Nell'aprile 1652 ha inizio la grande avventura europea in Africa, con l'arrivo dei primi coloni olandesi guidati da Jan Van Riebeeck. Ad attendere gli uomini bianchi, un Paese praticamente disabitato.
Gli Olandesi in Sudafrica
di MASSIMO JACOPI
Nel 1488 un gruppo di audaci navigatori portoghesi imbarcato su caravelle armate raggiunsero per la prima volta il Capo di Buona Speranza, all'estremo sud dell'Africa. A quest'epoca, il retroterra del territorio era praticamente disabitato, a parte qualche gruppo sparso di indigeni Khoisan (denominati anche con il nome di Ottentotti o Bushmen). I popoli neri di origine Bantù, provenienti dal nord, avrebbero infatti cominciato a scendere verso sud solamente nel XVIII secolo.
Già nel 1503 il portoghese Antonio de Saldanha aveva riconosciuto la Baia della Tavola. Nel secolo seguente, nel 1648, un vascello olandese, l'Harlem, aveva fatto naufragio nella baia della Tavola, fatto che aveva costretto l'equipaggio a rimanere nell'area per circa un anno, gettando le basi della futura Città del Capo. La Compagnia delle Indie Orientali, Verenigde Oostindische Compagnie (VOC) colse l'occasione per creare una base di rifornimento sulla rotta delle Indie Orientali. Il 6 aprile 1652, tre navi comandate da Jan Van Riebeeck gettarono l'ancora nella baia per fondarvi un'infrastruttura permanente.

Il viaggio era stato particolarmente spossante. Diverse decine di coloni avevano trovato la morte durante la traversata e solo 90 sopravvissuti, di cui 8 donne, avrebbero messo piede nell'area. «Deboli, ostinati, rosi dallo scorbuto e dalla malattia», come scrive Jan Van Riebeeck nel suo giornale di bordo, i superstiti si mettono immediatamente al lavoro. Prima di tutto iniziarono a edificare un forte, circondato da un fossato, e a dissodare un pezzo di terra. La malattia però si abbattè su questi pionieri e il 3 agosto 1652, ovvero un po' più di sei mesi dopo il loro arrivo al Capo, ben 20 di essi erano già morti. I
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Il logo della Compagnia delle Indie Olandesi
sopravvissuti non desistettero e già nel 1653 erano in grado di rifornire, con carne e legumi freschi, una flotta in rotta per l'Asia.
Già a partire dai primi anni, gli Olandesi iniziarono a esplorare il retroterra. Van Riebeeck cominciò a organizzare annualmente delle spedizioni di ricognizione. Alcune di queste vennero lanciate fino a 300 chilometri dal forte, intorno a quale iniziava a sorgere e a svilupparsi la Città del Capo.
Il 12 ottobre 1679 entrava in carica un nuovo governatore, Simon Van der Stel: nei 20 anni del suo governatorato avrebbe dato un impulso considerevole alla Colonia del Capo. Con Van der Stel si può parlare di una seconda fondazione della colonia.
Nel 1680, dopo aver fondato la città di Stellenbosch, il nuovo Governatore si rese conto che l'insediamento non avrebbe avuto alcuna possibilità di svilupparsi senza l'arrivo di nuovi coloni. In effetti, l'idea della Compagnia delle Indie Olandesi consisteva nella creazione di un semplice punto di rifornimento per le proprie navi. Non era stata definita, né prevista, alcuna politica di colonizzazione.
Essendo Simon Van der Stel riuscito a far cambiare d'avviso i dirigenti della Compagnia, venne finalmente deciso di popolare la colonia del Capo e in tale contesto si incoraggiò l'arrivo degli Ugonotti francesi. Sui 60 mila che si erano rifugiati in Olanda per effetto delle guerre di religione, solo un po' più del 3% avrebbero accettato di tentare l'avventura del Capo: fra il 31 dicembre 1687 ed il 20 marzo 1688, essi si imbarcarono a bordo di sette navi, ma solamente 176 sarebbero sbarcati sull'estrema punta sud dell'Africa, dopo una disastrosa traversata.

I coloni, 600 nel 1679 e 980 nel 1694, raggiunsero la cifra di 1147 nel 1699 e di 1623 nel 1707, tanto da sentirsi stretti nei limiti territoriali imposti dalla VOC. In effetti i coloni avevano il divieto di vivere al di fuori della Baia della Tavola e dai borghi costruiti nei suoi dintorni, come Paarl e Stellenbosch. Nei primi anni del XVIII secolo, sentendosi ormai stretti nelle loro fattorie familiari, numerosi giovani Boeri (coltivatori), scelsero di diventare allevatori nomadi o Trekboers (da trek, "spostamento"). Essi trovarono in questa attività un doppio vantaggio economico e politico, in quanto la carne, meglio pagata del grano, poteva essere istradata a piedi verso il mercato del Capo. Vivendo allo stato nomade, lontano dalla Città del Capo, i Trekboers si trovavano al riparo dagli ispettori e dai controllori della Compagnia delle Indie. Il loro campo d'azione era il Karoo, una boscaglia arida e semidesertica, in cui, a poco a poco, essi diventarono autonomi, imparando a contare sulle sole proprie forze. Proprio laggiù, in quelle distese desolate si sarebbe forgiato il popolo afrikaner, con la certezza della giustezza e della fondatezza dei suoi principi politico-religiosi.
Durante il periodo olandese comparvero le grandi stratificazioni razziali che avrebbero condizionato la storia moderna dell'Africa del Sud. Essendo le donne olandesi poco
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Vascello olandese in arrivo a Table Bay
numerose, alcuni fra i primi coloni stabilirono relazioni sessuali con delle donne Khoisan, dando origine ad un rilevante meticciato. I Khoisan, da parte loro, scomparvero come popolo autonomo in seguito all'assorbimento in un nuovo gruppo formatosi nel XVIII secolo, quello dei Bastaards (o Coloured in inglese). Questi Bastaards, composti essenzialmente di meticci di bianchi e di Khoisan, ma anche di schiavi delle origini più diverse, erano filo-olandesi, condividevano lo stesso sistema di valori dei Boeri e venivano designati, a quel tempo, con la denominazione di "Olandesi neri". Capi squadra e uomini di fiducia dei Boeri, essi venivano trattati come membri della famiglia ed erano strettamente associati all'espansione degli Afrikaner. Oggi essi costituiscono più del 10% della popolazione dell'Africa del Sud e vivono per circa il 90% nella regione del Capo; la loro lingua è l'Afrikaans.
Fu nel periodo di sovranità olandese che venne stabilito il contatto fra i due fronti pionieri, quello delle popolazioni nere di etnia Nguni, che avanzavano verso sud e quello dei Boeri che cercavano di progredire verso nord. A partire dal 1700 si erano già verificati dei contatti sporadici fra i Boeri e gli Nguni. Nel 1702, i primi avevano lanciato una incursione per la cattura di bestiame all'interno del territorio dei secondi. Nel 1736 dei cacciatori bianchi, guidati da Hermanus Hubner, penetrarono profondamente al di là del fiume Keiskamma (a est, oltre il fiume Great Fish) per approvvigionarsi di avorio. Hubner e cinque dei suoi compagni sarebbero rimasti uccisi in uno scontro con gli Nguni.

Nel 1745 l'amministrazione olandese porta la frontiera della colonia sul fiume Gantoos, ma, a quest'epoca, alcuni Trekboers avevano largamente superato questo limite, in quanto già vivevano allo stato nomade a ovest del fiume Great Fish, a più di 800 chilometri dal Capo.
Dopo il 1750 i contatti con gli Nguni diventarono sempre più frequenti nella zona del fiume Fish e in particolare nell'area fra i fiumi Fish e Sundays. Nel 1760 alcuni Boeri si insediarono nella regione del fiume Sundays: la loro occupazione avvenne all'interno dell'arco dei monti Sneeuwberg e Graff Reinet. Poi, a partire dagli anni 1770, nella regione compresa fra i fiumi Great Kei e Great Fish si stabilì un "fronte" mobile di pionieri, lungo il quale si sarebbero verificati scontri per quasi tre quarti di secolo.
Durante l'ultimo quarto del XVIII secolo alcuni coloni si ribellarono alla Compagnia. Si trattava del movimento Cape Patriot, sviluppatosi a somiglianza di quello che avvenne a quel tempo in Olanda con la Dutch Patriot Revolution. I suoi leaders erano dei cittadini del Capo e della sua regione, mentre, per contro, i Trekboers si dimostrarono poco o per nulla interessati alle loro rivendicazioni.
Durante l'inverno del 1795 venne proclamata in Olanda la Repubblica Batava, sorella della Repubblica Francese. Nel mese di febbraio del 1795, Guglielmo d'Orange, Staathouder ereditario degli Stati Generali delle Province Unite, chiese a Londra di prendere provvisoriamente in carico gli interessi ultramarini dell'Olanda e diede ordine alle autorità coloniali del Capo di porsi sotto la protezione inglese.
Nel 1802, la Francia ed il Regno Unito firmarono il Trattato di Amiens. Con esso, Londra riconosceva l'esistenza e la legittimità della Repubblica Batava e le restituiva la Colonia del Capo. Nel 1803 il Commissario generale, Jacob Abraham De Mist e il luogotenente generale, Jan Willam Janssens ne ripresero possesso in nome degli Olandesi.
Fra la Francia e l'Inghilterra la guerra sarebbe ripresa nel 1803; quindi, una volta distrutta la flotta francese nella battaglia di Trafalgar nel 1805, la Gran Bretagna decise di rioccupare la Colonia del Capo. Il Governatore Janssens cercò di resistere agli Inglesi, ma il 18 gennaio 1806, la flotta con la Union Jack sbarcò nella baia della Tavola. Si chiuse così una fase della storia dell'Africa del Sud. Una nuova storia attendeva di essere scritta.
BIBLIOGRAFIA
  • Storia del Sudafrica: dall'antichità a oggi, di B. Lugan - Milano, Garzanti 1989
  • Storia del Sudafrica, di J. Hosea - Milano, Jaca book 1980