SCHEGGE DI STORIA
CODEVILLA, LA SPIA SOVIETICA
VENUTA DA TORTONA
di ROBERTO LODIGIANI
Sembra ispirata alla trama di un romanzo di Le Carrè la vita di Carlo Codevilla, l'umile studente piemontese che divenne un pezzo grosso dei servizi segreti sovietici e generale dell'Armata Rossa durante il secondo conflitto mondiale, sino alla fine misteriosa avvenuta nel 1949 a New York, forse per mano della stessa "intelligence" russa alla quale aveva voltato le spalle per scegliere il mondo occidentale. Amico personale di Lenin e Trotzky, stretto collaboratore di Antonio Gramsci nell'esilio viennese, primo alto esponente dell'Internazionale comunista in Spagna alla vigilia della guerra civile, Codevilla riparò in Urss nel 1921 per sfuggire alla condanna all'ergastolo che gli era stata inflitta dopo l'implicazione nell'assassinio di due militanti fascisti a Castelnuovo Scrivia, un paesone al confine fra la provincia di Alessandria e quella di Pavia. Fra le imprese più rilevanti della sua carriera di spia "rossa", spicca il rapimento di Miller, generale zarista che era riparato a Parigi dopo l'avvento al potere dei bolscevichi. Una missione che gli valse il conferimento dell'ordine di Lenin, la più alta onorificenza sovietica.

Figlio di artigiani. Carlo Codevilla nasce a Tortona, la patria del campionissimo Fausto Coppi, il 20 maggio 1900, da Francesco e Regina Brigada, una donna originaria di Stradella. Il padre, artigiano, muore quando Carlo e il fratello Pallade (che si suiciderà nel 1927, cinque anni dopo la cacciata dal Comune) sono ancora bambini e la madre si arrangia a fare l'ambulante al mercato. Il piccolo Carlo ha una lesione congenita alla gamba destra che gli procura una zoppia permanente, ma questo difetto fisico non gli impedisce di proporsi subito come un trascinatore fra i coetanei. Studente universitario a Pavia, aderisce al partito socialista ed è conquistato dalle posizioni più estremistiche. Al manifestarsi delle prime violenze fasciste, tra la fine del 1920 e l'inizio del '21, crea con altri compagni di studi il gruppo dei "Figli di Nessuno", una sorta di Arditi del popolo ante litteram.
Codevilla e i suoi amici si spostano su uno sgangherato camioncino ed è su questo mezzo che, il 15 maggio 1921, giorno di elezioni, arrivano a Castelnuovo Scrivia. La tensione in paese è altissima e ha già provocato una vittima, Giovanni Arona, ucciso a revolverate poco tempo prima. Lo scontro fra il gruppuscolo comunista di Codevilla e le camicie nere è inevitabile. Nasce un conflitto a fuoco, nel quale cadono due simpatizzanti del fascio locale, Giuseppe Torti, 22 anni, e Raimondo Suigo, 24. Del duplice omicidio vengono accusati, oltre a Codevilla, Felice Roffredo, Giuseppe Lombardi e Guglielmo Pagani; un anno più tardi, la Corte d'Assise del tribunale di Alessandria li condanna all'ergastolo. Ma, al momento della sentenza, Carlo e i suoi sodali sono già al sicuro all'estero. Codevilla, dopo i fatti di Castelnuovo, ha raggiunto Torino per sottrarsi alla cattura. Da lì, con l'aiuto die due ferrovieri comunisti, è espatriato clandestinamente, raggiungendo Vienna, Berlino e infine Leningrado, città-simbolo del neonato r egime bolscevico.

Agente sovietico. Dall'antica capitale degli zar, Codevilla si sposta presto a Mosca, roccaforte del nuovo potere rosso. Qui conosce Lenin e Trotzky, il teorico della rivoluzione permanente, di cui è grande ammiratore. Gramsci lo vuole con sè a Vienna, dove sta preparando il congresso del Pcd'I, poi spostato a Lione. Ma i dirigenti bolscevichi, colpiti dalla sua ferrea determinazione, dalla cieca fede comunista, lo richiamano presto nel paese dei soviet, decisi a trasformarlo in un agente dei servizi segreti e del Comintern, l'Internazionale rossa. L'ex studente tortonese frequenta una scuola speciale di spionaggio dell'Nkvd, il Kgb dell'epoca, impara sei lingue, apprende i "segreti" del mestiere di spia. Nel 1925 torna per la prima volta, clandestinamente, in Italia dopo la fuga precipitosa di quattro anni prima. Rivede lo zio Luigi, un vecchio socialista trasferitosi ad Acqui, e mamma Regina.

Missione in Spagna.
Carlo è ormai pronto per incarichi delicati. Nel 1935, mentre già si profila lo scontro fra repubblica e franchisti, viene mandato in Spagna. Il suo compito è quello di ricompattare le forze di sinistra sotto le insegne del Comintern, isolando gli anarchici e i trozkisti del Poum.La guerra civile scoppia nel 1936: Codevilla rischia di essere catturato a Salamanca dai falangisti e nel '37, quando si profila la vittoria del caudillo e delle destre, spalleggiate da Mussolini e Hitler, viene richiamato in Urss."La sconfitta della Repubblica in Spagna _ scrive profeticamente Trotzky _ è la prova generale dell'invasione nazista dell'Unione sovietica".

Il caso Miller.
Si tratta di uno degli episodi più oscuri della carriera di Codevilla (nomi in codice "Carlos" e "Pablo"). Miller è un generale zarista che dirige a Parigi un'associazione di nostalgici della monarchia. L'Nkvd decide di rapirlo. Affida la missione a due ufficiali, uno dei quali, che si spaccia per il colonnello tedesco Weber o Werner, addetto militare dell'ambasciata nazista, è con ogni probabilità lo stesso agente tortonese. Miller muore nelle fasi concitate del rapimento, ma Mosca apprezza comunque il lavoro di Carlos, decorato con l'Ordine di Lenin.

Dal Piemonte alle rive del Don.
Giugno 1941. Hitler straccia il patto di non aggressione Ribbentrop-Molotov e dà il via all'operazione Barbarossa: l'invasione dell'Unione Sovietica. Il Cremlino, dopo l'iniziale smarrimento e le batoste che portano la Russia sull'orlo del disastro, mobilita tutte le energie contro l'aggressore. Codevilla è nominato generale dell'Armata Rossa e diventa commissario politico (i commissari sono i garanti del partito comunista all'interno delle forze armate). E' in questo scenario che avviene lo straordinario incontro fra il generale Codevilla e alcuni soldati tortonesi, fatti prigionieri dai sovietici a Gorlovka, sul fronte del Don, nel settembre del 1941. Uno di essi è Guido Carca: la vicenda è rievocata nel libro di Osvaldo Mussio, "Tra lo Scrivia e il Po - Uomini ed episodi della Resistenza". Codevilla, commosso, fa liberare i suoi ex concittadini dietro la promessa di consegnare un biglietto di saluti all'anziana madre.

La fine misteriosa.
"Carlos Codevilla - All for the Automobile". Questa scritta si poteva leggere sull'appartamento 813 di un grattacielo di Wall Street, a New York. Smessi i panni della spia, Codevilla a guerra finita aveva indossato quelli del venditore. Una copertura per proseguire l'attività spionistica negli States, sempre al servizio di Mosca, oppure il segno di una reale svolta nella sua vita e del taglio netto con il suo passato di fedele servitore del regime sovietico? Forse non lo sapremo mai, anche se si ipotizza di suoi contatti con ambienti socialdemocratici di Tortona, che lui avrebbe sondato per preparare il passaggio di campo con l'Occidente e il futuro ritorno in Italia. Sta di fatto che Codevilla non rimise più piede nella "Patria del socialismo", la sua terra adottiva. Un giorno d'inverno del '49, uscendo dall'ufficio, fu pugnalato alla schiena da due sconosciuti, forse emissari che volevano punirlo per il suo tradimento. Codevilla riuscì a cavarsela, ma l'aggressione peggiorò le sue già precarie condizioni fisiche. Il 17 agosto 1950, alle nove del mattino, la morte dopo una lunga agonia. L'ultimo suo gesto fu un gesto di generosità: Codevilla, ormai senza parenti prossimi, dopo il decesso del fratello e della madre, lasciò tutti i suoi averi - circa venti milioni di lire dell'epoca - all'orfanotrofio di Tortona.

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LA SCHEDA

I SERVIZI SEGRETI DAI TEMPI DELLO ZAR
DI TUTTE LE RUSSIE
ALL'UNIONE DELLE REPUBBLICHE SOVIETICHE

L'antenato del Kgb (sigla per Komitet Gosudarstvennoy Bezopaznosti: Comitato per la sicurezza dello Stato) fu l'Opricnina, creata nel 1565 da Ivan il Terribile. Più tardi venne la Preobrazenskij Prikaz di Pietro il Grande. Nel 1881, con Alessandro II, sorse l'Ochrana, la più efficiente e temuta polizia segreta zarista. Dopo la rivoluzione d'Ottobre, Lenin affidò alla Ceka il compito di stroncare la rivolta dei bianchi con il terrore rosso (dicembre 1917): suo primo presidente fu Feliks Edmundovic Dzerzinskij. Il quasi omonimo Vlaceslav Menzinskij assunse le redini dell'Ogpu, mentre nel 1936 Stalin creò la Nkvd (Narodnij Kommissariat Gosudarstvennoij Bezopaznosti: Commissariato del popolo per la sicurezza dello Stato), guidata fino al 1953 dall'onnipotente Lavrentij Berja, eliminato dopo la morte del dittatore georgiano. Il Kgb, omologo e grande rivale della Cia americana, sorse nel marzo 1954, unificando i servizi di spionaggio e controspionaggio sovietici: suo primo presidente fu Ivan Aleksandrovic Serov, il quartier generale rimase il famigerato palazzo della Lubjanka, a Mosca.