Nel 1808, fuggendo davanti alle truppe napoleoniche, la corte portoghese decide di rifugiarsi a Rio de Janeiro. Un soggiorno determinante per il destino del Brasile.
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Rio de Janeiro e l’avvio dell’indipendenza brasiliana
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Il 7 marzo 1808 la Regina Maria I del Portogallo, il Principe Reggente Joao (Giovanni) e l’amministrazione portoghese, ovvero più di 12.000 persone, sbarcano a Rio de Janeiro, capitale della colonia brasiliana dal 1763, per insediarvi la loro corte.
Qualche mese prima, il reggente aveva rifiutato l’adesione al Blocco Continentale (l’interdizione del commercio inglese in Europa) che Napoleone voleva imporgli. Questa prospettiva avrebbe significato la rovina economica del paese, in quanto fin dal XVIII secolo l’alleanza con l’Inghilterra era il fulcro della politica estera portoghese. Fuggendo davanti all’esercito napoleonico - che aveva varcato la frontiera portoghese il 19 novembre 1807 - venti navi e una quindicina di battelli commerciali attraversano l’Atlantico sotto la protezione di una squadra inglese, approdando a San Salvador de Bahia il 22 gennaio 1808.
Questo evento inedito - era la prima volta che un sovrano europeo metteva piede nel Nuovo Mondo - porterà meno di 15 anni più tardi all’indipendenza quasi pacifica del Brasile e soprattutto, a differenza delle antiche colonie spagnole, al mantenimento di una integrità territoriale che rende oggi il Brasile il gigante dell’America Latina.
L’installazione del sovrano portoghese a Rio non è così sorprendente, proprio per il fatto che il Portogallo intratteneva relazioni privilegiate con la sua colonia. Durante la guerra dei Sette Anni (1756-1763), di fronte al “Patto di famiglia franco-spagnolo”, una ipotesi simile era stata già avanzata a Lisbona. In effetti il Brasile rappresentava l’80% del commercio coloniale portoghese e assicurava la prosperità economica della metropoli. Il Portogallo, riesportando i prodotti brasiliani (zucchero, tabacco e soprattutto cotone) verso l’Inghilterra poteva assicurarsi utili significativi. D’altronde l’Inghilterra non assicurava la protezione del Portogallo se non nella misura in cui essa beneficiava di vantaggi commerciali esclusivi con le sue colonie, in particolare in Brasile.
Già nel 1778 Luis de Vasconcelos e Souza, Vicerè fino al 1790, aveva ricevuto istruzioni significative sulla situazione rispettiva del Portogallo e del Brasile: “E’ certo e dimostrato che, senza il Brasile, il Portogallo è una potenza insignificante e che il Brasile, senza la presenza di una forza militare, rappresenta un tesoro prezioso offerto alla bramosia di chi lo vuole occupare”. In queste condizioni, la partenza della corte da Lisbona per Rio de Janeiro risponde a una logica: demograficamente (2 milioni di abitanti su ogni lato dell’Atlantico), economicamente e politicamente il Brasile risulta essere già in equilibrio con la sua metropoli.
La prima conseguenza dell’arrivo dei sovrani portoghesi è di ordine economico. Il “patto coloniale” che assicurava alla metropoli il monopolio del commercio e dell’attività manifatturiera viene automaticamente smantellato a partire dal gennaio 1808. I porti vengono aperti al commercio estero e sono contemporaneamente abolite tutte le restrizioni alle attività industriali. Vengono inoltre aperti dei negoziati con l’Inghilterra che si concludono nel febbraio 1810 con un trattato di alleanza e di commercio così favorevole agli Inglesi che da quel momento essi pagano dei diritti di dogana inferiori agli stessi Portoghesi.
Anche sul piano politico e culturale l’avvenimento risulta determinante. Il Principe Reggente, quando arriva a Rio, viene accolto con feste. Si parla di “nuovo Impero del Brasile”. Il sovrano ricostituisce a Rio il governo e le istituzioni portoghesi, organizza una spedizione contro la Guyana francese e la città della Cayenna viene occupata nel 1809. La Banca del Brasile viene fondata in questo periodo e il paese è dotato di istituzioni scientifiche fino a quel momento vietate (non esistevano né università, né stamperie): scuola di medicina, “licei artistici”, biblioteca, osservatorio, accademia militare... Rio de Janeiro cresce a vista d’occhio, passando in pochi anni da 60.000 a 150.000 abitanti, si abbellisce e si dota di un teatro.
Alla morte della regina Maria, nel 1816, il principe reggente diviene re con il nome di Joao (Giovanni) VI, proclamandosi sovrano del “Regno unito di Portogallo e Brasile”. Nel 1813, dopo la partenza dei Francesi dal suolo portoghese, nulla più impedisce al re ed alla sua corte di rientrare a Lisbona, ma occorrerà una rivoluzione liberale nella città di Oporto nell’agosto 1820 affinché Giovanni VI decida di rientrare in Portogallo, nel luglio 1821. Il re teme di essere deposto dalle Cortes (assemblee) di Lisbona, che hanno appena abolito i privilegi dell’ancien regime e il sistema feudale. Prima della sua partenza, Giovanni VI ha installato a Rio un Consiglio di Reggenza, sotto l’autorità di suo figlio, Dom Pedro, erede della corona.
Saranno il radicalismo liberale delle Cortes di Lisbona e il loro tentativo di ricolonizzazione del Brasile a gettare le basi per l’indipendenza. Dom Pedro, che ha appena 10 anni al suo arrivo in Brasile, non conosce il Portogallo. Ricevuta l’intimazione di rientrare a Lisbona dalle Cortes, il 29 gennaio 1822 egli annuncia che non obbedirà all’ordine ricevuto. Il 7 settembre, apprendendo che le assemblee hanno deciso di mettere fine ai suoi poteri, egli pronuncia il famoso “Grido di Ipiranga” (dal nome del fiume sulla cui riva si trovava): “L’Indipendenza o la morte!”.
Il 1° dicembre 1822 l’erede al trono del Portogallo diventa il capo del nuovo stato indipendente sotto il nome di Pedro I, “Imperatore e difensore costituzionale” del Brasile.
Il Brasile, da quel momento passa economicamente da una tutela all’altra e diventa proprio quello che volevano farne gli Inglesi: un fornitore di materie prime e un “emporio per i prodotti manifatturieri”. Ma in tal modo l’Inghilterra, opponendosi a qualsiasi scollamento del paese, ne garantisce durevolmente la sua unità. Nel 1823, per esempio, l’ammiraglio Cochrane riesce ad impedire, alla testa della flotta brasiliana che ha contribuito a creare con degli ufficiali inglesi, la secessione dello stato di Bahia. Due anni più tardi, nel 1825, sotto la pressione degli Inglesi, il Portogallo riconosce ufficialmente l’indipendenza del Brasile.
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BIBLIOGRAFIA
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M. Maestri, Storia del Brasile – Xenia, 1990
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J. H., Saraiva, Storia del Portogallo – Bruno Mondadori, 2004
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P. Calmon, História da civilização brasileira - Brasília, Conselho Editorial, 2002
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