Voluta nel 1916 come baluardo difensivo in caso di attacco tedesco attraverso la Svizzera verso la pianura padana, questa linea fortificata si rivelò fortunatamente inutile. Ecco quel che ne rimane oggi.
Linea Cadorna, la Maginot italiana
di FIORENZO BERNASCONI
23 maggio 1915. L'Italia rompe gli indugi ed entra in guerra contro l'impero austro-ungarico. Come noto la decisione non è condivisa da molti, dal parlamento innanzitutto, da alcuni partiti politici, ma anche da esponenti dell'esercito che ritengono inadeguato l'armamento e, in particolare, il sistema difensivo posto sul confine Nord.
Il problema è conosciuto da tempo, in fondo fin dal 1861. Da allora non erano mancati studi preliminari per realizzare un'opera efficiente, soprattutto sul confine austriaco, considerato a rischio, svantaggiato per la configurazione geografica e per la presenza di moderne fortificazioni austro-ungariche, ma tutto si era scontrato con l'endemica mancanza di risorse finanziarie del neonato stato che solo in extremis aveva edificato alcuni forti prima del conflitto. Un conflitto che, nel suo sviluppo, avrebbe assunto fisionomia profondamente nuova rispetto quelli precedenti.
Il dichiarato disprezzo dei trattati internazionali su cui poggia l'invasione tedesca del Belgio nell'agosto del 1914 indica che anche la frontiera con la Svizzera, di fatto sguarnita, è insicura e che un attacco tedesco condotto usurpando la neutralità elvetica troverebbe facile via verso Milano e la pianura padana, chiudendo in una manovra a tenaglia l'esercito italiano. La minaccia è ritenuta seria e per cercare di ostacolarla si allestisce l'immensa "Fortificazione Avanzata Frontiera Nord", comunemente chiamata Linea Cadorna, che ha il compito di difendere in modo organico il tratto di frontiera che si sviluppa dal Sempione alla Valtellina, escludendo tutta la parte occidentale, considerata inviolabile per l'ostacolo delle Alpi.
I lavori incominciano nel 1915, proseguono a ritmo sostenutissimo nel 1916 e, quando si arrestano improvvisamente nel 1917 (Caporetto richiede la disponibilità di tutte le energie nazionali) hanno prodotto una novantina di appostamenti per batterie di cannoni, 300 chilometri di strade camionabili, 400 di mulattiere, un'intricatissima rete di trincee, osservatori, depositi, caserme, ospedali.
Inconcluso, alla fine della guerra, questo ciclopico sistema difensivo sarà considerato inutile ed obsoleto e verrà smantellato.

La Linea Cadorna oggi
Chi ha visto i luoghi in cui si è ferocemente combattuto tra il 1915 e il 1918 è senz'altro stato colpito da come, a quasi un secolo di distanza, ci siano ancora palesi tracce degli scontri, terreni dilaniati dalle esplosioni, opere di difesa ridotte a brandelli, immensi cimiteri a rinforzare l'idea che lì si è combattuto e si è morti.
La Linea Cadorna, gigante fondamentalmente inviolato, dà invece una sensazione diversa, senza dramma, perché si presenta un po' come un sito archeologico dove è possibile vedere e studiare reperti che hanno subito l'ingiuria degli uomini e del tempo ma non quella dirompente della guerra. Lo stato di conservazione è estremamente vario: si va dal Forte Lusardi di Colico e dalle fortificazioni campali nel Parco Spina Verde di Como (ottimamente conservate e valorizzate) a zone dove l'escursionista è unicamente guidato dalle sue intuizioni...
Il periodo migliore per muoversi è il tardo inverno, con la neve ormai sciolta e gli alberi ancora spogli che permettono buona visuale sia per l'identificazione di elementi interessanti, sia per la loro visione d'assieme.
Buona norma non essere soli, portare alcune torce elettriche per l'esplorazione di cunicoli, e prestare molta attenzione a dove si mettono i piedi: non sono rari profondi pozzi che si aprono perpendicolari al terreno e in cui la caduta potrebbe essere letale. In genere, le opere, costruite con notevole perizia e pensate per resistere al fuoco nemico, sono strutturalmente sane, ma prima di avvicinarsi è opportuno verificare la presenza di frane, crepe o elementi instabili: non si sta andando alla ricerca di tesori; è inutile entrare in una struttura pericolante quando magari a poche decine di metri ce n'è una analoga perfettamente conservata. (Per una visione "dinamica" dei luoghi rimandiamo al documentario http://www.youtube.com/watch?v=kR3Ru8ypH7Q).
Qualche esempio in Valceresio
I comuni della Valceresio si affacciano sulla sponda italiana del Lago di Lugano. Qui il territorio svizzero del Canton Ticino (simile ad un triangolo con vertice orientato a Sud) non solo si incunea profondamente verso la pianura lombarda, ma è pure servito da storiche vie di comunicazione (Gottardo, Lucomagno, San Bernardino) che avrebbero potuto favorire una rapida e massiccia avanzata nemica. Logico che gli strateghi italiani abbiano realizzato una linea difensiva particolarmente elaborata della quale qui di seguito fornisco alcuni esempi costruttivi (per evitare una visione ciecamente sincronica affianco ad ognuno una vicina testimonianza di altro tipo).

a) Trincea (Monte Orsa). E' l'opera difensiva che può considerarsi 'regina' della prima guerra mondiale, citatissima in cinema e letteratura. Le trincee della Linea Cadorna, a differenza di quelle dei fronti attivi, costruite in fretta e furia davanti al nemico, presentano soluzioni ottimali. Seguono un tracciato razionale, hanno sezione costante e hanno ciò che serve (latrine, ricoveri) per rendere più agevole la permanenza. Sulle pareti sono ricavati vani per munizioni e scalini per facilitare l'osservazione o l'uscita; l'andamento a zig zag, nel caso di scoppio di ordigno, rompe la traiettoria delle letali schegge.

Cava (Viggiù)
Per secoli, fino all'avvento del cemento, Viggiù è stata patria di sapientissimi scalpellini e scultori. Delle loro opere sparse in tutto il mondo, serbano memoria le molte cave abbandonate.

b) Postazione in caverna (Monte Orsa). Le batterie di cannoni possono essere in barbetta (all'aperto in un piazzale), in postazione blindata (con il pezzo protetto da copertura in cemento armato con sovrapposto strato di terreno) oppure, soluzione onerosa ma efficiente, in caverna (lunga galleria scavata nella roccia, con depositi e ricoveri).



Collegio Opera Padre Beccaro (Viggiù)
Imponente edificio utilizzato fino agli anni Ottanta come collegio. Fatiscente e completamente spogliato, al suo interno sopravvivono due interessanti testimonianze sulla sua storia. Una lapide mutila, spezzata in tre pezzi e strappata dal muro recita: A(...) AMICI D (...)/COMIT. GIOV. PER GLI ORFANI DI G(...)/I CADUTI PER LA PATRIA/SONO VIVI NEL CULTO DEGLI ORFANI/OGGI FRATELLI IN UNA NUOVA FAMIGLIA/PRESENTE IL PRINCIPE IL CONSIGLIO POSE/XXI.V.MCMXXIII e un'altra, ancora collocata sulla parete e incredibilmente in buone condizioni: SANTA MARIA BERTILLA BOSCARDIN/1888-1922/NEL 1918 IN QUESTO LUOGO ALLORA OSPEDALE MILITARE/EBBE LA SUA AGONIA E IL SUO CALVARIO





c) Postazione blindata (Cuasso al Monte ). (v. quanto detto al punto b). Le travi in cemento armato sono state parzialmente disarmate da recuperanti.

Castello medievale (Cuasso al Monte)
L'interessante e rarissima pianta a ventaglio (come i ruderi di mole minore) non sono assolutamente percepibili nell'intricata vegetazione.





d) Casermetta (Marzio).
Posta su una strada militare che dà accesso ad una serie di postazioni blindate.




Lavatoio (Marzio)




e) Postazione per mitragliatrice (Brusimpiano). Posta in un ricovero in caverna con doppio accesso da trincea. Il parallelepipedo in cemento è l'appoggio per la mitragliatrice.




Miniera ottocentesca (Cavagnano)





f) Vallo (Porto Ceresio). Interessantissimo (e quasi sconosciuto) sbarramento posto sulla pianura di Porto Ceresio; agli estremi era collegata in galleria con i pendii verso il Monte Orsa e verso Cuasso.




Viale delle rimembranze (Porto Ceresio)
Ricordo che la Linea Cadorna, opera militare, è stata costruita fondamentalmente da circa trentamila civili (uomini non in età di leva militare, donne e ragazzi) perché le esigenze del conflitto richiedevano le forze migliori per il fronte. La morte poteva cogliere lì, o anche più tardi, a guerra terminata, in un ospedale da campo (come testimoniano date e luoghi scritti sulle targhette metalliche)...

BIBLIOGRAFIA
  • R. Corbella, Le fortificazioni della linea Cadorna tra Lago Maggiore e Ceresio - Macchione, Azzate 1998
  • A. Viviani, La linea Cadorna: Val d'Ossola, Lago Maggiore, Val d'Intelvi, lago di Como, Valtellina : itinerari storici e turistici - Macchione, Azzate 2001
  • http://www.youtube.com/watch?v=kR3Ru8ypH7Q