Disapprovate e temute dalle spose ufficiali, queste infaticabili seduttrici dalle ambizioni manifeste hanno giocato un ruolo fondamentale nella politica francese: da Carlo VII a Napoleone III.
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Se gli annalisti dell'epoca attribuiscono alla magia il magnetismo esercitato da Waldrade su Lotario II, nipote di Luigi il Pio, occorrerà attendere sei secoli per vedere la prima amante reale esercitare una reale ed effettiva influenza sul suo amato. L'irruzione di Agnes Sorel nella vita di Carlo VII di Francia trasforma il monarca, nel quale la donna contribuisce a risvegliare il coraggio, scuotendolo dalla letargia. La donna capisce che la debole e malinconica sposa, Maria d'Angiò, non avendo alcun potere sul marito, non si opporrà a questa relazione. Agnese ha l'appoggio e il consiglio del ciambellano Pierre de Breze, il cui ascendente si consolida negli affari dello Stato, e che vede nella donna qualcuno in grado di governare facilmente il re. Per circa venti anni l'amante guida il sovrano, lo circonda di ministri di sua scelta, esercita su di lui un dominio psicologico e, con l'aiuto di Breze, lo esorta a completare la conquista del suo regno, riconquistando agli Inglesi la Guienna e la Normandia. "L'indecenza" che la Sorel sfoggia nei suoi vestiti scandalizza fortemente la corte.
Nel 1446, il futuro Luigi XI, non sopportando il suo accanimento nei confronti di suo padre, finisce per schiaffeggiarla pubblicamente: "Il re – grida il giovane – si trascina avanti non così bene come potrebbe, ma io ho l'intenzione di mettere ordine nei suoi fatti. Io scaccerò Agnese e lo metterò al di fuori da tutte le sue follie".
Un secolo più tardi, Francesco I renderà peraltro omaggio ad Agnes Sorel: "Gentile Agnese, tu meriti più onore, essendo la causa vera da perseguire il recupero della Francia". Lo stesso re, poeta dilettante, scriverà ancora: "Spesso la donna cambia (varia), e ben folle colui che se ne fida", ma stavolta i versi alludono alla sua favorita Anna de Pisseleu, duchessa d'Etampes.
Per questo uomo indifferente, l'assoggettamento al quale lo espone questa vecchia dama d'onore della madre Luisa di Savoia, sembra procurargli un piacere nuovo. Egli vi si abbandona e si lascia governare. Anne de Pisseleu vede in tal modo accrescere, di giorno in giorno, la sua influenza e può permettersi di propagare il protestantesimo in Francia, unendo i suoi sforzi a quelli di Clement Marot o di Andelot, fratello dell'ammiraglio de Coligny.
Storie poco cattoliche
La giovane viene però a trovarsi ben presto in concorrenza con Diana de Poitiers, amante del delfino Enrico, e teme il momento in cui sarà costretta a cedere il ruolo che occupa nella corte da diversi anni. Questa rivalità viene interrotta dalla improvvisa scomparsa di Francesco I e con l'ascesa al trono di Enrico II: Diana de Poitiers diventa così la donna più potente del paese. Diana, implacabile nel suo odio, scaccia Anna e rinnova la compagine di governo al posto del suo reale amante. Enrico II viene accusato di essere troppo sottomesso ai desideri di Diana. L'ascendente che egli subisce deriva senza dubbio dal fatto che Diana ha contribuito alla sua educazione. Inoltre, la donna è molto più vecchia di lui, più erudita, meglio informata degli affari del regno e più adatta a gestirli. Diana ha l'abilità di legare al meglio la Casa di Francia con le grandi famiglie della penisola italiana, sperando di orientare Enrico II verso una politica italiana. Essa interviene, in tal modo, nel 1551, nel progetto di unione fra una delle figlie del re, Elisabetta, e il figlio di Ercole d'Este, Alfonso di Ferrara.
Visceralmente e fortemente anti-protestante, la donna gioca un ruolo considerevole nella persecuzione degli Ugonotti e ispira ad Enrico II tutte le crudeltà di cui si rende colpevole verso i nemici della fede cattolica. Nel settembre 1557, dopo la retata effettuata fra i partecipanti alla preghiera della Rue Saint-Jacques a Parigi, le repressioni contro i protestanti, su sua istigazione, assumono un'ampiezza ancora più drammatica con esecuzioni capitali e l'insediamento dell'Inquisizione romana in Francia. Le persecuzioni dei calvinisti provocano le guerre di religione. Queste cominciano nel 1562, due anni dopo la fine del regno di Diana, e si chiudono allorché Enrico IV, su insistente richiesta della sua amante Gabriella d'Estrèes, abiura al protestantesimo.
La debolezza di Enrico IV è quella di soddisfare tutti capricci delle sue donne a condizione che queste condividano la sua alcova. Per loro è poi facile acquisire un ascendente sul suo animo e accrescerlo a volontà. Fra tutte, Gabriella è la più audace. Il ministro Sully le attribuisce diverse azioni politiche, fra le quali la dichiarazione di guerra contro la Spagna, nel 1595. Tuttavia la gloria più grande della donna è quella di spingere il suo re a redigere e a firmare il fondamentale Editto di Nantes.
Maria Luisa Motier de la Fayette, amante platonica di Luigi XIII, non ha da parte sua che un solo nemico, anche se di notevole peso: si tratta di Louis du Plessis de Richelieu. Il cardinale, che vuole conservare il potere, tenta di allontanarla dal re. In effetti, il re coltiva la sua relazione con la favorita per dispetto contro il suo ministro e anche per una avversione allo stesso Richelieu. Il cardinale tenta di guadagnare la fiducia di Maria Luisa e di portarla alla sua causa, come ha sempre fatto con tutti quelli che avvicinano il monarca. Egli sa, per mezzo del signore di Boissonval, primo valletto di camera del re, che la donna gli è pericolosamente ostile.
Il Re Sole nasce per le preghiere di una donna nell'ombra
Allorché Luigi XIII finisce per insediarla in un appartamento del piccolo padiglione di Versailles, dove può andare in segreto a trovarla, il cardinale capisce che non arriverà a discreditare la grande avversaria. Egli monta quindi una cospirazione per costringere la giovane donna a prendere il velo. La donna è costretta a ritirarsi nel Convento della Visitazione a Parigi. Il sovrano, che non può fare a meno di lei, gli rende spesso visita. Maria Luisa lo scongiura di riavvicinarsi alla regina Anna. Molti sostengono che è a seguito di una di queste visite, nel dicembre 1637, che la coppia reale concepisce il futuro Luigi XIV: "Nessuno ignora - riporta la cronaca - che la nascita di Luigi XIV è stato l'effetto delle sue incessanti preghiere".
Il Re Sole nasce nel settembre 1638, Taluni storici prendono un piacere particolare a considerare Caterina Enrichetta Bellier, baronessa de Beauvais, come la sua prima amante. Legame più che strano. Piccola, brutta, grossa e soprattutto orba, soprannominata Cathau la Borgnesse, la madre del re Anna d'Austria la designa per "svezzare" il figlio quindicenne. Cathau ha quasi venticinque anni più di lui ed assume questo compito un mattino quando esce dal suo bagno.
Ad ascoltare le voci malevole, sarebbe dopo l'apprendistato in amore che Luigi viene preso dalla sua leggendaria passione per le donne e che inizierà a collezionare un gran numero di amanti. Fra tutte, Madame de Maintenon (che finirà,segretamente per sposare) che gli sarà la più devota. La donna sa che l'onnipotente Borbone ha paura dell'Inferno e della dannazione eterna. Con la complicità di Bossuet, la donna lo mantiene metodicamente nelle sue paure e superstizioni per tenerlo in mano e raggiungere così i suoi fini. Non appena la donna arriva ad attaccarsi al re, ecco che le persecuzioni contro i protestanti raddoppiano di intensità. Le vengono attribuite la maggior parte dei disastri che devastano la Francia alla fine del regno di Luigi XIV. Nel 1714, Madame de Maintenon gioca un ruolo nell'emanazione dell'Editto di Marly, che accorda al Duca del Maine e al conte di Tolosa la successione alla corona in caso di estinzione dei principi del sangue.
Altre amanti rifiutano di vivere nell'ombra. Delle quattro sorelle Mailly-Nesle, che avranno tutte una relazione con Luigi XV, Maria Anna, duchessa di Chateauroux, si mostra la più ambiziosa. Con l'appoggio del Duca di Richelieu, la donna diventa per un certo periodo un personaggio molto potente a corte: avendo capito che il monarca ha un carattere pusillanime, la donna usa tutta la sua influenza per allontanare dagli affari il ministro Maurepas, ostacolo a tutti i suoi progetti, per spingere la Francia nella Guerra di Successione d'Austria. Avendo il clero chiesto ufficialmente il suo allontanamento, Luigi XV la prega di ritirarsi a Plaisance, casa di campagna dei fratelli Paris-Duvernay, celebri finanzieri. Coincidenza, l'uomo di fiducia di questi ultimi non è altro che François Poisson, accusato di concussione e impiccato in effigie nel 1745, lo stesso anno in cui sua figlia, Jeanne Antoinette, marchesa di Pompadour, si appresta a 23 anni a rimpiazzare la duchessa di Chateauroux nel letto di Versailles. Dal tempo di Madame de Maintenon, nessuna donna era riuscita ad acquisire un potere equivalente a quello della marchesa di Pompadour. All'indomani della sua presentazione ai cortigiani, la donna inizia un regno che durerà fino alla sua morte e nel corso della quale la potenza di Luigi XV sarà completamente assorbita dalla sua.
La fine dell'idillio scatena la battaglia per il potere
Con l'aiuto di consiglieri personali quali il Duca di Richelieu e il cardinale de Tencin, la Pompadour si impadronisce dell'autorità reale, pesando anche pesantemente sull'amministrazione interna e sul governo, le finanze, la direzione di polizia come anche sugli affari esteri, la pace, la guerra e le alleanze politiche. La donna influenza considerevolmente il re nella scelta di ministri e diplomatici, lasciandogli però la sensazione di essere lui quello che decide.
Nel 1750, dopo essersi completamente abbandonato per cinque anni all'amore che ha per la sua favorita, il re non è più attirato dalla Pompadour come agli inizi. La marchesa si trasforma ormai in una confidente e in una consigliera, il cui credito non solo non si esaurisce ma, anzi, aumenta di giorno in giorno. Per gestire meglio la sua presa sul monarca, la donna passa a favorire i suoi trastulli amorosi e gli organizza, nel famoso Parco dei Cervi, diversi incontri poco confessabili con giovani bellezze consenzienti. In tal modo la donna può continuare ad allargare la sua azione di capo di stato: riunisce presso di sé il Consiglio dei Ministri, riceve gli ambasciatori stranieri e mantiene collegamenti con incaricati di affari presso le corti europee. Il 1° maggio 1756, con l'aiuto di Bernis e di Choiseul, induce il re a firmare con Maria Teresa d'Austria un'alleanza che getta la Francia nella difficile guerra dei Sette anni.
Nella vita amorosa di Luigi XV il nome della contessa du Barry rimane strettamente legato a quello della Pompadour. A differenza della marchesa, madame du Barry non decide né la guerra, né la pace e soprattutto non cerca di giocare un ruolo politico. Per contro la donna agisce con efficacia negli affari interni. La sua potenza diventa incontestata e i suoi avversari non osano combatterla. Allorché scoppia la Rivoluzione, la donna è incapace di mascherare le sue ricchezze e contribuisce a rendersi sospetta agli occhi di quelli che la invieranno al patibolo.
E' l'epoca in cui Anna Caumont La Force, contessa di Balbi, organizza l'emigrazione del suo amante, il conte di Provenza, sperando di poter ancora soppiantare suo fratello Luigi XVI. La contessa deve costringerlo con la forza a lasciare la corte. Una debolezza inspiegabile spinge il conte di Provenza ad asservirsi in maniera quasi umiliante alle necessità di colei che l'ha sedotto. E' ormai certo che l'uomo, senza la presenza di spirito della contessa, non sarebbe sopravvissuto alla rivoluzione e non sarebbe mai diventato Luigi XVIII.
Questi, poco dopo la sua ascesa al trono, si getta nelle braccia di una donna più bella, Zoe-Vittoria Talon, contessa di Cayla. La relazione di Zoe Vittoria con il monarca non è altro che un'amicizia "che gli cade dal cielo per consolare le sue grandezze", secondo le parole di Chateaubriand, La contessa incita il suo amante ad annullare i provvedimenti liberali della Restaurazione e si impegna con successo a riconciliarlo con suo fratello il conte d'Artois, il futuro Carlo X, entrambi irritati dopo l'assassinio del Duca di Berry. La donna dispone, inoltre, di favori di cui viene accusata di facile uso. La Fayette assicura che Zoe acconsente a bruciare sotto i suoi occhi le carte del processo del marchese di Favras, accusato di avere tentato di far evadere Luigi XVI di prigione e il cui difensore altri non era che il padre di Zoe, l'avvocato Antoine-Omer Talon.
La Castiglione e Napoleone III
Napoleone III resta inflessibile di fronte a qualsiasi tentativo di ascendenza femminile. Le sue scappatelle sono più numerose di quelle di Enrico IV e Luigi XV. Non sapendo come sbarazzarsene, egli si confida: "Sono perseguitato da tre donne. Ho la bionda al piano terra della quale cerco di disfarmi (la contessa de La Bedoyere). Ho poi la dama del primo piano (la contessa di Castiglione) che è indubbiamente molto bella, ma mi stordisce. Ho ancora la bionda del secondo (la contessa Walewska) che è in caccia di me e mi insegue".
Solamente Virginia Oldoini de Verasis, contessa di Castiglione, arriva ad utilizzarlo. Nel 1855, Camillo Benso conte di Cavour, presidente del Consiglio del Regno di Sardegna, conoscendo le sue qualità di spirito, incarica la nobildonna di una missione a Parigi. Dopo aver sostenuto la Francia e il Regno Unito nella guerra di Crimea, inviandovi delle truppe, Cavour spera di perorare la causa dell'unità italiana presso Napoleone III, alla luce del principio delle nazionalità, tanto caro all'imperatore francese. Virginia deve commuovere l'imperatore, amante delle belle donne, per vivificare in lui le simpatie italiane e attirare la sua attenzione sulla richiesta del governo piemontese. La donna mantiene una relazione di due anni con il monarca francese. Il suo amante gli apre le porte dei saloni privati d'Europa, dove trova i grandi personaggi dell'epoca. Virginia svolge perfettamente la sua missione, giocando un ruolo decisivo per il governo del Regno di Sardegna, informato, momento per momento, dello stato di spirito dell'imperatore e dei progressi dei suoi progetti: "Io ho fatto l'Italia e salvato il Papato", scriverà la donna dopo la sua rottura con Napoleone III.
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BIBLIOGRAFIA
- E. Abbott, Storia delle altre. Concubine, amanti, mantenute, amiche – Mondadori, Milano 2006
- B. Craveri, Amanti e regine. Il potere delle donne – Adelphi, Milano 2005
- M. Innocenti, Principesse e cortigiane. Le belle dell'Ottocento – Mursia, Milano 2003
- C. Rendina, Cardinali e cortigiane – Newton Compton, Roma 2010
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