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Palestina: la lotta clandestina ebraica
di ALESSANDRO FRIGERIO
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Attraverso il ferro e il fuoco. La lotta clandestina per l'indipendenza di Israele (1936-1948), di Charles Enderlin - UTET, Torino 2010, pp. 274, euro 23,00
La creazione dello Stato di Israele non fu solo l'esito di un atteggiamento riparatorio delle comunità internazionale nei confronti del popolo ebraico, vittima del genocidio compiuto dai nazisti. La dichiarazione Onu del 1947 per la spartizione della Palestina e la nascita di Israele nel maggio del 1948 furono anche l'esito di una dura e spietata lotta iniziata già negli anni Trenta con l'immigrazione degli ebrei nell'allora Palestina britannica. Una lotta tra le popolazioni ebree e arabe, che con lo scoppio della rivolta araba del 1936 assunse i connotati della guerriglia e del terrore. E dove gli inglesi giocarono il ruolo, spesso ambiguo e non sempre equanime, di amministratori "terzi".
Corrispondente di lungo corso per France 2 a Gerusalemme, Charles Enderlin ha scritto un volume che ripercorre gli anni torbidi e violenti che precedettero la nascita di Israele, quelli a cavallo tra l'affermazione di Hitler in Germania e la Seconda guerra mondiale. Anni che hanno visto «la formazione delle organizzazioni armate clandestine ebraiche; la disubbidienza civile e un terrorismo ebraico-plaestinese» dominato da fazioni spesso in lotta fratricida tra loro.
L'autore scrive con piglio cronachistico e incalzante di eventi talvolta poco noti al grande pubblico, e che riservano al lettore alcune sorprese. Come la spietata lotta delle tre organizzazioni paramilitari ebraiche, Haganah, Stern, Irgun, non solo contro le formazioni arabe e i funzionari britannici, ma anche tra loro stesse per assumere la guida del processo di emancipazione facendo prevalere posizioni più o meno intransigenti (e territorialmente vaste) rispetto all'obiettivo comune di una patria per il popolo ebraico. O come la posizione del giovane Ytzhak Shamir, futuro Primo ministro dello Stato di Israele, che scelse di non combattere i nazisti ma il nemico della Germania, la Gran Bretagna, ai suoi occhi l'ostacolo principale alla creazione dello Stato ebraico. O, ancora, la posizione chiaramente filoebraica del primo ministro laburista inglese Clement Attlee rispetto a quella di Winston Churchill, uscito sconfitto dalle elezioni del luglio 1945: «In Palestina, per motivi umanitari e per raggiungere un ordinamento duraturo - disse Attlee -, dobbiamo invitare gli Arabi ad andarsene [...] Gli Arabi hanno vasti territori. Non bisogna che rifiutino l'arrivo degli Ebrei in Palestina, il cui territorio è più piccolo del Galles».
Tra il 1944 e il 1947 la sequenza di attentati delle formazioni paramilitari ebraiche contro posti di polizia e basi militari inglesi a Gerusalemme, Tel Aviv e San Giovanni d'Acri subì un'escalation incredibile. Attentati cui Londra rispose mediante esecuzioni capitali e deportazioni. E dando la caccia a leader come Begin e Sahmir (entrambi poco apprezzati anche da Ben-Gurion, futuro "primo" primo ministro di Israele), allora ai vertici di quelle che erano considerate alla stregua di fanatiche organizzazioni terroristiche.
La storia, in seguito, avrebbe fatto di quegli stessi uomini i responsabili politici del nuovo Stato. Perché, conclude l'autore evocando en passant la figura di Yasser Arafat, anche «in Israele si è dimostrato vero il vecchio adagio: "Il terrorista degli uni è il combattente per la libertà degli altri"».
Il «consenso» imperfetto. Quattro capitoli sul fascismo, di F. Cordova - Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 2010, pp. 330, euro 18,00
Il plebiscito del 1929, secondo alcuni studiosi, segnò l'avvio di una stagione di consenso al fascismo, destinata a durare fino al 1940, allorché Mussolini decise di entrare in guerra al fianco dell'alleato nazista. In quel lungo periodo, l'uso dei mezzi di comunicazione di massa e la politica sociale e di potenza del regime avrebbero ottenuto l'adesione degli italiani, destinando l'opposizione a un ruolo marginale e irrilevante. Ma fu proprio così? E, soprattutto, può il cosiddetto consenso configurarsi come un vasto mantello, che finisce per coprire venti anni di dittatura con una generica accettazione dei suoi riti e dei suoi simboli? I lavori raccolti in questo volume avanzano, sulla base di una ricerca accurata e di una documentazione inedita, più di un dubbio e suggeriscono al lettore che, nei sistemi politici moderni, consenso e dissenso si intrecciano in maniera inestricabile, così che è necessario approfondire le loro articolazioni, per tentare di cogliere le misure e le motivazioni di entrambi.
Credo in Dio e negli uomini. Storia di Etty Hillesum, di Patrick Woodhouse - Lindau, Torino 2010, pp. 230, euro 18,50
Il 9 marzo 1941, nella Amsterdam oppressa dall'occupazione nazista, una studentessa ebrea olandese di 27 anni comincia a scrivere un diario destinato a diventare uno dei più notevoli documenti emersi dall'Olocausto. Mentre l'incubo della persecuzione e della guerra assume toni sempre più cupi, Etty Hillesum imbocca un percorso che la porta, nel corso dei successivi due anni e mezzo, ad assumere il ruolo di testimone e cronista della terribile realtà a lei contemporanea e a diventare un punto di riferimento per le persone di cui condivide le sofferenze nel campo di smistamento di Westerbork e insieme alle quali parte, per non tornare più, sul treno diretto ad Auschwitz.
Attraverso il suo diario e le sue lettere, questa giovane donna dalla straordinaria vitalità e lucidità approfondisce la ricerca di sé e di Dio, interrogandosi sui sentimenti di odio così diffusi fra la gente e sulla vera natura dei carnefici, e maturando una interiorità e una spiritualità così ricche da alimentare, nel periodo più buio del XX secolo, una fortissima speranza nella bontà e nel senso dell'esistenza.
La lettura che l'autore ha compiuto della sua vita e dei suoi scritti ha, tra gli altri, il pregio di mettere in luce l'attualità sconcertante di una personalità, la cui sensibilità umana e religiosa è molto vicina a quella delle generazioni del dopoguerra.
Sotto le ceneri dell'impero. Dalle rive del Giuba alle falde del Monte Kenya, di U. Pino - pp. 288, euro 18,00
L'autore, ufficiale di fanteria, prestò servizio in Somalia negli anni Trenta, partecipò alla campagna di conquista dell'Etiopia e alla successiva fase di contenimento delle bande di ribelli. Dopo la decisione di Mussolini di entrare in guerra nel giugno del 1940, diventò capo di stato maggiore della 102a divisione coloniale comandata dal generale Santini e schierata nello scacchiere sud, settore basso Giuba. All'iniziale fase di stasi operativa seguì un rafforzamento dello schieramento britannico in Kenya che agli inizi del 1941 passò all'offensiva. Le scarse forze italiane, completamente isolate dalla madrepatria, furono costrette alla ritirata verso nord e infine alla resa. Pini venne catturato nell'aprile del 1941 e trascorse circa tre anni nel campo di prigionia 359 di Burguret, alle falde del Monte Kenya.
Dietro ai reticolati cominciò ad analizzare in modo disincantato e spesso ironico gli eventi che lo videro protagonista, e in questo libro di memorie, fra l'altro, mette in evidenza con frequenti flashback i punti deboli e le inefficienze sul piano militare, oltre alle carenze delle autorità amministrative fasciste nella gestione dei territori riuniti nella colonia dell'Africa Orientale Italiana.
I Savoia e il mare, di F. Sanfelice di Monteforte - Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 2010, pp. 296, euro 22,00
Uno degli aspetti meno conosciuti, ma più importanti, della politica seguita da casa Savoia, nei lunghi secoli della sua storia, è stata la sua attenzione al mare, sia come fonte di prosperità, sia come ambiente dove esercitare un ruolo militare, come sulla terra. Fin dall'epoca delle Crociate, infatti, i conti di Savoia presero dimestichezza col mare e ne compresero l'importanza, tanto che nei secoli successivi compirono ogni sforzo per allargare i loro possedimenti e conquistare un accesso alla "via del sale", malgrado l'opposizione delle maggiori potenze del momento. Una volta raggiunto questo obiettivo, e dopo l'unità d'Italia, la dinastia comprese di dover esercitare una presenza forte all'interno della Marina, inserendovi alcuni membri della casata, per assicurarne la fedeltà. La storia di questa saga, ed il ruolo che i suoi membri svolsero sul mare, ci porta in tutti i mari del mondo, fra pirati e potenti della terra, fino all'8 settembre 1943, quando essi si trovarono nel mezzo della tempesta, rigettati da una parte della Forza Armata ed esautorati.
Messe nere sulla Riviera. Gian Pietro Lucini e lo scandalo Besson, di P.L. Ferro - UTET, Torino 2010, pp. 252, euro 21,00
Varazze, luglio 1907. Mentre sui quotidiani italiani divampa lo scandalo degli abusi sulle piccole ospiti dell'Asilo della Consolata di Milano, di cui furono accusati due sacerdoti, il Collegio dei Salesiani della cittadina ligure è investito dalle clamorose rivelazioni del diario di Alessandro Besson, uno studente quattordicenne che descrive messe nere e riti orgiastici tra monache, preti e giovani convittori. In due giorni il caso Besson passa dalle gazzette locali ai quotidiani nazionali e fa scoppiare in tutto il Regno d'Italia manifestazioni di piazza, disordini, violenti scontri che a La Spezia provocano l'incendio di alcune chiese, un morto e un centinaio di arresti. E crisi fra il governo Giolitti e la Santa Sede, la Massoneria viene accusata di aver architettato lo scandalo. Il fronte democratico dei blocchi popolari cavalca lo sdegno collettivo per affermare la necessità di una scuola pubblica e laica, mentre quello cattolico si compatta e trova sostegno tra i moderati interessati a contenere l'avanzata socialista. Attraverso questa vicenda, scatenata dal diario Besson, ritrovato e qui reso pubblico, emerge un quadro avvincente e torbido dell'Italia giolittiana. Una storia che vede coinvolti in primo piano il poeta Gian Pietro Lucini, figura chiave della cultura letteraria italiana tra Otto e Novecento, e famosi psichiatri e criminologi come Cesare Lombroso e Enrico Morselli, ricostruita e raccontata questo saggio con minuzia di particolari.
Il cospiratore aristocratico. L'enigma Misley, di G.C. Montanari - Sugarco Edizioni, Milano 2010, pp. 160, euro 16,50
Uno straordinario esempio di romanzo-saggio storico (sostanzialmente un nuovo genere) che si sviluppa e procede sui due registri: quello della vita confidata/ricordata dal protagonista e quello della storia del Risorgimento italiano, rievocato coi suoi entusiasmi, i suoi misteri, le sue speranze, i grandi cambiamenti che produsse, ma anche nelle sue strane dimenticanze. Giovanni Enrico Misley, l'ispiratore di Ciro Menotti e suo modello (da lui definito « il dio della Libertà »), di cui si cerca di individuare e correttamente collocare il ricco profilo, fu il prototipo del cospiratore ottocentesco: vulcanico, intelligente, colto, aristocratico.
I suoi contatti coi maggiori protagonisti del periodo in cui visse (Ciro Menotti, Guglielmo Pepe, Francesco IV, Carlo Alberto, Napoleone III, Radetzky...) sono noti; molto meno i risvolti che crearono intorno a lui entusiasmi o diffidenza. Fu del pari amato o viceversa odiato e certamente le invidie contro di lui si sprecarono. Viaggiò incessantemente per decenni attraverso gli Stati del Vecchio Continente, sempre pronto a cospirare, ma anche in grado di produrre progetti di carattere economico-finanziario lungimiranti e di assoluta modernità.
Il suo è lo strano caso di un uomo dai tratti carismatici, ipervitale, che è rimasto intrappolato nelle pieghe della storia, segregato nell'ombra e nel sospetto, e la cui vicenda merita di essere conosciuta oggi dal grande pubblico.
Storia del cristianesimo, di G.L. Potestà e G. Vian - il Mulino, Bologna 2010, pp. 500, euro 22,40
Dalle origini a oggi, l'annuncio di Gesù ha suscitato scelte di vita e ha influito su linguaggi e culture, leggi e consuetudini. Nel corso del tempo le Chiese cristiane sono cambiate anche attraverso drammatici conflitti e rotture, si sono misurate in controversie e dialoghi con ebrei, pagani e musulmani, sono entrate nei campi dell'etica, della politica, del diritto. Questo volume ripercorre l'intera storia del cristianesimo con uno sguardo rivolto sia allo sviluppo delle istituzioni ecclesiastiche sia alle forme di fede creduta e vissuta. Dalla prima diffusione del messaggio evangelico intorno al bacino del Mediterraneo fino alle prospettive del terzo millennio, un affresco affascinante e completo.