Nel corso della prima guerra mondiale l'esercito italiano costituì un reggimento di quattro battaglioni di marinai destinato al fronte terrestre del basso Piave. Per il ruolo svolto a difesa di Venezia, re Vittorio Emanuele III e il sindaco della città lagunare concessero il nome di San Marco.
Il Reggimento di
Marina San Marco
di MARIO VERONESI
Subito dopo lo scoppio delle ostilità la Regia Marina aveva attrezzato lungo la costa adriatica dei treni armati che facevano la spola da Ravenna a Brindisi. Con cannoni smontati da naviglio minore, il comando aveva inoltre creato pontoni armati e chiatte, che operavano nella laguna di Venezia, Caorle e Grado e lungo le foci dei fiumi. La Divisione Pisa, poi IV Divisione Navale, composta dalle unità Pisa, Amalfi, San Giorgio e San Marco, era arrivata a Venezia. Il 20 luglio 1915 con l'equipaggio superstite dell'incrociatore Amalfi venne creata la prima batteria lagunare terrestre da 76/17 operante con la Brigata Perugia, 129° e 130° fanteria, sul fianco a mare della III armata. In autunno erano in azione ben 97 pezzi d'artiglieria di vario calibro che costituirono un vero e proprio reggimento nel VII Corpo d'Armata.
Con la ritirata di Caporetto tutta l'attrezzatura e la logistica della navigazione costiera e fluviale nonché terrestre dei reparti d'artiglieria, dovette essere spostata. Il 28 ottobre 1917 fu sgombrata Monfalcone e il 29 Grado. Il 3 novembre, si dovette abbandonare il Tagliamento e ripiegare fino alla Laguna dove, fra il Sile e il Piave, venne creata una zona umida di contrasto. Tale sbarramento s'estendeva per circa 40 chilometri da San Donà a Cortellazzo. Il 9 novembre venne ricostituito il "Raggruppamento artiglieria Regia Marina", posto al comando del capitano di Fregata Antonio Foschin, pochi giorni dopo veniva creato a Venezia l'ispettorato della difesa mobile della Regia Marina. Quest'ultimo era destinato a radunare tutte le forze disponibili e coordinare la costituzione e l'avvio dei reparti organici al fronte. Nel capoluogo veneto infatti era stato concentrato il personale sgomberato da Grado e Monfalcone, che era andato ad aggiungersi a quello già esistente e ad altro in affluenza da diverse basi.

In considerazione del fatto che già dal periodo d'anteguerra i vari Comandi Marittimi
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Fanti del Reggimento di Marina in azione sul basso Piave.
avevano iniziato ad addestrare alla difesa costiera reparti del Regio Corpo Equipaggi Marittimi, fu pertanto possibile costituire in tempi relativamente brevi anche dei battaglioni di marinai, destinati a combattere sul fronte terrestre. Il primo, formato da personale appartenuto alle difese di Grado e Monfalcone, ricevette il nome di Monfalcone. Lo componevano un totale di 22 ufficiali e 899 uomini, inquadrati in quattro compagnie, poi ridotte a tre. Per altri due, Caorle e Grado, il personale fu attinto dalle compagnie di difesa costiere della Spezia, Napoli e Messina.
Entro la fine del 1917 venne costituito anche un quarto battaglione, denominato Navi, in quanto formato con personale provenente da diverse unità navali; inizialmente destinato alla difesa di Ancona, il battaglione fu poi svincolato da tale compito e raggiunse in linea gli altri battaglioni, con il nome di Golametto. Tutti questi raparti furono inquadrati nell'ambito del Reggimento Marina, che fu posto al comando del capitano di vascello Alfredo Dentice di Frasso. Un quinto battaglione fu invece destinato a funzioni d'addestramento dei complementi. Il Reggimento Marina e il Reggimento Artiglieria confluirono nella Brigata Marina, il cui comando era a Venezia. Il primo battaglione ad essere impiegato sul fronte fu il Monfalcone, che il 15 novembre respinse un attacco nemico. Il 3 dicembre venne raggiunto dal Caorle, mentre l'intero reggimento si distinse il giorno 19, riuscendo a contenere un violento attacco portato dagli austro-ungarici, intenzionati a raggiungere Venezia entro Natale. Seguirono mesi segnati da una logorante attività di pattugliamento, nella quale eccelsero gli
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La bandiera di combattimento consegnata al Reggimento in piazza San Marco nel maggio 1918
"arditi reggimentali", costituiti per iniziativa spontanea e volontaria nell'ambito dei singoli reparti. Venezia, già salva grazie alla disperata resistenza del novembre-dicembre 1917, volle offrire al Reggimento che maggiormente si era distinto nella sua difesa la Bandiera di Combattimento, che fu solennemente consegnata in Piazza San Marco il 19 maggio 1918.

L'estate 1918 vide un riordinamento organico del Reggimento, che risultò sempre costituito da quattro Battaglioni, il Monfalcone era stato nel frattempo ribattezzato Bafile, dal nome del tenente di vascello Andrea Bafile, primo decorato di Medaglia d'Oro al Valor Militare del Reggimento. Ciascun Battaglione era formato da tre compagnie fucilieri, una di mitraglieri e un reparto zappatori. Venne inoltre ufficializzata la presenza di un reparto arditi reggimentale, oltre che di una compagnia mitraglieri lagunari, la quale aveva in dotazione natanti a fondo piatto.
Con questa forza, il Reggimento Marina prese parte alle ultime fasi del conflitto, partecipando direttamente alla liberazione delle terre italiane d'oltre Adriatico. Il Golametto, imbarcatosi a Venezia sbarcò nel pomeriggio del 3 novembre a Trieste, mentre il giorno 10 il Bafile raggiunse Duino e Nebresina e il Caorle Pola. Unica eccezione il Grado, che trasferito a Taranto ed imbarcato, raggiunse Valona. A Pola, il Caorle e il Bafile, insieme al comando reggimentale, presero sistemazione nella caserma "Franz Josef", sede della scuola macchinisti della Marina austro-ungarica, poi battezzata "Nazario Sauro" e quindi definitiva sede del Reggimento. Nelle turbolente giornate che seguirono, altre terre adriatiche richiesero la presenza dei marinai: ai primi di dicembre il Bafile fu trasferito a Fiume, il Caorle a Veglia, Lussino ed Arbe, mentre il Grado inviava suoi distaccamenti nelle isole di Curzola e Lesina. Solo il Golametto rimase a presidio di Pola.

A gennaio il Reggimento era nuovamente riunito nella città istriana per avviare la smobilitazione delle classi più anziane. Il 17 marzo 1919 il re concesse, su richiesta del sindaco di Venezia avallata dal Ministro della Marina, la sua autorizzazione affinché il Reggimento Marina ricevesse il nome di San Marco. E il 25 marzo, proprio in Piazza San Marco con una cerimonia ufficiale e con la benedizione del Patriarca della città, il leone alato, oro in campo rosso, visto di profilo, fece la sua comparsa sulle mostrine degli ufficiali e dei sottufficiali, così come sulle manopole applicate sui risvolti delle maniche dei sottocapi e comuni. E da allora il simbolo della Serenissima ha continuato ad essere l'emblema del Reggimento, binomio indissolubile nato nelle trincee del basso Piave e destinato a perpetuarsi nel tempo.
Al Reggimento Marina fu conferita la medaglia d'argento al valor militare con la seguente motivazione: "Arrestò a Cortellazzo l'avanzata nemica, e si affermò su una testa di ponte che tenne saldamente per otto mesi, ampliandola con ardite azioni dirette a logorare la resistenza dell'avversario; concorse con fulgido valore e generosi sacrifici di sangue alle ulteriori operazioni per la liberazione della Patria" (delta del Piave, dicembre 1917-luglio 1918).