Distintosi nelle guerre coloniali in India sul finire del XVIII secolo, nel 1809 fu nominato comandante in capo delle forze inglesi in Spagna e Portogallo. Fu lui a porre fine all'occupazione francese in terra iberica. Sconfitto definitivamente Napoleone a Waterloo, si diede alla politica nelle file dei conservatori, ottenendo la carica di primo ministro e ministro degli esteri.
Wellington, l'uomo che
vinse Napoleone
di MAX TRIMURTI
Sul mare gli Inglesi avevano Nelson. Sulla terraferma Wellington. Nato in Irlanda lo stesso anno di Napoleone Bonaparte, nel 1769, Arthur Wellesley (poi primo duca di Wellington) è il terzo figlio di Garet Wellesley, conte di Mornington. Sua madre, diventata vedova, l'invia a Eton, nel 1781, per proseguirvi la formazione. Due anni più tardi, cercando di fare delle economie, la contessa di Mornington si installa a Bruxelles. Il ragazzo la segue e apprende il francese presso un avvocato belga, lingua di cui acquisisce un perfetto dominio. Accede quindi all'Accademia Reale di Equitazione di Angers, dove più della metà degli allievi sono di origine anglosassone. Nel 1787 il giovane Wellesley rientra in Irlanda, dove suo fratello maggiore gli acquista un brevetto di alfiere (insegna), il primo grado di ufficiale nell'esercito britannico, nel 73° Reggimento di Fanteria.

Divenuto luogotenente nel 1788, quindi capitano nel 1791, affronta seriamente la carriera militare. Viene assegnato al 33° Fanteria di Cork, in Irlanda. Nel 1794 il reggimento viene impiegato nel continente. Ma di fronte all'offensiva del generale francese Pichegru in Olanda, le truppe inglesi vengono spazzate e costrette alla ritirata. Wellesley si comporta con coraggio e lungimiranza, riportando il suo reggimento in Inghilterra.
Colonnello nel 1796, Wellesley parte per l'India dove suo fratello, Roberto, verrà nominato
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Governatore generale l'anno seguente. Nel 1799 scoppia la guerra contro il Sultano di Mysore, Tippo Sahib. Questi, fanatico mussulmano, sogna di ingrandire il suo territorio a spese dei vicini. Alleato ai Marahatti edal Nizam di Hyderabad, il colonnello Wellesley partecipa alla campagna che porrà fine alle ambizioni di Tippo, conquistando la capitale del suo regno, Seringapatam. Viene quindi nominato Governatore di Mysore e di Seringapatam.
Promosso maggior generale nel 1802, Wellesley si rivela un ottimo negoziatore a vantaggio della Compagnia delle Indie Orientali, riuscendo a imporre un trattato di protettorato ai due grandi stati del Deccan: il Nizam ed il Mysore. Prova a fare la stessa cosa con il territorio dei Maharatti, il cui capo, il Peshwa, abita nella suntuosa dimora di Poona. Davanti al suo rifiuto Wellesley conquista Poona nel 1803. Ma i Maharatti si ribellano: Wellesley assedia a quel punto Ahmednuggur, il loro bastione principale, lo prende d'assalto all'alba, in poco più di un'ora e quindi fa giustiziare la guarnigione.
Nominato generale (è il più giovane generale dell'Esercito inglese), prosegue le sue campagne contro i Maharatti, riuscendo a sconfiggerli ad Argaum e poi a Gawilgur. Ormai la Compagnia delle Indie domina la totalità del Deccan, a eccezione dell'estremo sud.
Diventato Comandante Supremo del Deccan e nominato Cavaliere dell'Ordine del Bagno nel 1804, Wellesley rientra in Inghilterra nel 1805, dove sposa Caterina Pakenham, da cui avrà due figli.

La morte del Primo Ministro William Pitt nel gennaio 1806, che era ritornato al potere dopo la ripresa della guerra fra la Francia e l'Inghilterra, lascia i due fratelli Wellesley senza protezione. Arthur riesce a farsi eleggere deputato ai Comuni nel Sussex in quello stesso anno, quindi diventa Chief Secretary del governo irlandese nel 1807. Ma il suo ruolo politico viene interrotto dalla firma del trattato di Pace di Tilsit fra lo zar Alessandro I e Napoleone. La pace prevede che il blocco continentale verrà applicato a Danimarca, Svezia e Portogallo. Un casus belli per l'Inghilterra. Su richiesta di Lord Castelreagh, ecco quindi il giovane generale Wellesley, a 39 anni, ingaggiato per combattere contro Napoleone.
Il gabinetto britannico ha deciso di impadronirsi del porto di Copenaghen e della flotta danese: il 7 settembre 1807, Wellesley ottiene la capitolazione di entrambe. Nel luglio 1808 Lord Castelreagh invia il brillante generale in Portogallo, alla testa di 9 mila uomini, con l'ordine di proteggere Lisbona.

La Francia, infatti, ha invaso il Portogallo alla fine del 1807 e il generale francese Junot si impadronisce della capitale lusitana. Il 20 luglio 1808 Giuseppe Bonaparte viene nominato Re di Spagna, dopo la vittoria del generale Bessieres a Medina de Rio Seco. Ma il 22 luglio i Francesi del generale Dupont, circondati, sono costretti a capitolare a Bailen, nei pressi di Cordova. E' la prima sconfitta di un esercito napoleonico dall'inizio del secolo. Spaventato, re Giuseppe abbandona Madrid e si rifugia nel nord della Spagna. Wellesley, sbarcato agli inizi di agosto in Portogallo, vince a Rolica, prima di riportare una sonora
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vittoria a Vimeiro contro Junot il 30 di agosto. Junot, attraverso Kellermann, propone una convenzione di armistizio che consenta l'evacuazione delle forze francesi per mare. Egli non desidera attraversare tutta la Spagna, un terreno straordinariamente ostile, per rientrare in patria. Wellesley concede il suo accordo, felice di poter riconquistare il Portogallo senza perdite supplementari. Viene quindi firmata a Cintra una convenzione franco-inglese. Firma che verrà rimproverata a Wellesley e che rischierà di comprometterne la carriera.
Nel frattempo Napoleone, non accettando una tale umiliazione, decide di intervenire personalmente. Con 160.000 uomini riporta una vittoria a Samosierra, poi entra a Madrid il 4 dicembre 1808 e vi reinsedia suo fratello. Nel frattempo le truppe inglesi, comandate da Moore, venute dal Portogallo, si avvicinano a Burgos. Napoleone si dirige contro di loro e le costringe a retrocedere ad Astorga il 1° gennaio 1809. Ma, informato dell'imminente attacco austriaco, egli decide di rientrare in Francia, lasciando il comando al maresciallo Soult, che, sul campo, evidenzia limitate doti di manovra. Riesce comunque a battere Moore a Lugo e lo costringe a reimbarcarsi a La Coruña il 16 gennaio dello stesso anno.

A partire dalla fine dell'aprile 1809 Wellesley ritorna nuovamente in Portogallo con una forza di 25.000 uomini. Il 12 maggio riesce a sconfiggere Soult a Oporto, quindi scaccia i Francesi dal Portogallo, forzandoli a ritirarsi a Salamonde. Dopo essere penetrato in Spagna, affronta i generali francesi Victor e Jourdan a Talavera de la Reina, attribuendosi una vittoria, smentita dalle pesanti perdite subite (5.000 uomini su 20.000). In ogni caso, è vero che nella serata i Francesi si ritirano dal campo di battaglia. Tuttavia Wellesley, reso prudente dai precedenti scontri, si ritira in Portogallo, trincerandosi a Lisbona. In quel periodo egli fa edificare delle formidabili difese intorno alla capitale portoghese, sulla linea di cresta di Torre de Vedrai, che si estendono dall'Atlantico al Tago. A seguito di questo pur relativo exploit, Wellesley viene elevato al rango di Pari d'Inghilterra, diventando barone Duoro de Wellesley e visconte di Wellington.
Nello stesso tempo i Francesi schiacciano ovunque gli Spagnoli, estendendo il loro controllo fino a Cadice, la sola città che ancora resiste. Massena riceve a quel punto il compito di riconquistare il Portogallo. Nel giugno 1810 riesce a vincere brillantemente a Ciudad Rodrigo, quindi nell'agosto ad Almeida. Ma viene respinto da Wellington sulla cresta di Bussaco. Massena non riesce a superare la linea difensiva e nel marzo 1811, avendo perso 20.000 uomini (in gran parte a causa di epidemie), ordina la ritirata. Wellington lo insegue, lo affronta e lo vince a Fuentes de Oro, il 3 maggio 1811.

Gli Inglesi, largamente sconfitti da Soult ad Albufera, vedono, con loro grande sorpresa, il maresciallo francese ritirarsi. Continuando la sua avanzata, Wellington ne approfitta per dare l'assalto alle fortezze di Badajoz e di Ciudad Rodrigo, che però resistono. In tale contesto gli Inglesi, nell'autunno, prendono la decisione di andare nuovamente a svernare in Portogallo.
Beneficiando del ritiro dalla Spagna di efficienti contingenti di truppe francesi, specialmente di cavalleria, chiamati da Napoleone a partecipare alla spedizione di Russia, Wellington passa decisamente all'offensiva agli inizi del 1812 e conquista Ciudad Rodrigo il 18 gennaio e quindi Badajoz il 6 aprile. Il 22 luglio Wellington viene avvantaggiato da un favorevole complesso di circostanze. Marmont cerca di aggirarlo e gli taglia la via della ritirata, ma la grave ferita riportata nel corso della battaglia di Arapiles gli impedisce la necessaria lucidità. Le truppe francesi sono costrette a ritirarsi in buon ordine. E' la svolta della guerra in Spagna.
I Francesi, tuttavia, ancora forti della loro superiorità numerica, abbandonano l'assedio di Cadice, si raggruppano, accorciando così le loro linee di comunicazione. In conseguenza, nel mese di ottobre 1812 Wellington subisce un grave scacco davanti a Burgos ed è costretto a ritirarsi per l'inverno a Ciudad Rodrigo, dove si trincera.
Il 1813 è l'anno decisivo. Wellington è cosciente della superiorità numerica dei Francesi in Spagna: essi hanno ancora circa 200.000 uomini. Il generale britannico rimpingua quindi le sue forze con contingenti spagnoli. Di fronte a lui, il re Giuseppe Bonaparte, totalmente digiuno di arte militare lascia nuovamente Madrid, non riuscendo a organizzare una vera e propria linea di difesa. I marescialli francesi, inoltre, disprezzano Giuseppe, non gli obbediscono più e allo stesso tempo sono incapaci di mettersi d'accordo fra loro. Lo scontro decisivo ha luogo il 21 giugno 1813 a Vitoria e si conclude con una pesante sconfitta francese. Solamente Soult, riunendo i resti dell'esercito, riesce a continuare la lotta, sforzandosi di rallentare l'avanzata di Wellington verso la frontiera francese. La conquista di San Sebastian e di Pamplona costano molto care agli Inglesi. Il 10 dicembre Wellington riesce a penetrare in Francia. Nella primavera del 1814, il 10 di aprile, dopo una serie di duri combattimenti sconfigge Soult e conquista Tolosa. Nel frattempo Napoleone ha abdicato e viene confinato all'isola d'Elba.
Wellington, ormai eroe nazionale, diventa ambasciatore in Francia, dove lo raggiunge sua moglie, quindi rimpiazza Lord Castelreagh al Congresso di Vienna, dove Talleyrand difende al meglio gli interessi francesi. Wellington appoggia il diplomatico francese, desideroso di far mantenere alla Francia il ruolo di grande potenza continentale. Allorché il 1° marzo 1815 Napoleone sbarca nel golfo di Juan les Pins, gli Inglesi si affrettano a richiamare in patria Wellington, che lascia Vienna il 29 marzo 1815 per assumere il comando in capo delle forze britanniche.

Napoleone, con un esercito ridotto di 123.000 uomini, effettua una manovra del tutto
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eccezionale. Egli riesce a riunire le truppe nei pressi di Charleroi, senza essere individuato, quindi entra in campagna nel Belgio, tentando di inserirsi come un cuneo fra l'esercito britannico di Wellington e le forze prussiane del maresciallo Blücher e di batterle separatamente. A causa dell'incuria di Soult, capo di stato maggiore, e dell'incompetenza di Ney, così come della nullità operativa di Grouchy, Napoleone fallisce nel suo piano. D'altronde gli avversari, memori delle sconfitte passate, fanno di tutto per evitare uno scontro campale prima di conseguire la riunione delle loro forze.
La battaglia di contenimento e di ritardo condotta da Wellington ai Quatre Bras il 16 giugno 1815 è certamente un modello nel genere, ma il suo esito si spiega con la debolezza di Ney, tormentato dal suo tradimento e incapace di applicare gli ordini, peraltro molto chiari, dell'Imperatore. Il 17, allorché alla fine Wellington è costretto a cedere sotto la pressione francese, egli effettua la manovra per ripiegare sulla eccellente posizione sul pianoro di Saint Jean. Il 16 giugno Napoleone infligge una pesante lezione a Blücher: l'esercito prussiano perde 16.000 uomini. Napoleone lo fa inseguire nella ritirata verso Liegi dai 30.000 uomini di Grouchy. L'Imperatore pensa di poter affrontare le sole forze di Wellington il 18 giugno nella piana di Waterloo. Sappiamo però che Grouchy si lascerà incredibilmente ingannare da una sottile cortina di truppe prussiane .
Il 18, Napoleone, alla testa di 75.000 uomini, affronta i 65.000 Inglesi e le forze dell'Hannover di Wellington. Tutti sanno perfettamente che l'inglese dovrà la sua salvezza solamente all'arrivo sul campo di battaglia delle truppe prussiane. Ma molto di più dello zar Alessandro I, le cui forze non hanno mai battuto definitivamente la Grande Armée nel 1812, Wellington è il solo ad aver battuto Napoleone I.
Napoleone, avendo abdicato nuovamente il 22 giugno 1815, si consegna agli Inglesi il 15 luglio. Wellington, come Lord Castelreagh, vorrebbe che fosse confinato in Scozia, ma il loro parere non è ascoltato, tanto più che i deputati sono largamente ostili a una soluzione di clemenza. Ecco dunque che il generale corso, che ha fatto tremare l'Europa, è costretto a prendere la strada di Sant'Elena, nell'Atlantico meridionale.

Come nel 1814, Wellington si sforza di evitare una punizione troppo severa per la Francia: egli giudica indispensabile, per gli equilibri di potere nel continente, una Francia adeguatamente forte. Per questo si oppone ai Prussiani che vogliono amputarla. Egli ottiene il puro e semplice ritorno alle frontiere del 1790, ma concede ai Prussiani una occupazione militare per cinque anni, da parte di 150.000 uomini, a spese della Francia. Tutti i vincitori sono d'accordo per richiedere una forte indennità di riparazioni di guerra (pari a 700 milioni di franchi del tempo).
Wellington, comandante militare, dirige l'occupazione delle truppe alleate in Francia. Dall'aprile 1817 egli concede un alleggerimento del contingente di 30.000 uomini. Quindi accetta sia una riduzione dell'indennità sia una fine anticipata dell'occupazione. Il 30 novembre 1818, con due anni di anticipo sulla scadenza prevista, i 120.000 alleati lasciano il suolo francese.
Nel 1819 Wellington viene nominato Master General of the Ordnance, una posizione rimarchevole che lo rende responsabile, in Gran Bretagna, di tutta l'artiglieria, delle fortificazioni e dell'intendenza.
Di ritorno in Inghilterra si lancia nell'agone politico, nonostante la scarsa considerazione che egli esprime nei riguardi dei ministri e dei deputati. Nominato membro del governo, deve assumersi l'impopolarità connessa con la riconversione di una economia di guerra in una economia di pace. Membro del partito conservatore (Tory) che governa l'Inghilterra, Wellington viene ugualmente associato, per l'opinione pubblica, alla detestabile reputazione di re Giorgio IV. Tuttavia, il generale inglese non manca di esprimere il suo disprezzo (peraltro ricambiato) per questo sovrano così poco attento ai destini del suo Impero.
Il suicidio, nel 1822, del suo amico Lord Castelreagh lo tocca profondamente. Nel 1827, alla morte del Primo Ministro Lord Liverpool, tutti pensano che Wellington possa essere chiamato a rimpiazzarlo. Ma le cose vanno diversamente: il re non ama il suo generale. Viene scelto Canning e questi non offre alcun posto di rilievo a Wellington, che è costretto alle dimissioni, sia dalla sua funzione ministeriale sia dal posto di comandante in capo dell'Esercito britannico.

Nel gennaio 1828 Canning si ammala e Wellington ritrova immediatamente il suo
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comando militare. Successivamente accetta di formare un nuovo governo.
Poco idealista, molto conservatore, troppo pragmatico, abituato a esaminare i minimi dettagli come un generale in campagna, egli viene rapidamente sommerso dai problemi e si logora nell'arduo compito. Ma egli possiede delle qualità fondamentali: una scrupolosa onestà, un eccezionale senso dell'interesse generale e, infine, un disprezzo totale dell'opinione pubblica. Fa quindi votare la legge di emancipazione dei cattolici, che riacquistano così i loro diritti civili, in opposizione totale con la maggioranza anglicana.
Il gabinetto di Wellington viene rovesciato nel 1830 e rimpiazzato da quello di Charles Grey, che condurrà in porto una grande riforma liberale. Nel 1834, tornati i conservatori al potere, Wellington occupa successivamente le funzioni di Ministro degli Esteri e poi di Ministro senza portafoglio (a causa delle sue condizioni di salute: era diventato sordo) fino al 1846. Presiede anche al gruppo conservatore alla Camera dei Lord.
Wellington acquisisce a poco a poco un'influenza notevole presso la giovane regina Vittoria, che egli contribuisce a formare nella sua funzione, divenendone anche il protettore. Immagine questa molto toccante per l'opinione inglese, che vede un vecchio soldato lavorare a fianco della giovane regina.
Nel 1846, all'età di 77 anni, cade insieme al governo Peel sul testo di abrogazione delle famose Corn Laws, che proteggono i proprietari terrieri imponendo dei diritti doganali sulle importazioni di grano.
Il Duca di Wellington, che a partire da Waterloo aveva ricevuto il soprannome di Iron Duke (Duca di Ferro) ed era diventato oggetto di "venerazione" da parte del popolo inglese, muore il 14 settembre 1852. E' riuscito a vivere tanto da vedere Napoleone III diventare il secondo imperatore dei Francesi.

Il 18 novembre 1852 tutta la nazione rende omaggio al suo grande uomo. Un milione e mezzo di Londinesi si ammassano lungo il percorso del carro funebre, da Buckingham Palace fino alla cattedrale di Saint Paul. Preceduto dalle truppe, il feretro del duca è seguito dal suo cavallo. Gli stivali di Wellington sono attaccati alla sella in posizione inversa, con i tacchi verso il cielo. Più di 15.000 notabili si accalcano nei pressi della cattedrale per assistere all'ufficio funebre del Marchese di Wellington, Marchese del Duoro, Visconte di Talavera, Principe di Waterloo, Duca di Ciudad Rodrigo, Conte di Vimeiro, Grande di Spagna, Cavaliere del Toson d'Oro e della Giarrettiera, dell'Ordine del Bagno...
E quando al suono di un ultimo rullo di tamburi il feretro comincia a discendere nella cripta, il Marchese d'Anglesey, l'uomo che ha condotto la cavalleria inglese a Waterloo, si avvicina a toccare un'ultima volta la cassa. Tutti gli ufficiali veterani dei grandi combattimenti condotti da Wellington si accodano immediatamente a lui per questo ultimo simbolico addio. In prima fila nella cattedrale, un uomo osserva la scena, il Conte Walewski, il figlio di Napoleone I e della Contessa Walewska: è il rappresentante di Napoleone III per la Francia.
BIBLIOGRAFIA
  • Il duca di Wellington, di R. Aldington - Milano, Mondadori 1952
  • On Wellington: Duke and His Art of War, di J. Weller - Stackpole Books, Mechanicsburg 1998
  • Waterloo Commanders: Napoleon, Wellington and Blucher, di A. Uffindell - Pen and Sword 2007
  • Le campagne di Napoleone, di D. G. Chandler - Milano, Rizzoli 1968