Pietro Verri, capitano del regio esercito italiano, fu il primo ad entrare a Tripoli durante la guerra di Libia. Morì poco dopo in uno scontro a fuoco. In suo onore gli fu dedicata una nave catturata ai turchi.
Il capitano e la cannoniera
di MARIO VERONESI
Pietro Verri fu un eroe di origini pavesi e la sua storia si cela tra le targhe di un prezioso cofano che le donne della città di Pavia gli dedicarono e che oggi è conservato nel Museo delle Bandiere, sotto l'Altare della Patria a Roma. Situato sulla destra, appena entrati, è di legno intagliato, con il coperchio sagomato a tronco di piramide quadrangolare. Una targa di ottone posizionata sopra recita: «Alla gloria del concittadino Pietro Verri le donne pavesi», mentre sul frontale spicca un'ulteriore targa in ottone recante il motto della cannoniera Capitano Verri: «Avanti garibaldini del mare».

Pietro Verri nacque a Pavia nel 1868. Capitano di Stato Maggiore del Regio Esercito Italiano, partecipò a missioni militari in Etiopia, Eritrea e Cina. Partecipò quindi alla guerra di Libia al comando di un corpo di spedizione composto da marinai, da lui chiamati "Garibaldini del mare". Il 5 ottobre del 1911 fu il primo ufficiale ad entrare in Tripoli alla testa dei suoi uomini.
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Cartolina celebrativa
del capitano Verri
Il 26 ottobre del 1911 a Henni, circa 7 chilometri a sudest di Tripoli, vi fu uno scontro alla baionetta tra due battaglioni della Regia Marina guidati dal Capitano di Vascello Umberto Cagni, affiancati da alcuni reparti del 4° Fanteria, e una colonna di truppe regolari turche e cavalleggeri arabi che tentavano la rioccupazione di Tripoli, mentre dal mare, in appoggio alle truppe italiane, operava con i suoi cannoni la corazzata Sicilia.
Il Capitano Verri, alla testa della sua compagnia, in un primo momento resistette alla carica dei turchi, poi con i suoi marinai al grido di: «Avanti Garibaldini del mare», contrattaccò. La storia riporta che, colpito da una salva di fucileria, il Verri morente baciando la mano di uno dei suoi marinai esclamò: «Oggi ci volevano mille di voi».
Il giorno dopo, il generale Caneva elogiò le truppe così: «Ieri il nemico ha portato un violento attacco contro tutta la nostra linea di difesa che fu anche assalita a tergo da attacchi a tradimento degli abitanti dell'oasi. Ma voi avete saputo ad un tempo spazzare dalle vostre spalle i traditori e respingere davanti a voi un forte nemico infliggendogli gravissime perdite. Avete dato prova di esemplare fermezza e di mirabile valore. Ed io cito qui, a titolo d'onore, voi tutti e la compagnia da sbarco della Regia Marina, che con voi ha strenuamente combattuto». Per il suo eroico comportamento a Verri fu conferita la Medaglia d'Oro al Valor Militare.

Il 30 settembre 1911 nelle acque di Prevesa, cittadina fortificata nel mar Ionio, avvenne il primo scontro navale tra le squadre italiane e quelle della Marina turca, che si erano radunate per attaccare il naviglio mercantile italiano. I cacciatorpediniere Artigliere e Corazziere catturarono la nave turca Tarabulus che la Regia Marina ribattezzò Capitano Verri. Il 7 gennaio 1912 nelle acque di Kunfida (costa araba sul mar Rosso) l'incrociatore Piemonte e i cacciatorpediniere Artigliere e Garibaldino catturarono la Scipka, ribattezzata poi Cunfida. Nella campagna di Libia La Capitano Verri espletò un servizio di scorta mercantile da Tripoli a Bendasi e viceversa.
Sia la Scipka che la Tarabulus, erano due yacht di costruzione britannica acquistati dalla Turchia, che li aveva armati e destinati alla vigilanza fra le numerose isole e i canali del litorale del Mediterraneo orientale ancora sotto il suo dominio. Il fatto che la Marina turca impiegasse yacht armati per la difesa e la vigilanza di zone costiere era dato dal fatto che questo tipo di navi risultava generalmente più facile da manovrare e affidabile in acque ristrette; inoltre poteva trasportare rapidamente reparti armati.
Le due cannoniere non furono certamente unità di spicco, ma la Regia Marina le riutilizzò ancora per diversi anni, destinandole al servizio coloniale e potenziandone l'armamento con la sostituzione dei tre cannoni da 57/43 con altrettanti da 76/40 e una mitragliatrice.
Nell'agosto del 1914 allo scoppio della Prima guerra mondiale, la Capitano Verri apparteneva al Dipartimento di Taranto, da dove svolse compiti di vigilanza e di scorta del traffico locale nelle acque del mar Rosso, libiche e dell'Egeo.
Il 20 settembre 1915, i concittadini pavesi, presenti le massime autorità civili e militari, posarono in perenne memoria di Pietro Verri la lapide che ancora oggi si vede in Piazza Petrarca a Pavia.
All'inizio del 1926 la Capitano Verri figurava ancora nella flotta italiana nel gruppo Cannoniere e Monitori. Fu poi radiata nel corso dello stesso anno.
BIBLIOGRAFIA