Erede di Roma e dei carolingi, il Sacro Romano Impero unii popoli diversi per lingue e costumi in un incontestabile carattere di universalità per circa otto secoli. Un'impresa che ha le sue origini in Carlo Magno e che si conclude con Francesco II d'Asburgo.
Il Sacro Romano Impero Germanico
di MASSIMO IACOPI
Il 21 febbraio 962 il Re di Germania, Ottone il Grande, riceveva nella Basilica di San Pietro a Roma la corona imperiale dalle mani di papa Giovanni XII. Questo è l'atto fondatore del Sacro Impero, o come verrà poi chiamato, a partire dall'XI secolo, del Sacro Romano Impero Germanico.
Questo impero, che nasce in un'epoca dove presso la Chiesa dominava l'ideologia di un orbis christianus universalis, scomparirà ufficialmente nel 1806, in un momento in cui l'Europa è lacerata dalla tormenta rivoluzionaria e dalle guerre napoleoniche e dove i valori cristiani sono messi a mal partito dalla filosofia dell'Illuminismo.
Nel momento in cui Ottone il Grande viene incoronato, il pensiero dell'Impero Romano è ancora vivo pressi gli uomini di chiesa e la gente colta e tale ricordo è presente nei riti ed in determinate espressioni: il Re di Germania, prima di diventare imperatore, porta il titolo di "Re dei Romani", proprio come in seguito verrà designato l'erede al trono imperiale
Allo stesso modo, il palazzo di Francoforte, dove gli elettori designano l'imperatore porta il nome di Römerhaus. Alla tradizione romana si aggiunge l'eredità cristiana, poiché dopo Costantino l'Impero romano era diventato cristiano. Meno di quattro secoli dopo la fine dell'Impero Romano d'Occidente, il Papato aveva restaurato l'Impero nell'anno 800 a favore di Carlo Magno, Re dei Franchi, e questa renovatio romani imperii era sopravvissuta fino all'887. La restaurazione del 962 è quindi da collocare nella continuità dell'incoronazione di Carlo Magno

Il Sacro Romano Impero, sul quale regna Ottone il Grande è meno esteso di quello
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Carlo V
carolingio, il Regno di Germania rappresenta il cuore della struttura e l'imperatore è stato sempre un principe tedesco. Il suo dominio si estende verso est e ha le sue frontiere più o meno coincidenti con quelle della Francia orientalis del Trattato di Verdun (843), poiché comprende anche il ducato slavo di Boemia, dopo che il Duca Boleslav si è riconosciuto vassallo di Ottone.
Oltre al Regno di Germania, il Sacro Romano Impero estende la sua sovranità sull'antica Francia media (Lotaringia), vale a dire sui Ducati della Bassa ed alta Lorena, i Regni di Borgogna e d'Arles e il Regno d'Italia, limitato di fatto alla sola Italia settentrionale, in quanto l'Italia centrale è sotto il dominio dello Stato della Chiesa e il Sud e la Sicilia, per lungo tempo oggetto di dispute fra Bizantini ed Arabi, diverrà alla fine dell'XI secolo il Regno normanno delle Due Sicilie (teoricamente vassallo del Papato). Per contro, la Francia occidentalis non fa più parte del Sacro Impero e con l'ascesa al potere dei Capetingi nel 987 si trasforma in un Regno pienamente indipendente.
Il nuovo Impero, meno vasto di quello carolingio, presenta tuttavia un incontestabile carattere di universalità, in ragione delle diversità di popoli e di lingue che lo compongono. Tedeschi, Fiamminghi, Slavi, Italiani, Francesi vivono all'interno del suo territorio, dove occupano degli spazi linguisticamente omogenei. A differenza dell'Impero carolingio, quello di Ottone si caratterizza anche per l'assenza di un potere centrale forte. Non solo i regni periferici godono della più ampia autonomia amministrativa, ma nello stesso Regno di Germania, il potere reale si trova piuttosto a livello dei Duchi e dei loro vassalli. Questo spiega perché Ottone il Grande e i suoi successori si siano appoggiati sui vescovi per consolidare la loro autorità. Da ultimo, il Sacro Romano Impero è un impero cristiano e per la Chiesa dell'epoca la missione dell'imperatore è quella di realizzare l'orbis christianus.
L'alleanza fra Chiesa e impero conferisce all'Imperatore un'autorità morale sull'insieme della cristianità latina, almeno fino al XIII secolo. Fino alla morte di Federico II di Hohenstaufen, l'Impero viene considerato come la più grande forza morale e politica dell'Occidente. Il Capo del Sacro Romano Impero, considerato come il Capo delle "Res Publica" cristiana, esercita una sorta di primato onorifico sugli altri monarchi. Nonostante i conflitti che opporranno il papato all'imperatore, in occasione della Disputa per le Investiture (1073-1122) o con le scomuniche inflitte a Federico II (1212-1250), il prestigio dell'Imperatore e dell'Impero rimarrà praticamente intatto.

Nel corso dei suoi primi tre secoli di esistenza, l'Impero ha esteso la sua base territoriale. Sotto gli Ottoni (936-1024) e la Dinastia Salica (1024-1125), l'evangelizzazione delle popolazioni pagane dell'est è andata di pari passo con la conquista e la germanizzazione delle aree situate al di là dell'Elba. Questo Drang nach Osten si è accompagnato allo sviluppo dell'influenza dell'Impero negli stati indipendenti e recentemente cristianizzati dell'Ungheria e della Polonia. Ma è forse sotto Federico II di Svevia che ha rischiato di realizzarsi il vecchio sogno di costituire un orbis christianus universalis. Erede per parte di madre del regno normanno delle Due Sicilie, Federico II ha integrato de facto all'Impero la quasi totalità dell'Italia. Proseguendo sulla strada del Dominium mundi, lo svevo riesce nel 1229 a recuperare pacificamente la maggior parte dei Luoghi Santi in Palestina, fatto che gli permette di farsi incoronare Re di Gerusalemme.
Con Federico II il Sacro Romano Impero appare come l'unico impero cristiano, poiché, in quel momento, l'Impero Cristiano d'Oriente si trova in piena decomposizione. Per il Papato, tuttavia, Federico II è una minaccia al suo potere temporale e per questa ragione sarà duramente combattuto.
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Il Sacro Romano Impero in una illusrazione del 1510
Dopo la morte di Federico II e il massacro della sua discendenza (sotto istigazione del Papato), il Sacro Romano Impero entra in un lungo periodo di incertezza e di disordini. Dal 1250 al 1273 si verifica un periodo di "interregno", nel corso del quale il collegio dei principi elettori, lacerato da forti divisioni interne, offre in successione la corona a Re Alfonso X d'Aragona e a Riccardo di Cornovaglia. L'elezione di Rodolfo d'Asburgo nel 1273 riporta una certa calma in Germania e le relazioni con il Papato trovano un forte miglioramento, proprio perché Rodolfo I si disinteressa dell'Italia, dove gli agenti del papa avevano sistematicamente indebolito l'autorità imperiale.
Dopo la morte di Rodolfo I nel 1291 la Germania va incontro nuovamente a un periodo di instabilità. Il trono imperiale viene disputato fra gli Asburgo, rafforzati dall'acquisto dell'Austria, la casa di Lussemburgo e i Wittelsbach di Baviera.
Una certa stabilità ritorna con l'imperatore Carlo IV di Lussemburgo (1346-1378) ma il precedente periodo di crisi del Sacro Romano Impero ha avuto come conseguenza una importante erosione territoriale. I regni periferici si sono staccati. Il regno di Borgogna è stato progressivamente assorbito dai Capetingi e dai Valois del Regno di Francia. Nel 1480 sarà il turno del Regno di Provenza, da qualche tempo indipendente de facto. In Italia l'autorità imperiale, ormai limitata al nord-ovest della penisola, è più teorica che reale. Nel XIV secolo l'Impero tende sempre di più a ripiegare sullo spazio germanico e continua la sua espansione a est con l'integrazione della Pomerania e della Slesia, mentre, a partire dal 1226, i Cavalieri Teutonici creano uno stato indipendente sulle terre pagane della Livonia e della Prussia, uno stato che si afferma nel XIV secolo come un bastione della cultura tedesca sulle rive del Baltico.

La delimitazione del Sacro Romano Impero sul mondo tedesco è accompagnata da una ridefinizione delle istituzioni. Dopo la crisi del XIII e XIV secolo, in una Germania dove lo sviluppo delle attività artigianali e mercantili richiede pace sociale, l'imperatore Carlo IV fissa, con la promulgazione nel 1356 della Bolla d'Oro, regole stabili e precise per l'elezione dei sovrani. Rampollo della casa di Lussemburgo, fine letterato in corrispondenza con il Petrarca, questo sovrano è il creatore del Reich tedesco. La Bolla d'Oro confermava il principio della monarchia elettiva, ma fissava in modo chiaro e preciso le modalità per la sua elezione. L'imperatore, re di Germania, deve essere eletto dai membri del Collegio dei Principi Elettori (Kurfursten), composto da sette elementi, tre ecclesiastici (gli arcivescovi di Colonia, Magonza e Treviri) e quattro laici (il Re di Boemia, l'elettore di Sassonia, il Conte palatino del Reno ed il Margravio del Brandeburgo). Il candidato che ottiene i suffragi di almeno quattro elettori diviene "Re dei Romani" prima di essere eletto imperatore, per il quale la conferma papale non è più necessaria. I Principi elettori, diventano i "Consiglieri permanenti del regno". Nonostante il ribadito principio elettivo, gli imperatori faranno sempre designare il loro successore durante il loro regno, investendo in genere il loro figlio o uno dei parenti più stretti, e aprendo così la via a una ereditarietà della corona imperiale. Per quanto attiene alla Dieta bisognerà aspettare la fine del XV secolo perché assuma la sua organizzazione definitiva con i tre Collegi, quello dei principi Elettori, quello dei principi e quello delle città libere.
L'elezione a imperatore, nel marzo 1438, di Alberto II d'Asburgo segna un momento decisivo nell'evoluzione dell'Impero. Da quel momento la corona imperiale sarà quasi sempre sulla testa di un Asburgo, con l'eccezione del breve intermezzo bavarese di Carlo VII di Wittelsbach (1742-1745). La politica tradizionale degli Asburgo è sempre stata quella di accrescere i possedimenti diretti attraverso matrimoni e alleanze. Forti del prestigio apportato dal titolo imperiale, gli Asburgo privilegiano spesso gli interessi della Casa rispetto a quelli dell'Impero. Così Federico III (1440-1493) - l'ultimo imperatore incoronato a Roma da un Papa - impone al figlio Massimiliano il matrimonio con Maria di Borgogna, erede del Duca Carlo il Temerario. In tal modo entra nel patrimonio asburgico la maggior parte dell'eredità borgognona, anche a costo di scatenare una guerra con la Francia.
Massimiliano, diventato imperatore nel 1493, senza perdere di vista gli interressi asburgici cerca di ridare forza all'Impero, devastato da guerre intestine favorite da un potere centrale poco efficace. Nel 1495 emana un Editto di Pace Perpetuo con il quale proibisce la guerre private; successivamente crea il Tribunale Supremo dell'Impero, vera corte d'appello per le sentenze o i giudizi emanate da principi e città libere. Ma Massimiliano
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Papa Giovanni XII
persegue anche la tradizionale politica dei matrimoni, accasando il figlio Filippo il Bello a Giovanna la Pazza, che diventerà più tardi erede della corona di Spagna.
Da questa coppia regale nasce nel 1500 il futuro Carlo V, che a partire dal 1516 regna sulla Spagna e le sue dipendenze italiane e americane. Il fratello di Carlo V, Ferdinando, viene accasato ad Anna Jagellona e sua sorella Maria d'Austria sposa Luigi Jagellone, eredi dei troni di Boemia e di Ungheria che, nel 1526, entreranno a far parte del patrimonio degli Asburgo.
Il Sacro Impero a questo punto si trasforma in una componente, tra l'altro la meno ricca, del neonato impero asburgico.
Alla morte di Massimiliano I, nel 1519, il Collegio Elettorale scarta la candidatura del Re di Francia, Francesco I, perché non tedesco, e orienta la scelta su Carlo V, già "Re delle Spagne", perché erede di sangue di Massimiliano e forte dell'appoggio dei banchieri tedeschi.

Carlo V, padrone di un immenso impero, coltiva l'ambizione di ristabilire l'unità del mondo cristiano e di condurre una nuova crociata contro la minaccia ottomana. Ma l'ideale di un Occidente cristiano unito sotto la bandiera imperiale è piuttosto un'utopia, in un'epoca in cui il "molto cristianissimo" Re di Francia, Francesco I, è diventato l'alleato dei Turchi. Anche l'unità religiosa dell'Occidente sta per spezzarsi, soprattutto dopo che, nel 1517, la predicazione di Lutero aveva scatenato una vasta tormenta nell'Impero. I principi tedeschi, che avevano scelto di sostenere la Riforma, avevano sventolato il vessillo della rivolta contro l'Imperatore e non esitavano a chiedere l'aiuto del Re di Francia. Il sogno impossibile di Carlo V di riunire tutto l'Occidente contro i Turchi è senza speranze e l'imperatore per riportare una parvenza di pace civile in Germania, deve rassegnarsi ad accettare la Pace di Augusta nel 1555, che rende legale il Luteranesimo.
Dopo la sua abdicazione nel 1556, che genera un spartizione dei possedimenti fra suo figlio Filippo II, capo del ramo spagnolo degli Asburgo, e suo fratello Ferdinando, del ramo austro-tedesco, il declino dell'Impero diviene più evidente; ormai non è altro che una confederazione di principi e di città sui quali l'imperatore non possiede alcun mezzo per imporre la sua autorità.
La Guerra dei Trent'anni (1618-1648), nata dalla rivolta protestante della Boemia, diviene rapidamente una guerra europea nella quale il Re di Francia ed il Re di Svezia assumono un ruolo importante negli affari interni dell'Impero.
Si può affermare che dopo il 1648 il Sacro Romano Impero cessa di esistere come potenza politica. I Trattati di Westfalia ridisegnano la carta politica dell'Impero, togliendogli l'Alsazia e tre vescovadi. La constitutio westphalica si regge ormai su nuove basi di rapporto fra imperatore e principi. L'imperatore è sempre eletto dai principi elettori, divenuti otto con l'ingresso della Baviera nel Collegio elettorale, ma i pochi poteri che egli conserva sono strettamente limitati da capitolazione perpetua. La Dieta, con i suoi tre Collegi, si riunisce sempre a richiesta del Sovrano, continua a votare risoluzioni che diventano leggi dell'Impero solo dopo la promulgazione da parte dell'imperatore. Ma il sistema non può funzionare che attraverso l'accordo fra l'imperatore e i membri della Dieta. E questa intesa si registra solo in casi eccezionali. La constitutio westphalica accorda ai principi dei vantaggi sostanziali: indipendenti di fatto, essi dispongono ormai della "superiorità territoriale" (Landeshoheit), vale a dire del "diritto di concludere fra di loro e con potenze straniere dei trattati per la loro garanzia e sicurezza reciproca", con la pura riserva formale che "questi trattati non siano diretti, né contro l'imperatore, né contro la pace pubblica dell'Impero".

Alcuni Prìncipi, come gli Hohenzollern, non tarderanno a porsi come rivali dello stesso imperatore nel corso del XVII secolo. Nonostante ciò, l'ideale all'origine del Sacro Romano Impero non è completamente morto. In effetti, nel 1683, quando i Turchi assediano Vienna, tutti i Principi del Sacro Impero, cattolici e protestanti, oltre al Re di Polonia, Giovanni Sobieski e Carlo V, Duca di Lorena, accorrono in soccorso dell'imperatore Leopoldo I.
Tutti inviano le truppe che obbligheranno i Turchi, sconfitti al Kahlenberg, a ritirarsi, ma della partita non fa parte il cristianissimo "Re Sole", Luigi XIV di Francia, che ha persino interdetto alla nobiltà francese di accorrere a titolo personale alla difesa della Cristianità minacciata. Si tratta però di un ultimo sussulto senza domani. L'Impero non è più che un simbolo, quello di un passato glorioso ma ormai compiuto.
Il "caro Sacro Romano Impero", come lo chiama Goethe, entra allora in una lunga agonia che durerà un secolo e mezzo, fino a spegnersi definitivamente quando il suo ultimo imperatore, Francesco II, dichiarerà solennemente, il 6 agosto 1806, la sua rinuncia "alla corona del Sacro Romano Impero della Nazione Germanica". Due anni prima aveva riunito i possedimenti della Casa d'Asburgo in un Impero d'Austria del quale si era proclamato imperatore con il nome di Francesco I.
In tal modo, sotto i colpi concomitanti di Napoleone e della sua "clientela" di "mercenari" tedeschi, spariva, dopo otto secoli e mezzo, il primo Reich fondato da Ottone il Grande.
BIBLIOGRAFIA
  • L'impero carolingio, di H. Fichtenau - Laterza, Bari 1986
  • Storia della Germania meridionale, di J.P. Cuvillier - Sansoni, Firenze 1985-1988
  • Le Saint-Empire, di J.F. Noël - Puf, Parigi 1976
  • Carlo V e il suo impero, di F. Chabod - Einaudi, Torino 1985