Nel febbraio del 1944 l'arcipelago delle Caroline orientali fu teatro di una battaglia aeronavale in cui la flotta americana dimostrò tutta la sua schiacciante superiorità. Oggi quelle acque cristalline sono un cimitero della flotta giapponese.
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Truk, la Gibilterra del Pacifico
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Alla voce Truk, le enciclopedie riportano: gruppo insulare dell'arcipelago delle Caroline orientali, a 7° 25' di latitudine nord e 151° 47' di longitudine est, formato da un grande atollo, con una superficie di 132 chilometri quadrati, aperto da più passaggi da cui emergono numerose cupole o picchi vulcanici.
Ma da questa laguna, considerato un ottimo porto naturale, non emergono solo i coni dilavati dei vulcani, ma numerose carcasse arrugginite di navi affondate, che sporgono dal pelo dell'acqua, mute testimonianze del furioso bombardamento aereonavale statunitense abbattutosi sull'arcipelago nel corso del secondo conflitto mondiale. Truk era divenuta la più potente base navale nipponica, il suo ampliamento e potenziamento era iniziato nel 1937, epoca dell'entrata in guerra con la Cina. Quando il Giappone aveva scatenato la campagna di conquista del Pacifico, l'atollo era divenuto una perfetta base aeronavale, situata al centro del perimetro di difesa del Sol Levante. Di fatto era una base operativa della flotta imperiale e una importante base aerea, tanto da essere chiamata la "Gibilterra del Pacifico".
Divenuto Torokku, nome con il quale lo avevano ribattezzato i nuovi padroni nipponici, l'atollo era coperto dalla massima segretezza: nessuna persona che non fosse giapponese aveva mai messo piede sull'isola e nessuna notizia era filtrata, se non quelle diffuse ad arte dagli occupanti stessi sulla presunta inespugnabilità della base: Truk roccaforte inviolabile, continuamente menzionata nei bollettini di guerra come luogo di partenza delle forze nipponiche lanciate alla conquista del Pacifico.
Le vecchie carte geografiche risultavano incomplete e imprecise, pertanto gli americani iniziarono alcuni voli sulla base al solo scopo di fotografarne la situazione, e su queste foto lavorarono per predisporre l'attacco. Nel frattempo a Truk l'ammiraglio Mineichi Koga, successore dell'ammiraglio Yamamoto alla testa della flotta combinata, preoccupato del peggioramento della situazione nelle Salomone, aveva spostato a Rabaul gli incrociatori leggeri del contrammiraglio Omori, stanziati a Truk. Inoltre, il vice ammiraglio Hitosci Kabayasi, governatore di Truk, in seguito alle numerose sconfitte subite dalla marina e dall'aviazione nipponica, era stato invitato da Tokyo a ripiegare parte della flotta verso le isole Palau. Kabayasi si aspettava un attacco all'isola, ma nessuno era in grado di comunicargli come e quando quest'attacco si sarebbe svolto. Ridotta la flotta e messi in stato di allerta gli aviatori, il comando di Truk si approntava a respingere l'attacco americano, che arrivò improvviso come un forte vento monsonico, spazzando via tutto.
Dopo la conquista degli atolli di Maturo, Kwajalein e di Eniwetok nell'arcipelago delle Marshall (gennaio 1944), la Quinta flotta americana ottenne tre corazzate veloci, tra cui la Jowa e la New Jersy da 45.000 tonnellate, tre portaerei veloci (due del tipo Essex e una leggera del tipo Langley) e due portaerei di scorta. La 58° Task Force della Quinta flotta aveva quindi a disposizione 12 portaerei, con un totale di 715 aerei tra caccia, bombardieri da picchiata e bombardieri siluranti. La 58° Task Force fu divisa in quattro gruppi, di cui il 3° gruppo, sotto il comando del contrammiraglio F.E. Sherman, comprendeva la portaerei della flotta, la Bunker Hill, con 89 aerei, e le portaerei leggere Monterrey con 34 aerei e Cowpens con 33 aerei. La 7° divisione, al comando del contrammiraglio O. V. Hustvedt, era invece composta dalle corazzate Jowa e New Jersy, dall'incrociatore pesante Wichita e dal 46° squadrone di cacciatorpediniere con nove cacciatorpediniere. Nell'eventualità di uno scontro navale, il contrammiraglio Sherman disponeva di 31 bombardieri da picchiata, 49 aerosiluranti, 18 cannoni da 406 mm delle sue corazzate (con proiettili da 1117 kg), 9 cannoni da 203 mm dell'incrociatore pesante, e 90 bocche da fuoco dei suoi cacciatorpediniere. Completavano la potenza di fuoco 87 caccia e 700 pezzi antiaerei calibro 20 mm, 40 mm, e 127 mm. Gli altri Task Groups erano fondamentalmente simili.
Le navi americane lasciarono l'ancoraggio di Majuro nelle isole Marshall per avvicinarsi all'obbiettivo e il 17 febbraio 1944 comparvero nei paraggi di Truk. La squadra navale americana comprendeva 9 portaerei, 6 corazzate, 10 incrociatori e 28 cacciatorpediniere. Nei due giorni successivi 72 caccia Hellcat decollarono dalle portaerei e puntarono sull'arcipelago, effettuando 1.250 sortite.
Gli americani prevedevano una rabbiosa reazione aerea da parte dei nipponici, ed i caccia avevano il compito di liberare il cielo dagli apparecchi nemici prima dell'arrivo dei bombardieri. Nei quarantacinque minuti necessari ai caccia americani per raggiungere l'obiettivo, la formazione statunitense fu avvistata, ma i giapponesi riuscirono a far decollare solo 45 caccia Zero, che diedero battaglia. Il cielo e il mare si riempirono di fumo, di scoppi, di luci e di morti. Pochi minuti dopo 260 aerei nipponici erano distrutti al suolo e le istallazioni militari avevano subito ingenti danni. Affondarono 3 cacciatorpediniere, 7 navi ausiliarie, 6 petroliere, 17 cargo.
L'incrociatore leggero Agano fu affondato dal sommergibile Skate. Mentre le corazzate compivano il periplo dell'atollo affondarono a cannonate l'incrociatore leggero Katori e il cacciatorpediniere Maikaze. La seconda ondata fu lanciata la mattina successiva. Gli aerei americani abbatterono altri 32 apparecchi giapponesi e portarono a termine l'opera di distruzione di tutte le infrastrutture presenti sull'isola: caserme, depositi di carburanti, officine ecc. La reazione giapponese fu modesta: un aerosilurante riuscì a colpire a poppa la portaerei Intrepid, provocando diciassette feriti e danni riparabili in breve tempo. Nonostante i ridotti effettivi nipponici, l'operazione contro Truk, denominata Hailstone - che comportava la neutralizzazione, non la conquista, della base nemica e delle altre isole delle Caroline - fu una vittoria sensazionale americana, per di più costata in termini umani e di mezzi, molto poco: 35 aerei e ventinove vittime tra gli aviatori, undici tra i marinai, e il leggero danneggiamento alla sola portaerei Intrepid.
Le conseguenze strategiche, tattiche ma soprattutto psicologiche furono di grande importanza. La distruzione della base nipponica, considerata imprendibile, divenne per gli americani il simbolo della loro potenza, le truppe americane percepirono definitivamente la loro invincibilità, ed è proprio da questa convinzione che condussero e vinsero la guerra su tutti i fronti.
Radio Tokyo diffuse la notizia che l'importante base navale di Truk era stata attaccata dalla flotta statunitense. Tojo colse l'occasione per sostituire il capo di stato maggiore della marina, ammiraglio Osami Nagano, con l'ammiraglio Shimada.
Quanto a Nimitz, comandante americano delle forze in Pacifico, riservò a Truk lo stesso trattamento che aveva riservato a Jaluit e Wotje e ad altri atolli delle isole Marshall, li isolò per poi lasciarli al loro destino privi ormai di difesa, di munizioni e di rifornimenti. Il 22 marzo la Task Force 58, con tre gruppi di portaerei, 6 corazzate veloci, 13 incrociatori e 26 cacciatorpediniere, continuò una serie di devastanti incursioni contro le basi giapponesi delle isole Palau e di Yap.
Dopo oltre 60 anni da quel tragico evento, le carcasse delle navi affondate dal raid americano giacciono sul fondale o spuntano dall'acqua ferma della laguna, masse ferrose coperte dalla ruggine. Per i ragazzi nati dopo il secondo conflitto mondiale in questa remota isola delle Caroline, fanno ormai parte del paesaggio: quei relitti sono stati usati per i loro giochi, come trampolini per i loro primi tuffi. In tutti questi anni la vegetazione tropicale è cresciuta, riuscendo a nascondere le ferite di quella battaglia, i crateri delle bombe sono divenuti laghetti e le rovine delle fortificazioni ricoperte da erbe e fiori multicolori.
Una mezza dozzina di navi giace su di un fondale la cui profondità massima si aggira sui quarantacinque metri. Tra queste la Heian Maru, nave appoggio per sommergibili di 12.000 tonnellate, e la Rio de Janeiro Maru. Giardini di corallo e sciami di colorati pesciolini racchiudono come drappi funebri viventi le navi morte; anche i cannoni sono coperti da leggiadri gioielli che oscillano dolcemente, all'ondeggiare delicato dell'acqua della laguna. Su tutte le navi si è adagiato un tappeto di corallo, ogni pezzo dell'attrezzatura di una nave affondata si è trasformata in un'esposizione di vita marina. Nell'ancoraggio situato a nord-ovest della laguna, a circa cinquanta metri sul fondo, si trova un gruppo di navi contenente ancora il suo carico. Poco lontano un altro relitto, un bombardiere giapponese abbattuto nelle vicinanze del campo d'atterraggio, probabilmente uno dei pochi riusciti a decollare. Nella melma giace un cappello da marinaio, da una fenditura in una chiglia spunta una scarpa, in un angolo una coperta e numerosi resti umani. La mancanza d'ossigeno disciolto in quell'acqua stagnante ha conservato per tanto tempo quei poveri resti. Un silenzioso ricordo accudisce questa lugubre tomba, posta sul fondo di un mare racchiuso da una splendida laguna tropicale.
Dopo l'attacco americano la guarnigione giapponese e gli abitanti di Truk hanno patito la fame mentre tonnellate di viveri in scatola giacevano irrecuperabili sul fondo del mare. Un fatto che colpisce il visitatore è la totale assenza di grossi animali marini, che di solito s'impadroniscono dei relitti per farne le loro abitazioni. Non si notano cernie, murene, aragoste. La risposta è molto semplice: non tutti i depositi di munizioni saltarono in aria nei giorni dell'attacco, così i superstiti giapponesi e gli abitanti dell'isola saccheggiarono i depositi di munizioni rimasti per pescare. E la pesca con la dinamite ha praticamente eliminato quelle grandi specie ittiche che impiegano decenni per crescere.
Dopo oltre 60 anni, i motivi per cui quella tremenda guerra è stata combattuta si perdono tra le pagine dei libri di storia. Le numerose ricerche sulle navi affondate nei diversi ancoraggi della laguna dimostrano che la base di Truk si trovò impreparata a fronteggiare un attacco aeronavale. La Gibilterra del Pacifico non era altro che un mito. Oggi, subacquei provenienti da ogni angolo del mondo s'immergono per visitare questa base navale sommersa dalle acque.
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BIBLIOGRAFIA
- La guerra del Pacifico 1941-1945. Il più grande conflitto aeronavale della storia, di B. Millot - Rizzoli 2002
- La seconda guerra mondiale 1939-1945. Una storia militare, di J. Keegan - Rizzoli 2002
- A Battle History of the Imperial Japanese Navy (1941-1945), di P.S. Dull - Naval Institute Press 1978
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