Tra gli anni ’60 e ’70 un killer seriale terrorizza la California. Il caso Zodiac lascia dietro di sè una lunga scia di sangue a cui gli investigatori statunitensi non riescono a dare risposta. E a tutt’oggi il caso è ancora avvolto nel mistero, senza un colpevole e senza una motivazione ai suoi crimini efferati.
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Nel nostro tempo il problema dell’omicidio seriale è diventato particolarmente evidente, sia a causa di una rilevante crescita numerica degli assassini seriali, sia a causa della maggiore attenzione prestata dai mass media. Tuttavia il fenomeno non è nuovo, anche se il termine “serial killer” è piuttosto recente.
Nell’immaginario collettivo è diffusa l’idea che il serial killer sia un soggetto intelligentissimo, una sorta di genio del male che entra in competizione intellettuale con coloro che cercano di catturarlo. In realtà il motivo della difficoltà nel catturarlo è dovuto alla mancanza di correlazione tra autore del crimine, vittima e movente, elementi fondamentali per l’investigazione. Il modus operandi del serial killer, infatti, è assolutamente in linea con quello di un predatore, colpisce a casaccio: si diventa vittima perché in quel momento ci si trova nel posto sbagliato alla presenza della persona sbagliata.
L’omicida seriale uccide, stupra e tortura perché ne riceve piacere, perché il gesto lo appaga offrendogli quella sensazione di dominio e di controllo che probabilmente manca del tutto nella sua vita. L’idea omicida del killer seriale non può essere inibita e richiede per forza di essere messa in atto, assicurandogli benessere. L’eccitazione della “caccia” lo spinge così all’azione.
La cronaca è prodiga di storie di psicopatici che uccidono serialmente sfidando apertamente le autorità di polizia con messaggi. Ma il caso del “Killer dello Zodiaco” è a suo modo esemplare e può essere definito come uno dei più misteriosi dai tempi di Jack lo Squartatore.
Zodiac non è mai stato preso. Tra il 1963 e il 1974 ha agito indisturbato in California, beffando gli investigatori della FBI con lettere e con messaggi criptici.
Il debutto di Zodiac risale probabilmente al 4 luglio 1963, quando Robert Domingos e Linda Edwards vengono freddati rispettivamente da undici e nove proiettili sparati da una calibro 22 semiautomatica armata con munizioni Winchester Western Super X. I due ragazzi si trovavano su una spiaggia vicino a Lompoc e avevano saltato le lezioni per il cosiddetto Senior Ditch Day (un giorno concordato in cui tradizionalmente tutti gli studenti dell’ultimo anno non si presentavano alle lezioni). Entrambi furono legati con pezzi di corda, non furono derubati o seviziati e furono uccisi con un’arma del tutto analoga a quella che poi userà per i suoi delitti Zodiac Killer. Il crimine è rimasto insoluto, senza colpevoli e senza rivendicazioni.
Un altro delitto irrisolto e probabilmente collegato a Zodiac è quello di Cheri Jo Bates, una studentessa di Riverside aggredita e uccisa a pugnalate la notte del 30 ottobre del 1966 dopo essere stata prelevata con l’inganno dal parcheggio del college della città. Dopo aver sabotato l’auto, strappando i fili della calotta dello spinterogeno, l’assassino si offre di accompagnare a casa la ragazza. La studentessa viene ritrovata il mattino seguente quasi decapitata, uccisa da tre pugnalate al torace, una alla schiena e sette alla gola. Il corpo di Cheri Jo presentava lividi ed ematomi di grosso rilievo, quindi era stata percossa prima di essere assassinata. Sotto le unghie della povera Cheri gli inquirenti trovano tracce di pelle e capelli, nelle vicinanze del cadavere anche un’impronta di scarpa militare. Sulla scena del crimine si trova un orologio da uomo, fermo alle ore 12.23, con tracce di vernice sul cinturino. Le indagini si indirizza verso gli amici e gli ex fidanzati della ragazza, poiché si ritiene che il movente dell’assassinio sia passionale. È a questo punto che il killer si presenta con due lettere-copia inviate alla polizia di Riverside e alla sede del giornale locale, il Riverside Press-Enterprise. Entrambe arrivano a destinazione il 29 novembre 1966. Sono intitolate “La Confessione” e sono la rivendicazione dell’omicidio. L’autore fornisce la dinamica dell’omicidio precisando dettagli non diffusi al pubblico, quindi in possesso dei soli inquirenti. Quello che più preoccupa è la parte finale delle missive, quella in cui l’autore precisa: «Non è la prima e non sarà nemmeno l’ultima. Passo notti insonni a pensare chi sarà la mia prossima vittima. [...]». Ma la polizia continua a ritenere il movente passionale la chiave del mistero, considerando quindi le lettere opera di uno sciacallo.
Nel dicembre del 1966 è ritrovata una scritta farneticante intagliata sul lato inferiore di una scrivania nella biblioteca del Riverside City College, la scuola frequentata da Cheri Jo Bates. Il linguaggio e la calligrafia della scritta, una poesia delirante intitolata “Sick of living/unwilling to die” (Disgustato dalla vita/non disposto a morire) e firmata “rh”, assomigliano molto alle lettere scritte da Zodiac dopo i suoi delitti.
Il 30 aprile dell’anno dopo, il padre della ragazza, la polizia locale e il Riverside Press-Enterprise ricevono tre lettere molto identiche. Il testo è stato scritto a matita su carta da lettere. Nelle copie inviate al Press-Enterprise e alla polizia si legge: «Bates doveva morire ce ne saranno ancora», con un piccolo scarabocchio sul fondo, un simbolo che assomigliava alla lettera “Z” unita lateralmente a una specie di 3. La copia inviata a Joseph Bates, padre della ragazza, recita: «Lei doveva morire ce ne saranno ancora», senza il simbolo finale. Ancora oggi l'omicidio della Bates è insoluto. Gli investigatori non hanno mai abbandonato la pista passionale, pur ammettendo che le lettere possono essere state scritte da Zodiac per farsi aggiudicare, a torto, il merito.
Ufficialmente per la polizia l’attività criminale di Zodiac inizia il 20 dicembre 1968, quando l’assassino seriale uccide due fidanzatini, David Arthur Faraday, di diciassette anni, e la sua coetanea Betty Lou Jensen. I due si erano appartati in un parcheggio, quando tra le 23.15 e le 23.30 qualcuno scende da un'automobile metallizzata e spara contro l’auto dei due ragazzi con una semi automatica calibro 22, caricata con munizioni Winchester Western Super X con punta in rame. I fidanzatini fuggono dall’auto, ma sono colpiti dai proiettili dell’assassino: David è colpito da una sola pallottola alla testa e muore entro pochi minuti, Betty è invece raggiunta da cinque colpi alla schiena e spira all'istante. Sulla macchina e sui corpi dei due ragazzi non c’è segno di furto o rapina. Un testimone, Stella Borges, riferisce di aver visto una Chevrolet metallizzata a quattro porte aggirarsi nella zona e allontanarsi a tutto gas. Nonostante la grossa taglia messa dalla polizia, l’omicida non sarà mai trovato.
Sette mesi dopo, il 4 luglio 1969, ancora in un parcheggio, questa volta in quello del Blue Rock Springs Golf Course di Vallejo è aggredita un’altra coppia di ragazzi: Darlene Ferrin, di ventidue anni, e Mike Mageau, di diciannove. La ragazza muore dove essere stata raggiunta da cinque proiettili, il ragazzo, pur ferito da quattro colpi, si salva, riuscendo a descrivere l’assassino come un uomo bianco, alto circa un metro e settantacinque, sulla trentina, tarchiato e con i capelli scuri e occhiali. Il ragazzo riferisce anche che l’auto da cui è sceso il criminale poteva essere una Ford Mustang o una Chevrolet Corvair. L’arma utilizzata è questa volta una pistola 9 mm. Inizialmente la polizia batte la pista passionale, poiché Darlene è sposata, poi abbandona questa pista per il solido e indubitabile alibi del marito.
Quarantacinque minuti dopo l’aggressione, attraverso una telefonata alla polizia, una voce anonima si attribuisce questo crimine e quello di dicembre dell’anno precedente: «Dirigetevi a un miglio est sul Viale di Cristoforo Colombo, verso il parco pubblico, lì troverete dei ragazzi in una macchina marrone. Gli ho sparato con una Luger da 9 mm. Ho ucciso dei ragazzi anche l’anno scorso».
Il 31 luglio 1969, il killer torna a comunicare con tre lettere inviate alle redazioni di altrettanti giornali: il Times Herald di Vallejo, l’Examiner e il Chronicle di San Francisco. Ciascuna delle tre missive, oltre a fornire particolari che solo l’autore dei due crimini e la polizia potevano sapere, contiene un terzo di un crittogramma che, se risolto, dice il killer, svelerà la sua identità. Ogni lettera finisce con un simbolo, una croce iscritta in un cerchio, mentre il crittogramma termina con un codice «Ebeorietemethhpiti»: entrambi probabilmente sono il vero enigma da svelare per risalire all’identità del killer.
L’autore delle missive pretende la pubblicazione dei codici cifrati in prima pagina: «Voglio che stampiate il codice in prima pagina, venerdì 1° agosto 1969, se non lo farete inizierò a uccidere venerdì notte e continuerò per tutto il weekend. Andrò in giro e prenderò tutte le persone che troverò, da sole o in coppia, e andrò avanti finché non ne avrò ucciso più di una dozzina».
I tre codici cifrati sono puntualmente pubblicati, anche se il capo della polizia di Vallejo chiede al loro artefice di fornire altri dettagli sugli omicidi, per provare così di essere realmente l’autore degli omicidi di Faraday, Jensen e Ferrin. Il 4 agosto la redazione dell’Examiner di San Francisco riceve un’altra lettera. In essa il killer racconta nuovamente con accuratezza la dinamica dei due delitti, spiegando anche come fa a sparare con sicurezza al buio. Per la prima volta si firma “Zodiac”: «Caro Direttore qui è Zodiac che parla».
L’8 agosto, Donald e Bettye Harden, un professore di liceo e sua moglie, entrambi appassionati di enigmistica, riescono a decifrare l’intero crittogramma. La soluzione è una ripugnante dichiarazione: «Mi piace uccidere le persone perché è molto più divertente di ogni gioco selvaggio che si possa fare in una foresta. L'uomo è l'animale più pericoloso ed elettrizzante di tutti da uccidere. Qualcosa mi regala l’esperienza più eccitante che ci sia anche più di svuotarmi le palle con una ragazza. La parte migliore è che quando morirò, rinascerò in paradiso e tutte le mie vittime saranno miei schiavi. Perciò non vi darò il mio nome o tenterete di fermare la mia raccolta di schiavi per la vita ultraterrena. Ebeorietemethhpiti».
Il significato degli ultimi diciotto simboli, quello che sembra una firma, non è stato mai chiarito.
Il 27 settembre dello stesso anno, Zodiac torna a far parlare di se con un altro delitto. Cecilia Ann Shepard e Bryan Calvin Hartnell, due studenti universitari, sono appartati nella loro auto in un parcheggio in prossimità del lago Berryessa, quando un uomo vestito con una corta tunica nera dotata di cappuccio e con disegnata una croce in un cerchio, si avvicina loro impugnando una pistola. Dice di essere evaso dalla prigione di Deer Lodge e di aver bisogno dell’auto e di soldi per fuggire in Messico. Dopo aver ottenuto quel che voleva il misterioso personaggio lega la coppia e comincia a pugnalarli: dieci coltellate alla ragazza e sei al ragazzo. Prima di andarsene, l’assassino scrive sulla portiera della macchina con gesso nero: «Vallejo 12-20-68, 7-4-69, Sept 27-69-6:30. Con un coltello». I due ragazzi sono ritrovati da un pescatore che avvisa i ranger del lago. Nel frattempo, circa un’ora dopo, il dipartimento di polizia di Napa riceve una telefonata da un anonimo che riferisce di essere l’autore dell’aggressione: «Vorrei segnalare un assassinio, no, un duplice omicidio. I corpi sono a due miglia a nord della sede centrale del parco. Erano in una Volkswagen bianca. Sono stato io». La Polizia rintraccia la cabina telefonica da dove è partita la telefonata, rilevando alcune impronte digitali, la cui unica utilità sarà quella di scagionare dal delitto Ted Bundy, un criminale seriale associato erroneamente al delitto.
Neanche un mese dopo, l’11 ottobre, il tassista Paul Stine è ucciso da un colpo sparato alla testa con una 9 mm. L’omicidio ha luogo verso le 22, all’angolo tra Washington e Cherry Street, nel quartiere di Presidio Heights, San Francisco. Prima di andarsene indisturbato, l’assassino strappa un pezzo di camicia insanguinata dalla schiena del tassista. Tre testimoni danno una generica descrizione dell’assassino: maschio bianco, corpulento, tra i venticinque e i trent’anni, alto circa un metro e settantacinque centimetri, con i capelli scuri e vestito di nero. Due giorni dopo la redazione del San Francisco Chronicle riceve la solita lettera firmata con croce e cerchio. Questa volta contiene anche un pezzo della camicia insanguinata della vittima. L’autore della lettera non solo conferma la sua responsabilità nell’omicidio del tassista, ma insinua che potrebbe rubare un pulmino della scuola e uccidere tutti i bambini che ci sono sopra.
Seguono altre due lettere, entrambe spedite al San Francisco Chronicle. Nella prima, dell’8 novembre, il killer invia un altro crittogramma, mai decifrato. La seconda, il 9 novembre, ha un contenuto molto pericoloso: «È Zodiac che vi parla. Dalla fine di ottobre ho ucciso 7 persone. Sono piuttosto arrabbiato con la polizia che dice un sacco di bugie sul mio conto. Così cambierò il metodo di raccolta degli schiavi. Non lo annuncerò più a nessuno. Quando commetterò degli omicidi, questi vi sembreranno furti, uccisioni di rabbia o futili incidenti etc. La polizia non mi prenderà mai perché sono più intelligente di loro: 1) l’identikit che gira corrisponde a me solo quando vado a caccia di anime, il resto del tempo sono completamente diverso. 2) Non possono avere le mie impronte come dicono perché io indosso delle coperture sulle dita, sono di cemento per aeroplani. 3) Tutte le mie armi sono state comprate per corrispondenza da paesi stranieri e non potete rintracciarmi. [...] La sera dell’omicidio del tassista ero al parco, dei poliziotti si sono fermati per chiedermi se avessi visto qualcuno di sospetto». La lettera termina con una delirante descrizione e raffigurazione di una bomba in grado di far saltare in aria un autobus, che lo stesso Zodiac avrebbe costruito con le sue mani.
In una lettera inviata all’avvocato Melvin Belli, il 27 dicembre 1969, Zodiac perde la sua arroganza sollecitando addirittura l’aiuto del legale, perché teme di perdere a presto la padronanza di se stesso e di ricominciare a uccidere: «Per piacere mi aiuti, non manterrò il controllo ancora a lungo». Purtroppo Zodiac non contatterà più Belli.
A Zodiac sono accostati altri due episodi, seppur non perfettamente in linea con il suo modus operandi: il sequestro di Kathleen Johns e della figlioletta il 22 marzo 1970 nei pressi di Patterson, e la scomparsa di Donna Ann Lass svanita nel nulla il 26 settembre 1970 a South Lake Tahoe (Nevada).
Kathleen Johns riesce a fuggire dal suo rapitore, dopo che con l’inganno si era offerto di accompagnarla a casa. Dopo aver raggiunto la stazione di polizia di Patterson e aver visto l’identikit di Zodiac, la donna sostiene che poteva essere lui l’aggressore. Il 24 luglio la redazione del San Francisco Chronicle riceve una lettera in cui Zodiac si attribuisce il rapimento. A differenza delle altre lettere, in questa mancano i tradizionali particolari che Zodiac “offre” per attestare il suo coinvolgimento, per questo viene ritenuta un’operazione di Zodiac per farsi pubblicità oppure opera di uno sciacallo.
Anche la sparizione di Donna Ann Lass nel settembre del 1970 si crede sia opera di Zodiac. Il supposto collegamento con il serial killer sarebbe una cartolina spedita al San Francisco Chronicle il 22 marzo del 1971, che tuttavia non contiene nessuna prova. Il corpo di Donna Lass non è mai stato trovato.
Nonostante la fine degli omicidi, Zodiac continua la sua corrispondenza con polizia e organi di stampa. Tra l’aprile 1970 e il marzo 1971, infatti, il misterioso killer dello Zodiaco invia almeno nove lettere.
Tra quelle più interessanti vi è quella del 20 aprile 1970, in cui il killer scrive: «Il mio nome è», seguito da una sequenza di tredici simboli. Sotto un diagramma di una bomba, il killer si firma con il solito simbolo (la croce in un cerchio) e una frase in codice: ? = 10, SFPD = 0. Quest’ultima non è altro che un punteggio di una partita che il killer crede di giocare con il dipartimento di polizia di San Francisco (SFPD): Zodiac dieci, SFPD zero, ossia dieci vittime per il killer, zero soluzioni per la polizia.
Un’altra lettera, interessante per le annotazioni enigmatiche collegate all’annuncio della presenza di una bomba, è quella del 26 giugno 1970 inviata al San Francisco Chronicle. Su una mappa della baia di San Francisco Zodiac traccia una variante della sua firma, sempre una croce in un cerchio, ma questa volta come se si trattasse di un mirino puntato sul Mount Diablo, con ai vertici dei numeri e a fianco la scritta «Lo 0 deve essere rivolto verso il nord magnetico». Allegato alla mappa, un biglietto con scritto: «Usata insieme a questo codice, la mappa vi dirà dove ho messo la bomba. Avete tempo fino a questo autunno per trovarla [segue uno strano codice]». Un mese dopo, il 26 luglio, Zodiac fornisce un nuovo indizio alla polizia per decifrare la lettera del 26 giugno: «Il codice del Mount Diablo riguarda i Radianti. [?] pollici lungo i radianti». Prima della parola “pollici” compaiono alcuni strani segni indecifrabili. Le due lettere accendono la fantasia di molti appassionati di enigmistica, che propongono svariate interpretazioni, tutte però infondate.
Zodiac continua a comunicare con le autorità attraverso lettere minatorie e biglietti di auguri inviati alla stampa. L’ultima lettera ritenuta scritta da Zodiac è del 29 gennaio 1974. In essa, dopo aver lodato il film L’esorcista, considerato «la miglior commedia satirica», l’autore conclude con un simbolo diverso dall’usuale croce e cerchio, il cui significato non è mai stato spiegato dagli esperti. E’ il nuovo “punteggio”: «Io = 37, SFPD = 0». Dopo questa lettera, altre sono recapitate alle redazioni dei giornali, ma tutte sono ritenute opera di mitomani.
Numerosi i sospettati. Su due si indaga molto, con tanto di mandati e prove scientifiche ripetute negli anni: Arthur Leigh Allen e Rick Marshall.
Arthur Leigh Allen entra nelle attenzioni della polizia fin dal 1966, dopo l’omicidio di Cheri Jo Bates. Molte sono le coincidenze inquietanti che fanno sospettare di lui:
1) il giorno dopo l’omicidio di Cheri Jo stranamente non si presenta al lavoro;
2) possiede una macchina da scrivere Royal, tipo Elite, e le due lettere che rivendicavano l’omicidio sono scritte con una Royal;
3) ha un orologio Zodiac, il cui logo è un cerchio con una croce;
4) il numero di scarpa corrisponde alle impronte trovate sulla scena del crimine;
5) nel 1991 ad Allen vengono sequestrate armi e munizioni analoghe a quelle usate in alcuni omicidi (un coltello e proiettili Winchester Western Super X, come quelli utilizzati rispettivamente nel delitto Cheri Jo Bates e in quello della coppia Faraday-Jensen);
6) nel 1991 vengono ritrovati nella sua casa schemi di ordigni da costruire con gli stessi materiali descritti nella missiva della bomba e un catalogo di esplosivi acquistabili attraverso il web;
7) Arthur Leigh Allen si era rivolto all’avvocato Melvin Belli, lo stesso della missiva di aiuto inviata da Zodiac;
8) in una lettera del 1969 Zodiac aveva scritto le parole “busy work”, un modo di dire con cui gli insegnati delle elementari indicano un metodo per tenere impegnati i bambini e farli stare in silenzio: Allen è un insegnante alle elementari.
Oltre a queste inquietanti coincidenze, ci sono anche le deposizioni di alcuni amici di Allen. L’amico Don Cheeney ha riferito alla polizia che Arthur Leigh gli confidò che gli sarebbe piaciuto uccidere coppie a caso, sfidare poi la polizia inviando lettere con dettagli sui crimini, firmandole con il simbolo del suo orologio.
Un altro amico, Philip, ha riferito che Allen parlava spesso di cacciare essere umani, che erano più difficili da uccidere rispetto agli animali (lo stesso messaggio era contenuto nel crittogramma che Zodiac invia alle redazioni di tre giornali). Philip, inoltre, spesso prestava la sua auto, una Corvair, ad Allen (una Corvair è indicata da Mike Mageau, sopravvissuto all’azione del killer il 4 luglio 1969, come l’auto da cui è sceso l’assassino della sua ragazza). Le coincidenze su Allen sono ancora tante. Tuttavia, nonostante tre perquisizioni domiciliari (il 14 settembre 1972, il 14 febbraio 1991 e il 28 agosto 1992, due giorni dopo la sua morte), l’enorme quantità di indizi e una condanna per reati sessuali, il dipartimento di polizia di Vallejo non è riuscito a incriminare Arthur Leigh Allen perché nessuna prova concreta di un suo coinvolgimento negli omicidi fu mai trovata. Nell’ottobre del 2002 il DNA di Arthur Leigh Allen è stato confrontato con quello ricavato dalle lettere e dal materiale biologico rinvenuto sui luoghi dei delitti, ma i risultati sono stati negativi.
Indizi e strane coincidenze portano la polizia a concentrarsi anche su Rick Marshall. Numerosi, anche in questo caso i sospetti:
1) la somiglianza fisica piuttosto forte con gli identikit;
2) viveva nell’area di Riverside all’epoca dell’omicidio di Cheri Jo Bates;
3) nel 1969 abitava a San Francisco in Scott Street, molto vicino alla zona in cui fu ucciso il tassista Paul Stine;
4) possiede una macchina da scrivere Royal, uguale a quella usata da Zodiac;
5) ha delle risme di carta identica a quella usata per le lettere spedite dal serial killer;
6) usa una penna dello stesso tipo di quella con cui sono state scritte le lettere spedite da Zodiac;
7) la sua grafia, secondo gli esperti, ha molti tratti in comune con quella di Zodiac;
8) ha un’auto che somigliava molto a quella descritta dal sopravvissuto Mike Mageau;
9) conosce i metodi di costruzione di diagrammi elettrici, molto simili ai crittogrammi creati da Zodiac;
10) sa cucire a macchina (nel delitto di Cecilia Ann Shepard e Bryan Calvin Hartnell Zodiac indossava un cappuccio di fattura artigianale);
11) ha lavorato in una radio denominata KITM e queste quattro lettere somigliano ai simboli inclusi a chiusura della cosiddetta “Lettera dell’Esorcista” spedita dal serial killer.
A carico di Rick Marshall, tuttavia, non si sono mai trovate prove in grado di inchiodarlo.
Il killer dello Zodiaco ha avuto un’influenza rilevante sul clima intellettuale e artistico americano. Non solo la letteratura, il cinema e la televisione hanno attinto dalle sue vicende, ma anche una nuova scienza, chiamata “Zodiologia”, è entrata a far parte della ricerca scientifica (non accademica) statunitense.
La sfida del killer dello Zodiaco alla polizia e il fatto di non essere mai stato catturato ne hanno dunque ingigantito la figura, permettendo a mitomani di inserirsi nel caso con false lettere o dichiarazioni fasulle. Le ultime in ordine cronologico sono quelle di Dennis Kaufman e Deborah Perez che, rispettivamente nel 2008 e 2009, hanno dichiarato di essere le figlie del killer seriale.
La prima, Dennis Kaufman, ha cercato di dimostrare che il suo patrigno, Jack Tarrance, sarebbe stato il killer. Per questo portò degli oggetti: un coltello ancora sporco di sangue e un abito nero ricavato da un sacco con il simbolo di Zodiac. La polizia decise di eseguire esami del DNA ma scoprì che il corpo del pseudo killer era stato cremato. Si scoprirà anche che il sangue sul coltello era di origine animale, precisamente di gallina.
Anche Deborah Perez afferma che suo padre, Guy Ward Hendrickson, morto nel 1983 all’età di sessantotto anni, è il killer dello Zodiaco. E lo fa portando come prova un paio di occhiali. Nello stesso tempo afferma non solo di essere l’autrice inconsapevole di alcune lettere, ma che suo padre la portò con sé in almeno due omicidi. Dopo le dichiarazioni della Perez la polizia scopre che la donna aveva confessato in un’altra occasione di essere la figlia illegittima di John Fitzgerald Kennedy.
Nel 2004 il caso Zodiac fu dichiarato dal dipartimento di polizia di San Francisco come inattivo. Indubbiamente la fissazione omicidiaria, unita al piacere di sfidare le autorità in un delirio di onnipotenza, hanno contribuito a plasmare un individuo terribilmente pericoloso, mentre il fatto che il killer dello Zodiaco non abbia mai avuto un nome e un volto ha concorso a creare il mito del serial killer perfetto.
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BIBLIOGRAFIA
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J. Russell e R. Cohn, Zodiac Killer - Book on Demand, Stoughton, 2012
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