e repressiva amministrazione della giustizia e dalla politica economica a totale vantaggio della madrepatria e dei suoi funzionari. Le prime gesta di liberazione furono condotte dal settore più radicale dei proprietari terrieri, dagli intellettuali e dai professionisti che facevano parte delle classi più agiate della società cubana.

La forza, il "braccio" era composto invece dalle masse di schiavi emancipati, neri e mulatti, contadini, artigiani e tutti coloro che venivano sfruttati e discriminati dal sistema coloniale. Con l'appoggio degli strati disagiati della popolazione, la rivolta si affermò in Oriente e con la presa della città di Bayamo si formò il Governo della Repubblica in Armi alla quale aderirono presto i rivoltosi di Camaguey e Las Villas dove si distinsero le figure di Ignacio Agramonte e Salvador Cisneiros Betancourt, marchese di Santa Lucia. Nonostante le azioni sovversive messe in atto da alcuni patrioti, l'insurrezione non riuscì ad attecchire nelle province occidentali. Qui il potere coloniale era molto più radicato, i grandi possidenti erano legati ad una forte tradizione conservatrice e godevano di notevoli privilegi dati dalla loro vicinanza al governo.
Nell'aprile del 1869 le forze rivoluzionarie si riunirono con il fine principale di dare all'insurrezione unità giuridica ed organizzativa. A Guaimaro, nella provincia di Camaguey si scontrarono due concezioni differenti portate avanti dai due rivoluzionari di spicco, Cespedes ed Agramonte. Il primo era orientato verso la direzione unitaria delle operazioni militari e dell'organizzazione civile delle terre liberate. La tesi di Agramonte, al contrario, era basata sulla netta divisione del governo civile dal comando militare. La maggioranza degli insorti appoggiò la posizione di quest'ultimo e su queste basi venne stipulata una carta costituzionale, passata alle cronache come Costituzione di Guaimaro, in cui vennero sanciti i principali diritti individuali, con l'abolizione della schiavitù e venne data una struttura agli organi di governo. Il potere supremo dello stato venne affidato alla Camera dei Rappresentanti che nominò presidente Cespedes e capo dell'esercito Manuel de Quesada.

La reazione spagnola fu immediata ed assunse le tinte della repressione su tutti i fronti. Intervenne l'esercito affiancato da una famigerata formazione paramilitare diretta e
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Camilo Cienfuegos
finanziata da ricchi spagnoli, il Corpo dei Volontari, che si macchiò dei crimini più efferati ed alla quale nemmeno il governatore, il "Capitano Generale" osò opporsi. La guerra si protrasse per dieci anni, durante i quali si alternarono periodi di grande impeto rivoluzionario e momenti critici. Le truppe rivoluzionarie riuscirono a condurre diverse campagne vittoriose, distinguendosi per il valore e destabilizzando l'esercito spagnolo con atti di sabotaggio e violenti scontri frontali all'arma bianca, le cosiddette "cargas al machete". Tuttavia crebbero forti dissidi all'interno degli insorti a causa di tendenze caudillistiche dei dirigenti, per la paura di una destabilizzazione a favore degli schiavi neri.
Pertanto, in seguito all'atteggiamento degli spagnoli che passarono da una politica repressiva ad un'apertura verso i rivoluzionari fatta di amnistie per reati politici, riconoscimento della libertà degli schiavi nelle fila degli insorti e facilitazioni per l'espatrio, il governo della Repubblica in Armi si dissolse ed un comitato negoziatore stipulò la pace con gli spagnoli il 10 febbraio 1878. Soltanto alcuni gruppi comandati dal generale Vicente Garcia, Ramon Leocadio e Antonio Maceo continuarono a resistere. Quest'ultimo era un contadino mulatto, di Santiago de Cuba, che si arruolò nelle file dei rivoluzionari nei primi giorni dell'insurrezione e da soldato semplice divenne maggiore generale, grazie al suo eroismo epico e alle sue spiccate doti di comando.

Il Titano di Bronzo, come tuttora viene ricordato per la sua mole imponente, il valore ed il colore della pelle, si oppose alle condizioni imposte dagli spagnoli per la pace. Si rifiutò di accettare la resa senza il riconoscimento dell'indipendenza e l'abolizione della schiavitù. Continuò a combattere fino a quando non fu costretto all'esilio pochi mesi dopo il Pacto de Zanjon che sancì la pace.
I fermenti rivoluzionari non si spensero così facilmente, fra gli esuli reduci della "Guerra Chiquita" o semplici oppositori del regime costretti alla fuga dilagava la forte volontà di ritornare in patria per riorganizzare la lotta contro la Spagna. All'inizio del 1895 alcuni gruppi di esuli sbarcarono a Cuba e guidati da Josè Martì, un intellettuale che godeva di una grande fama per i suoi ideali di giustizia sociale ed uguaglianza razziale, diedero vita alla seconda guerra d'indipendenza.
Le forze dei ribelli erano formate per lo più da elementi del ceto medio, dalla piccola borghesia a cui unirono contadini, schiavi e le maestranze urbane. I moti dilagarono simultaneamente in diverse parti del paese. Nella provincia di Oriente, dove scoppiò la guerra dei dieci anni, sbarcò Antonio Maceo con suo fratello mentre Martì e Maximo Gomez incominciarono la loro marcia gloriosa da Playtas , nel sud dell'isola. Le due colonne di ribelli si incontrarono nei primi giorni di maggio a La Majorana e, non senza divergenze in merito all'assetto organizzativo civile e militare, diedero vita alla repubblica ribelle. Purtroppo il presidente, Martì, presto perse la vita in un agguato delle truppe spagnole nei pressi di Bayamo.

I ribelli si trovarono privati della loro guida civile più illustre, di un leader lungimirante che si spinse più in là di qualsiasi suo contemporaneo nell'affermare l'eguaglianza delle razze e nell'ostilità verso i rapporti con gli Stati Uniti. Nei suoi scritti affermò che Cuba doveva essere libera dalla Spagna così come da qualsiasi altra nazione straniera. Con lui scomparve "il più cubano dei cubani" ma la lotta non si fermò ed i leader rivoluzionari si accordarono per portare la guerra in tutto il paese. L'invasione da Oriente ad Occidente venne orchestrata da Gomez e Maceo che si spinsero fino alla provincia dell'Avana e, una volta conquistata, si separarono. Gomez rimase nella zona dell'Avana per tenere a bada le forze spagnole mentre il Titano di Bronzo si diresse verso Pinar del Rio.
La situazione per le forze spagnole non era delle migliori quando il generale Weyler arrivò dalla spagna per contrastare i ribelli. Weyler era una figura autoritaria di notevole esperienza e di una ferocia singolare. Da subito ingaggiò una dura lotta contro Maceo. Tentò con ogni mezzo di isolarlo dalla popolazione e dai contadini che lo appoggiavano nella provincia di Pinar del Rio. L'intera isola di Cuba fu militarizzata, ai comandanti furono dati poteri giudiziari straordinari per processare, punire e giustiziare tutti coloro che avessero trasgredito i decreti di isolamento della popolazione. Alla fine il condottiero mulatto trovò la morte in un piccolo accampamento, sorpreso dalle truppe spagnole il 7 dicembre del 1896. L'esercito coloniale compì ogni sorta di efferatezza, in ultimo furono bruciate le coltivazioni incolpando i ribelli.

Si calcola che a causa della politica di repressione messa in atto da Weyler morirono circa trecentomila persone. Il paese era in ginocchio e tutta l'opinione pubblica mondiale si
La guerra di Cuba
rappresentava
una minaccia per
le compagnie americane
che si occupavano
sull'isola
della coltivazione
della canna da zucchero
oppose fermamente alla politica criminale degli spagnoli sull'isola. Soprattutto negli Stati Uniti, l'opinione pubblica si mosse in favore dei ribelli e le vicende di Cuba furono il motore della battaglia di tirature dei due principali giornali americani il "Journal" di Hearst ed il "World"di Pulitzer. La guerra di Cuba rappresentava una minaccia per gli interessi delle compagnie americane che si occupavano sull'isola della coltivazione e della lavorazione della canna da zucchero. Sull'onda mediatica dei giornali newyorchesi, i politici e i grandi interessi economici statunitensi decisero che era giunto il momento di intervenire nella guerra tra Cuba e la Spagna.
Il governo di Washington inviò la corazzata "Maine" in visita all'Avana. Ancorata nel porto della capitale caraibica, la nave da guerra prese fuoco misteriosamente, il 15 febbraio del 1898. Il 18 aprile, il Congresso degli Stati Uniti approvò una risoluzione nella quale si dichiarava che l'isola doveva essere libera e indipendente. I principali dirigenti cubani favorirono l'intervento americano, in particolare il successore di José Martí, Tomàs Estrada Palma. Il delegato del Partido Revolucionario Cubano stabilì accordi con il governo USA senza consultarsi con le autorità civili e militari della rivoluzione. All'inizio dell'occupazione nordamericana, fu designato governatore d' Oriente il generale Leonard Wood, che si distinse subito come annessionista aggressivo e disposto ad esercitare tutti i tipi di repressione contro la popolazione cubana.

Dopo la resa di Santiago si avviarono le pratiche per discutere la pace. Il 10 dicembre 1898 venne firmato il Trattato di Parigi, che determinò la fine della guerra. I rappresentanti del popolo cubano non parteciparono alle negoziazioni e nemmeno furono consultati. Gli Stati Uniti oltre a Cuba ottennero le Filippine e il mantenimento di Portorico come colonia.
Nel 1901 a Cuba fu convocata un'Assemblea Costituente che deliberò le Leggi Fondamentali su cui si sarebbe fondato il nuovo stato ed alle quali si aggiunse la Enmienda Platt. Si trattava di un trattato con il quale si sanciva il "diritto" degli Stati Uniti di intervenire negli affari interni della repubblica caraibica. Nel 1902 Tomàs Estrada Palma fu eletto Presidente della Repubblica. L'anno seguente venne stipulato con gli Stati Uniti un "trattato di reciprocità commerciale", con il quale molti prodotti nordamericani ottennero grandi facilitazioni per entrare nel mercato cubano mentre pochi prodotti cubani ottennero lo stesso per entrare nel mercato statunitense.
Cuba venne assoggettata economicamente e politicamente. Il generale Wood disse allora che Cuba non avrebbe tardato a far parte degli Stati Uniti. In numerose occasioni il governo nordamericano inviò truppe e navi da guerra a Cuba e si intromise negli affari interni dell'isola. Di fatto da colonia spagnola, l'isola diventò dominio neocoloniale degli Stati Uniti d'America . Nel 1906 scoppiò una sollevazione dei liberali contro gli abusi e le frodi del governo di Estrada Palma, il quale chiese l'intervento degli Stati Uniti e fuggì dall'isola.

Per porre fine agli scontri, il presidente statunitense Roosevelt, inviò il governatore Charles Magoon che esercitò il potere fino al 1909, quando lasciò il governo nelle mani del presidente eletto, José Miguel Gómez detto squalo,"Tiburón", dai suoi stessi amici. Il governo di Gómez si caratterizzò per il proseguimento della politica corrotta e repressiva.
Nel 1912 ebbe luogo la sollevazione degli Indipendenti di Colore, un movimento che raggruppò molti cubani neri e mulatti, che si lanciarono contro la discriminazione razziale. La rivolta fallì e i suoi principali dirigenti furono assassinati. Il governo si servì di questi fatti per presentarsi agli occhi dei nordamericani e dei reazionari cubani come un governo "capace di mantenere l'ordine". Dopo l'ennesimo intervento delle truppe statunitensi prese il potere Mario García Menocal, che i suoi amici chiamavano Mayoral, per la sua politica conservatrice, di mano dura e repressiva (mayorales erano gli uomini di fiducia degli schiavisti utilizzati per controllare gli schiavi nelle piantagioni).
Intanto era scoppiata la Prima Guerra Mondiale. Il governo di Washington con il pretesto della guerra in corso, sbarcò un'altra volta a Cuba dove stanziò truppe di occupazione fino al 1920. L'influenza della rivoluzione di Ottobre in Russia e le miserabili condizioni di vita del popolo cubano in mezzo alla grande speculazione generata dalla guerra, furono le condizioni ideali per la crescita del movimento popolare: nell'aprile del 1920 vi fu un congresso operaio organizzato dal dirigente dei tipografi Alfredo López; nel luglio del 1922 il Gruppo Socialista dell'Avana guidato da Carlos Baliño aderì alla III Internazionale. Quando terminò la guerra in Europa, si accentuò la speculazione nordamericana sullo zucchero cubano.

Moltissimi operai ed elementi delle classi medie rimasero disoccupati e il fallimento di
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Castro e Cienfuegos a un comizio
in Avana riconquistata
molte banche fece perdere a molti risparmiatori ingenti somme di denaro. Iniziò così il periodo delle "vacche magre" per i livelli più bassi della società cubana, mentre la classe dirigente prosperava nella corruzione. Dopo la crisi degli anni '20, con la generalizzazione della miseria, gli operai cominciarono a organizzarsi in grandi associazioni come la "Fratellanza Ferroviaria". Anche gli studenti, sotto la direzione della Federación Estudiantil Universitaria fondata dal militante comunista Julio Antonio Mella, iniziarono a battersi per trasformare il paese.
Nel 1925 vennero fondati il Partito Comunista di Cuba e la 'Confederazione Nazionale Operaia di Cuba'. Grandi scioperi dei lavoratori dello zucchero e delle ferrovie allarmarono gli Statunitensi ed i loro fantocci sull'isola. La situazione peggiorò sempre di più, soprattutto in seguito al tracollo finanziario del 1929 degli Stati Uniti. Cuba, oramai ridotta a repubblica vassalla, subì indirettamente le conseguenze della Grande Depressione e l'opposizione interna della popolazione meno agiata crebbe con il malcontento. Il movimento operaio e studentesco scatenò grandi scioperi. La lotta contro la dittatura di Machado, l'ennesimo Presidente insediatosi grazie all'appoggio degli americani, si trasformò in un imponente movimento nazionale sempre più vasto fino a quando, il 4 settembre del 1933, gruppi organizzati studenteschi e reparti dell'esercito stabilirono la cosiddetta Pentarchia o governo dei Cinque, nel quale non c'era un presidente, ma cinque esecutivi, ognuno dei quali incaricato di un ramo dell'attività statale. I vecchi ufficiali dell'esercito furono destituiti e il sergente Fulgencio Batista fu nominato colonnello.

Il 10 settembre la Pentarchia si sciolse e uno dei suoi membri, Ramón Grau San Martín, fu nominato presidente. Ma mentre il governo adottava le riforme invocate dal popolo, l'esercito reprimeva in modo sanguinario il movimento popolare come nel caso del "Soviet" dello zuccherificio Senado e in altri luoghi del paese. Sempre in settembre, numerosi Ingenios, le fabbriche di zucchero d' Oriente e nella provincia di Las Villas, furono occupati dai lavoratori che procedettero in alcuni casi a distribuire le terre ai contadini della zona. Gli ufficiali dell'esercito, con l'appoggio di Washington e dell'organizzazione reazionaria ABC, insorsero e gravi scontri infiammarono l'Avana ed altre città. Batista, a capo dell'esercito, si alleò con l'ambasciatore statunitense per fare un colpo di stato ed imporre un governo totalmente sottomesso alla dominazione straniera.
Nel gennaio del 1934, Grau rinunciò alla presidenza. La borghesia tentava di raggiungere un accordo con Batista per celebrare nuove elezioni e dare un aspetto legale alla situazione imposta dall'intervento nordamericano. Gli anni Trenta furono caratterizzati da un frenetico alternarsi di governi in perfetto stile centroamericano e dall'incertezza istituzionale trasse enorme vantaggio la malavita che prosperò nei casinò e nella dolce vita dei turisti nordamericani ed europei. La nuova decade si aprì con la speranza della convocazione di un'Assemblea Costituente da parte dei vertici dell'esercito, in particolare da Batista, che subdolamente tirava le fila della vita politica cubana. Il generale, spinto da un lato dalla situazione internazionale, che metteva di fronte gli Stati Uniti al fascismo tedesco e dall'altro minacciato dalla propria situazione interna di crisi e malcontento, diede alla sua dittatura un aspetto riformista.

L' intervento e la lotta del Partito Comunista e di altri elementi progressisti condussero all'introduzione nella Costituzione dei diritti popolari e di misure contro il latifondo. La Constitución de la República riconosceva, infatti, il diritto al lavoro, alla sicurezza sociale e alla giusta retribuzione della ricchezza. Però, sino al 10 marzo 1952, quando essa venne definitivamente abrogata da Batista, la Legge suprema dello Stato rimase inattuata, come ad esempio l'applicazione pratica dell'articolo 90 contro il latifondo. Nel periodo compreso tra il 1940 e il 1946, si sviluppò un ampio, solido e combattivo movimento di massa. La
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Camilo sulla Sierra Maestra...
Centrale dei lavoratori cubani, CTC, e la Federación Nacional de Trabajadores Azucareros aumentarono notevolmente gli iscritti ed i sindacati associati. In questi anni,raggiunsero il massimo successo le manifestazioni in occasione del 1° Maggio, con la partecipazione di centinaia di migliaia di lavoratori.
La CTC e i sindacati ottennero aumenti, crebbe il salario minimo e si ottenne il pagamento di un sussidio ai lavoratori portuali che erano inattivi a causa della guerra. In questi anni aumentò l'influenza e l'autorità dei sindacati e dei comunisti cubani. Il Partido Unión Revolucionaria Comunista, che nel 1944 cambiò il suo nome in Partito Socialista Popolare, raddoppiò il consenso nell'arco di sette anni, dalle elezioni del 1939 a quelle del 1946.
Parallelamente si sviluppò anche un forte movimento della gioventù e delle donne e nacque l'Asociación Nacional Campesina, che promosse grandi lotte per le rivendicazioni dei contadini lavoratori. Malgrado alcuni risultati, rimasero i problemi di sempre: subordinazione agli interessi dell'imperialismo americano, il sottosviluppo, la corruzione amministrativa, la carestia, la discriminazione razziale e di genere, l'analfabetismo.

Uno dei problemi più sentiti fu l'aumento eccessivo dei prezzi dei generi di prima necessità. La guerra provocò una grave penuria di materie prime con la conseguente speculazione da parte dei grandi commercianti e degli intermediari. I crediti per acquedotti, fognature, materiale chirurgico e sanitario, ospedali, non arrivavano quasi mai a destinazione; i casi di tubercolosi, sifilide, paludismo intestinale e altre malattie si moltiplicarono. La maggioranza delle riforme che sarebbero dovute essere introdotte dalla Costituzione non furono approvate, rendendo il testo di questa lettera morta.
La seconda metà degli anni quaranta fu segnata dalle presidenze di Grau e Prìo Socarras, due esponenti del Partito Autentico, conservatore, che riesce ad ottenere la maggioranza alle elezione del 1944. Batista, infatti, sicuro dell'appoggio di tutti i partiti e della malavita non ricorre nuovamente all'impiego coercitivo dell'esercito.
In un primo momento la situazione politica sembrò migliorare, volta alle riforme in ambito economico e sociale. Il decreto più importante fu quello che impose all'amministrazione nordamericana il diferencial azucarero. Nella zafra (raccolta della canna da zucchero) del 1945, il governo cubano destinò 250.000 tonnellate di zucchero all'esportazione verso i paesi dell'America Latina a un prezzo di quasi 7 centesimi la libbra, molto di più di ciò che pagavano gli Stati Uniti, poco più di tre centesimi. La differenza tra i due prezzi (il "diferencial"), fu utilizzata per comprare prodotti alimentari che Cuba importava e per costruire scuole rurali e altre opere pubbliche.

Si cercò di fare in modo di ottenere un diferencial tutti gli anni, affinché gli Stati Uniti aumentassero il prezzo pagato per lo zucchero cubano in proporzione all'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e altri articoli di consumo che Cuba acquistava in quel paese. Grau incluse il dirigente operaio Jesús Menéndez , comunista e nero, nella delegazione cubana che a Washington doveva negoziare la vendita della zafra del 1945-46. Si giunse all'accordo di includere nel contratto di compravendita della zafra una garanzia, secondo la quale si dovevano calcolare ogni tre mesi le variazioni dei prezzi degli articoli che Cuba comprava negli Stati Uniti, per aumentare proporzionalmente il prezzo dello zucchero cubano. Il prodotto di questo diferencial venne distribuito tra i diversi partecipanti alla produzione di zucchero, ovvero operai, coloni e padroni.
Nel suo primo messaggio al Congresso, Grau stabilì la necessità di creare nelle finanze pubbliche le condizioni necessarie di efficacia e onestà. Il paese continuò, però, a prorogare i bilanci approvati molto tempo prima, aggiungendo ogni anno un gran numero di spese straordinarie. Quasi tutti i funzionari, politici e militari di alto rango del governo, erano immischiati in grandi affari fraudolenti. Il Ministro dell'educazione, José Manuel Alemán, dilapidò in breve tempo più di duecento milioni di pesos e si aggiudicò una fortuna personale di circa cento milioni. Durante il secondo periodo di governo del Partito Autentico continuò la crescita sfrenata della corruzione. Prío Socarrás, che prima del 1944 era un umile avvocato, diventò un multimilionario quando abbandonò la Presidenza.

Proporzionalmente alla corruzione delle alte sfere governative, crebbe la forte
Gli Stati Uniti, timorosi di perdere terreno nei confronti dell'Unione Sovietica, elaborarono una politica aggressiva
opposizione dei sindacati, degli studenti e del partito comunista. L' aspirazione di controllare la direzione del movimento sindacale ed espellere i comunisti dal suo seno, fu resa possibile dalla politica di "guerra fredda" iniziata dagli Stati Uniti all'arrivo al potere degli "Autenticos" a Cuba. Gli Stati Uniti, timorosi di perdere terreno nei confronti dell'Unione Sovietica, elaborarono una politica aggressiva e al loro interno scatenarono una persecuzione spietata contro i comunisti e tutte le istituzioni e personalità progressiste. Decisero anche di schiacciare con tutti i mezzi i movimenti popolari sorti nei paesi che consideravano loro dipendenti, soprattutto in America Latina.
Nonostante all'inizio del suo mandato Grau avesse rispettato l'autorità, il prestigio e lo straordinario appoggio popolare dei leader comunisti che dirigevano la CTC e quasi tutti i sindacati, in seguito ad una lettera del Partido Socialista Popular che denunciava l'immoralità amministrativa e le strette relazioni che il governo manteneva con il regime di Franco in Spagna, Grau iniziò a combattere il potere sindacale, instaurando una politica di terrore.Crebbe il numero dei prigionieri politici nelle carceri, molti esponenti dei sindacati e delle organizzazioni contadine furono assassinati da bande armate appoggiate dal governo e la situazione non mutò con la gestione del potere di Carlos Prìo. Il secondo mandato del partito conservatore degli "Autenticos" si trovò a fronteggiare anche l'opposizione moderata del Partito Ortodosso, formato da elementi del partito Autentico che si erano allontanati accusando le malversazioni e la corruzione degli esponenti dell'esecutivo di Grau.

Alla testa del movimento Ortodosso spiccava Chibàs. La composizione del nuovo partito fu molto eterogenea, vecchi militanti comunisti, leader nazional-rivoluzionari o nazional-rifomisti, liberi pensatori e giovani. A sostegno di Chibàs militò anche uno studente di giurisprudenza, un certo Fidel Castro che partecipò ad alcuni atti sovversivi finanziati dagli "Ortodoxos" e rimase implicato nell'omicidio di un esponente "Autentico". Gli episodi di violenza e repressione caratterizzarono tutto il mandato "Autentico", creando una forte situazione di instabilità che favorì il colpo di stato di Batista. Il 10 marzo del 1952 il generale inviò l'esercito davanti al palazzo presidenziale e con l'appoggio degli Stati Uniti, dell'oligarchia cubana e del settore più reazionario dei militari, riesce ad instaurare per la seconda volta un regime dittatoriale.
Grazie ad una politica espressamente demagogica, Batista raccoglie attorno a sè il consenso e l'approvazione di gran parte della popolazione, della borghesia tradizionale, di parte dei sindacati e dei partiti che appoggiavano i governi autentici. L'opposizione, costituita da gruppi di studenti, dal Movimiento Nacional Revolucionario e dai Comunisti fu costretta alla clandestinità a causa dell'operato della polizia segreta agli ordini del dittatore. La malavita organizzata prosperava negli alberghi di lusso e nei casinò dell'Avana dove proliferava il riciclaggio di denaro sporco dei mafiosi di Chicago e New York e dove transitava la droga destinata al Nord America e all'Europa. La realtà delle campagne non era migliore; le grandi compagnie americane monopolizzavano la produzione e la lavorazione della canna da zucchero, i raccolti di tabacco e la raffinazione del petrolio.

Ogni giorno la polizia di Batista era costretta a fronteggiare i sempre più numerosi segni di rivolta nelle principali città dell'isola. Camilo Cienfuegos, figlio di un sarto dei sobborghi dell'Avana, fu uno dei rivoluzionari che guidarono la liberazione di Cuba dalla dittatura di Batista e dall'imperialismo americano. Come la maggior parte dei primi ribelli che parteciparono alla spedizione del Granma, Camilo era stato vittima del malcostume dei regimi "Autentici". Nel 1944 dovette abbandonare gi studi perchè il padre, presidente dell'associazione genitori e maestri, fu accusato di disfattismo e opposizione al governo.
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...e con la sua mitragliatrice
Andò a lavorare come apprendista presso un sarto dove il salario da fame non gli permetteva una vita decorosa. Nel 1953 spinto dal suo innato spirito d'avventura e dall'animo irrequieto decise di emigrare negli Stati Uniti, dove visse da clandestino per poco più di un anno.
Si adattò a svolgere qualsiasi lavoro e nel poco tempo libero scriveva articoli su "La Voz de Cuba", il periodico degli emigrati cubani, per lo più fuggiti dal paese spinti da motivi politici. Scoperto dal dipartimento di immigrazione, fu costretto a tornare in patria nell'aprile del 1955. Qui si unì ben presto agli studenti che si ribellavano alla dittatura di Batista, fra cui militava anche suo fratello Osmany. Tornò a lavorare dal sarto e si divise fra duro lavoro ed attività sovversiva. Il 7 dicembre di quell'anno partecipò ad una manifestazione in ricordo della morte di Maceo, il condottiero mulatto che si era distinto nella seconda guerra d'indipendenza contro la Spagna. Il ricordo di chi aveva combattuto per la libertà fu considerato un atto sovversivo e Camilo, che marciava in prima fila, fu raggiunto da una delle numerose pallottole sparate contro gli studenti dalle guardie di Batista.

Pochi mesi dopo fu catturato durante una manifestazione da agenti del Brac, l'ufficio Repressione Attività Comuniste. Fu schedato e rimanere a l'Avana per lui significava rischiare di essere nuovamente imprigionato e probabilmente ucciso. Decise di tornare negli Stati Uniti. Dopo aver soggiornato nuovamente a New York e a Miami, si stabilì a San Francisco, città molto più tollerante nei confronti degli immigrati di origine ispanica. Durante il suo secondo soggiorno negli Stati Uniti continuò a tenere contatti con i compagni di lotta e con il fratello. Da loro venne a sapere che Fidel Castro stava cercando di organizzare in Messico una spedizione via mare verso il sud dell'isola, con lo scopo di organizzare sulle montagne della Sierra Maestra la resistenza.
Fidel si era infatti stabilito a Città del Messico, costretto a scappare dall'Avana perchè in pericolo di vita dopo aver condotto l'assalto alla caserma Moncada, il 26 luglio del 1953. Nella capitale messicana Castro si stava muovendo con difficoltà per addestrare uomini e reperire mezzi. Era appoggiato in patria da un nuovo movimento che si era unito sotto il nome M 26-7, in onore delle gesta del 26 luglio. All'organizzazione si era unito un medico di Buenos Aires, Ernesto Guevara che ben presto fu soprannominato "Che", a causa del suo intercalare tipicamente argentino. Non era il solo straniero, infatti al seguito di Castro si erano uniti Gino , un ex partigiano italiano, che si era trasferito a Cuba dove aveva trovato moglie e Guillen Zelaya, un giovane messicano. I rivoluzionari erano comunque tenuti sotto controllo dalla lunga mano di Batista che aveva inviato agenti sulle tracce di Castro.

Presto Fidel ed il Che furono ritrovati e Batista riuscì a corrompere alte sfere del governo messicano che ordinarono l'arresto dei due rivoluzionari e di alcuni loro compagni. In seguito all'intercessione presso l'ex presidente messicano Lazaro Càrdenas, uomo di estrazione progressista, del fratello di Fidel, Raul e Marquez, i due comandanti ed i loro compagni vennero liberati. A questo punto Castro si vide costretto ad accelerare i tempi del reclutamento e dell'organizzazione dello sbarco. In un'atmosfera di totale diffidenza verso tutti coloro che si presentavano al di fuori delle reti del movimento M 26-7 per partecipare alla spedizione, Camilo Cienfuegos si presentò a Castro, il quale a stento lo accettò fra le fila dei suoi , nonostante il passato del "sarto" da fervente militante nel movimento studentesco.
La notte del 24 novembre 1956 uno yacht bianco, non proprio il massimo in fatto di mimetica, salpò dalla foce del rio Tuxpan, nello stato messicano del Veracruz. Il "Granma", la piccola imbarcazione che Castro riuscì a comprare ad un ricco americano con il danaro fornito da un altro esule illustre, il leader "Autentico" Prìo Socarras, partì alla volta delle coste cubane con a bordo ottantadue uomini. La traversata durò sette giorni, segnati da un tempo pessimo e dal mare costantemente agitato che non diede tregua ai loro stomaci. All'alba del 2 dicembre i ribelli sbarcarono rovinosamente sulla Playa de las Coloradas; persero tutto l'equipaggiamento pesante, gran parte delle armi ed otto di loro risultarono dispersi fra le mangrovie. L'esercito e la marina di Batista, già allertati, li scoprirono.

I ribelli per tre giorni marciarono di notte alla volta della Sierra, nascondendosi dagli
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Ai funerali delle vittime
dello sbarco del Granma
aerei da ricognizione, sfuggendo all'esercito ed ai continui colpi di mortaio. Il 5 dicembre decisero di accamparsi in una piantagione di canna da zucchero, presso Alegria de Pio. Qui l'esercito riuscì a stanarli e li sottopose ad uno spietato fuoco incrociato, sotto il quale caddero tre del "Granma". I rivoluzionari si dispersero e cercarono di sfuggire all'accerchiamento con ogni mezzo. Una volta cessato il fuoco nel silenzio generale si sentì urlare "qui non si arrende nessuno!", era Camilo che dimostrava per la prima volta l'ardore e il coraggio che lo resero famoso e gli valsero la nomina di comandante. La sparatoria riprese ed il manipolo di uomini si disperse. I guerriglieri si ricongiunsero soltanto il 21 dicembre ed in quei giorni furono tormentati dalla sete, la fame e la dissenteria.
Da ottantadue rimasero in quindici e Camilo costituiva la forza positiva con il suo buonumore. Aiutati dai contadini e da una fitta rete d'appoggio organizzata da Celia Sanchez e le donne del Movimento, i ribelli riescono a riorganizzarsi presso la fattoria dei Perez, contadini che si erano ritagliati un loro spazio nelle zone impervie della Sierra ai danni dei latifondisti e delle grandi compagnie statunitensi. Grazie al contributo degli abitanti della Sierra e delle basi del Movimento nelle città di Manzanillo e Bayamo, la guerriglia riuscì a recuperare le armi necessarie all'assalto di un presidio militare a La Plata che rivelò nuovamente la loro presenza all'esercito cubano. Camilo fu il primo ad entrare nella caserma.

Alle fila dei superstiti del Granma di giorno in giorno si aggiunsero nuovi elementi da addestrare ed armare ed in poco tempo sulla Sierra si andò a costituire un nucleo di combattenti agguerriti. Fidel si affidò inoltre alla stampa internazionale per divulgare le sue motivazioni, il manifesto rivoluzionario e per promuovere la Rivoluzione agli occhi dell'opinione pubblica. Nel febbraio del 1957 fu condotto sulla Sierra, nell'accampamento "rebelde", il giornalista del New York Times Herbert Mattews. Che fece pubblicare tre articoli sulle imprese dei "barbudos", i ribelli della Sierra", sulla situazione cubana e sulla dittatura di Batista. Gli effetti furono immediati. Nelle città cubane si mosse l'opposizione alla dittatura, il Generale fu screditato presso l'opinione pubblica mondiale.
Con il passare del tempo i guerriglieri aumentavano di numero e le loro imprese si facevano sempre più ardite. Si dotarono di una struttura militare. Presso Pino dell'Agua, nel febbraio del 1958, si scatenò un duro combattimento contro le truppe regolari e Camilo venne definito da Che Guevara, sul suo diario, "l'uragano" per come si impadronì del posto di guardia ed avanzò senza timore fra i colpi nemici, brandendo la mitragliatrice. Cadde ferito ed invano i suoi compagni cercarono di convincerlo a farsi medicare prima degli altri. Per il suo valore fu nominato dunque comandante dell'"Ejercito Rebelde" e Fidel gli diede l'incarico di portare la guerriglia e la riforma agraria in pianura, conquistando la città di Bayamo.

Camilo ruppe la resistenza della guarnigione della cittadina rurale, mentre le truppe batistiane preparavano un'offensiva sulla Sierra con più di diecimila uomini. Mentre Castro e Guevara si dirigevano verso l'Havana, Cienfuegos resistette all'offensiva e riuscì a costruire alcune scuole nei territori liberati, con l'aiuto dei contadini. Nel dicembre del 1958 Che Guevara prende Santa Clara, l'ultimo bastione sulla strada della capitale, difeso dal "mostro di ferro", un treno blindato e armato di artiglieria pesante. Cienfuegos si spinge fino a Yaguajay mentre i fratelli Castro espugnavano Santiago, dalla parte opposta dell'isola. Il successo dei ribelli fu merito soprattutto della popolazione che insorse ovunque ed oppose barricate all'esercito che in molti casi si ritirava senza speranza. Il morale crollò in ogni sfera dell'amministrazione di Batista, lo scetticismo regnava fra funzionari e militari. Il Capodanno del 1959 segnò la fine della dittatura di Fulgencio Batista.
Nel momento in cui Cienfuegos e Guevara si riabbracciavano a Santa Clara, un aereo decollava dall'Avana alla volta di Santo Domingo con a bordo il dittatore sconfitto. L'8 gennaio Castro entrò all'Avana con Camilo ed il Che al suo fianco, portati in trionfo dai "barbudos", i rivoluzionari della Sierra. Per la Revolucion iniziarono i mesi più duri. Parafrasando un luogo comune efficace, fatta Cuba, bisognava fare i Cubani. Iniziarono quindi i processi e le esecuzioni dei vecchi esponenti del regime ed i noti torturatori del regime per i quali Washington cercava di otternere in tutti i modi l'estradizione. Intanto i latifondisti creoli che erano riusciti a fuggire nelle altre isole dei Caraibi e lo stesso Batista finanziavano ed incoraggiavano la resistenza esigua degli ultimi superstiti della Guardia.

Le azioni di sabotagio e terrorismo prolificavano in tutte le città d' Occidente, dove
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La madre di Cienfuegos
ritratta con Fidel Castro
era più forte la componente batistiana ed i fedeli alle vecchie formazioni politiche degli "Autenticos" e degli "Ortodoxos". Fu così che Camilo Cienfuegos si accollò l'onere di debellare queste sacche di resistenza che minacciavano la crescita della neonata repubblica ribelle guidata da Castro. Mentre Fidel ripeteva che la "caduta della dittatura non implicava automaticamente il trionfo della rivoluzione", Camilo guidava strenuamente la lotta alla controrivoluzione dei "bandidos". Era immenso lo sforzo da compiere. La dittatura dell'esercito guidata da Batista aveva lasciato il campo libero alla malavita organizzata nordamericana. L'economia, che si reggeva quasi esclusivamente sulla monocultura della canna da zucchero doveva recepire la sfida della nazionalizzazione e della riforma agraria. La popolazione era quasi del tutto analfabeta e ridotta allo stremo delle forze dalla guerra civile.
Non ultimo problema, l'ostilità degli Stati Uniti cresceva di giorno in giorno, provocata dal timore del comunismo e della perdita di una ricca fonte di guadagno. A Cuba infatti era difficile trovare un bene di consumo di produzione non americana. Inoltre erano statunitensi i padroni di tutte le più grandi piantagioni di canna da zucchero e tabacco, il novanta per cento delle miniere e del cinquanta per cento delle terre coltivabili. La loro nazionalizzazione portata avanti con fermezza dal governo di Castro fu vista da Washington come una vera e propria dichiarazione di guerra. La celebre foto di Che Guevara che campeggia su magliette e poster in tutto il mondo, fu scattata da Korda durante i funerali dell'ennesimo attentato finanziato dai ricchi esuli che cercavano di riorganizzarsi in Florida.

Poco dopo l'attentato del mercantile La Coubra, il 21 ottobre del 1959, Cienfuegos si recò urgentemente a Camaguey per promuovere uno dei numerosi interventi di "pulizia" ed in una settimana ristabilì la situazione. Assunse il comando del presidio militare locale, catturò i "nuovi" ribelli e tenne un appassionato discorso davanti alla popolazione prima di imbarcarsi su un piccolo aereo privato, diretto a l'Avana. Era il 28 ottobre, quando il Cessna malandato scomparve dai radar. A nulla valsero le ricerche che vennero organizzate dalle autorità rivoluzionarie. Nè i rottami del velivolo, nè il corpo di Camilo furono mai trovati. Le indagini portarono soltanto a sospetti con pochi fondamenti o prove concrete. Si scoprì che un ex pilota dell'aviazione di Batista, lo stesso giorno della scomparsa del comandante rivoluzionario fu costretto ad atterrare con un caccia sull'isola.
Fece rifornimento spacciandosi per un ufficiale dell'Ejercito Rebelde e chi gli fornì il carburante giurò di aver visto del fumo uscire dalle mitragliere sulle ali. Il sospetto ricadde su un intervento mirato della CIA, dal momento che l'aereo da combattimento si diresse verso le coste americane. Per il Che non vi erano dubbi, il suo compagno e migliore amico, era stato ucciso dagli avversari di sempre e dal suo carattere incline al rischio, abituato a farsi beffa del pericolo e delle avversità. Con il mistero della morte di Cienfuegos si aprì una stagione di certezze per il popolo cubano, distrutto da più di cent'anni di lotte per l'indipendenza e guerre civili. Un periodo fatto di fierezza e libertà dallo straniero, nel quale ci sono luci ma anche le numerose ombre della dittatura di Fidel Castro.
BIBLIOGRAFIA
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