La Standard Oil fu a lungo l'impresa petrolifera più potente al mondo. Il suo fondatore John D. Rockefeller, protagonista di questo impero, non indietreggiò di fronte a nulla pur di imporsi, eliminando la concorrenza.
L'IMPERO DEI ROCKEFELLER
di MASSIMO IACOPI
Dai suoi inizi nel 1870, la Standard Oil Company - una delle prime multinazionali americane e grande trust del settore petrolifero - è stata oggetto di ripetute inchieste giornalistiche e di svariate indagini da parte di commissioni del Congresso.
La realtà è che gli atti e le azioni della Standard Oil e del suo celebre fondatore, John D. Rockefeller, sembravano incarnare gli aspetti peggiori del grande capitalismo nascente: l'indifferenza davanti all'interesse generale, l'eliminazione della concorrenza con i mezzi più speditivi e la corruzione degli uomini politici più influenti. Si diceva infatti che il "re del petrolio" tenesse nelle sue mani il Presidente degli Stati Uniti.
Questa leggenda nera della Standard Oil è stata oggi rimessa in discussione da molti storici contemporanei, fra i quali Ron Chernow, autore di una interessante biografia della dinastia.
All'origine di tutto c'è un uomo straordinario ed enigmatico John D.Rockefeller, nato nel 1839. La sua persona incarna da sola la formula di Max Weber sui capitalisti protestanti: «Uomini formati alla dura scuola della vita, audaci, calcolatori e soprattutto pragmatici e costanti, dediti per intero ai loro affari e le cui concezione ed i cui principi erano strettamente borghesi».
La sua biografia presenta comunque elementi sufficienti ad alimentare la leggenda. Rockefeller si lancia negli affari all'età di 16 anni, investe i suoi primi guadagni nell'acquisto di una raffineria a Cleveland nel 1863, quattro anni dopo la prima perforazione petrolifera del colonnello Drake a Titusville, in Pennsylvania.

I campi petroliferi della Pennsylvania occidentale erano allora oggetto di uno
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John D. Rockefeller
sfruttamento febbrile, che moltiplicava le torri di trivellazione e creava città in pochi giorni, mentre i barili di greggio si accumulavano sulle rive del fiume Allegheny e nelle stazioni costruite in tutta fretta.
Rockefeller comprese rapidamente che se voleva riuscire nella attività della raffinazione e delle perforazioni era necessario mettere ordine nel sistema produttivo e sforzarsi di controllarne i prezzi. Nel 1870 creò la Standard Oil, con un capitale record di un milione di dollari e siglò un accordo con le compagnie ferroviarie per distribuire il petrolio a basso costo.
La Standard Oil non era all'epoca una grande impresa. Era però la cerniera efficiente di un cartello petrolifero, una sorta di federazione che riuniva i principali operatori nel campo della raffinazione per il controllo dei prezzi.
Presentato da Rockefeller come un sistema di cooperazione necessario in un panorama industriale senza regole ne legge, ovvero come un antidoto al darwinismo economico-sociale, il cartello venne ripetutamente denunciato dai contemporanei, indignati per i metodi intimidatori impiegati dall'uomo d'affari per raggiungere i suoi fini.
E certo Rockefeller non usava molta diplomazia per convincere i suoi concorrenti ad aderire alla federazione e a porsi sotto la bandiera della Standard Oil. Non esitava nemmeno a ricorrere alle minacce e ai sabotaggi per forzare la mano dei recalcitranti. Sta di fatto che verso il 1880 il cartello controllava ormai il 90% delle capacità di raffinazione del paese.
La seconda tappa della costruzione dell'impero risale al 1882, con la creazione del trust (cartello). Il trust conferì i poteri dei dirigenti delle imprese federate ad una autorità centrale formata da trustees, cioè da amministratori delegati. Cambiamenti tecnici motivarono questa trasformazione: i vagoni cisterna degli anni 1870 furono infatti soppiantati dagli oleodotti, che alimentavano con continuità le raffinerie, che conseguentemente obbligavano a ingrandire e installare nuove raffinerie vicino alle grandi città, come New York o Philadelphia.

A questo punto non si trattava più soltanto di federare, ma di trovare una forma di gestione adeguata a una organizzazione immensa, di dimensioni continentali e in prospettiva mondiale, costituita da una rete di filiali responsabili degli oleodotti e di raffinerie gigantesche, alle quali si aggiungeranno ben presto installazioni di estrazione del petrolio e per la commercializzazione del petrolio per l'illuminazione delle lampade e di altri prodotti raffinati. 100 mila impiegati, 20 mila pozzi di petrolio, 6.500 chilometri di oleodotti, 50 mila barili di greggio esportati quotidianamente verso l'Europa, l'80-90% delle capacità americane di perforazione di raffinazione del greggio e di distribuzione: queste sono le cifre della Standard Oil nel 1890, l'impresa più grande, più ricca, più ammirata e più temuta al mondo!
Rockefeller comprese anche che la concentrazione orizzontale (quella delle imprese di uno stesso settore) diventava conveniente solo se messa in opera immediatamente dopo una strategia di integrazione verticale (quella della catena del petrolio, dall'estrazione alla distribuzione, alla commercializzazione dei prodotti raffinati).
Questo percorso di crescita (dal cartello, al trust fino all'integrazione verticale e la produzione di massa) è un classico della storia economica.
Altre imprese si lanciarono su vie differenti, ma la lezione di Rockefeller venne seguita praticamente da tutti all'alba del XX secolo: la produzione di massa a flusso continuo è la chiave della spinta del grande capitalismo industriale.
Non bisogna però esagerare la modernità amministrativa del trust della Standard Oil: le filiali conservavano una certa autonomia e i metodi di gestione risulterebbero assai approssimativi agli occhi di un contabile di oggi. Ma i vantaggi erano così elevati che i suoi dirigenti non si preoccupavano minimamente di perfezionarne i metodi e l'organizzazione. Tanto più che a partire dal 1880 John Rockefeller iniziò ad allontanarsi dalla gestione quotidiana del suo impero, dedicandosi alle grandi scelte strategiche dell'azienda e a opere di carità e di beneficenza, come la fondazione dell'Università di Chicago nel 1888 o la Fondazione Rockefeller per la ricerca scientifica e medica nel 1913.

Rockefeller fornisce inoltre - questa volta contro il proprio volere - un'altra lezione agli Americani: il capitalismo non è necessariamente e per sua natura concorrenziale; senza regole
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Raffineria Standard Oil nel 1899
i settori più capitalistici dell'economia vengono inevitabilmente ad essere dominati dai monopoli che, a loro volta, cercano con tutti i mezzi di impedire ogni concorrenza, fino al punto che il gioco della domanda e dell'offerta finisce per diventare pura finzione.
Contrariamente a quanto spesso si crede, la maggioranza degli Americani era e rimane ostile al "lasciar fare" assoluto. L'idea di una legislazione regolatrice si impose quindi rapidamente negli Stati Uniti concretizzandosi nel 1890 con la Legge Sherman. Questa prima legge antitrust venne però redatta in termini talmente vaghi che la Standard Oil non ne viene minimamente toccata.
Fu solo il 15 maggio 1915, dopo una prima sentenza del 1911, che la mannaia della Corte Suprema cade sul gigante petrolifero. La Standard Oil venne condannata allo smembramento in 34 compagnie indipendenti, che divennero la Standard Oil del New Jersey (l'odierna Exxon), la Standard Oil di New York (la futura Mobil), la Standard Oil dell'Indiana (la futura Amoco), la Standard Oil di California (la futura Chevron), ovvero alcune delle imprese che hanno dominato l'industria petrolifera mondiale sino ad oggi.
Lo smantellamento della grande Standard Oil è stato di grande vantaggio per gli azionisti, in primo luogo per Rockefeller e la sua famiglia. Con la rottura del monopolio assoluto e la restaurazione di una parziale concorrenza, ogni impresa dovette puntare sulla scoperta di nuovi mercati (in particolare quello della benzina per le automobili che soppiantò rapidamente, a partire dal 1910, il petrolio per illuminazione), piuttosto che sull'eliminazione sistematica della concorrenza.
Negli anni '60 e '70 del XX secolo il mercato petrolifero verrà nuovamente dominato dal cartello delle "majors" le famose "sette sorelle": la Standard Oil di New Jersey o Exxon, Usa; la Royal Dutch Shell, UK e NL; la Standard Oil di New York (Mobil Oil), Usa; la Texaco, Usa; la Gulf Oil, Usa; la BP British Petroleum, UK; la Standard Oil di California (Chevron), Usa.
In ogni modo, la storia della Standard Oil di Rockefeller è emblematica della concentrazione dell'industria americana alla fine del XIX secolo: più che altrove tale fenomeno fu condotto in modi così brutali e rapaci da scandalizzare l'opinione pubblica e suscitare l'intervento dello stato.
BIBLIOGRAFIA
  • Titan: The Life of John D. Rockefeller, di Ron Chernow - Vintage Books, 2004
  • I Rockefeller, di J. Abels - Dall'Oglio, 1968
  • I Rockefeller: una dinastia americana, di P. Collier - Rusconi, 1983