Numero 204 - Novembre 2013
Alla fine del IX secolo, mentre crolla l'impero carolingio, orde di predatori calano sui territori del sud alla ricerca di ricchezze. Questa invasione segna una svolta storica
I NORMANNI, BARBARI VENUTI DAL NORD, FONDANO LA NUOVA EUROPA
di ELENA BELLOMO
Alla fine del IX secolo l'Europa è squassata dagli ultimi singulti dell'impero carolingio. L'eredità di Carlo Magno si è precocemente decomposta tra lotte fratricide e ribellioni, mentre le scorrerie di ungari e saraceni ne martoriano le deboli regioni di confine come i territori meno accessibili e meglio difesi. Ancora più temibili però sono gli uomini del Nord che con l'arrivo della primavera salpano dalle coste della Scandinavia e della Danimarca e si dedicano fino all'autunno alle proprie razzie. Dapprima assalgono solo le località costiere, poi cominciano a risalire arditamente i fiumi ed arrivano addirittura ad assediare Parigi, difesa dal conte Ottone, che proprio per il coraggio dimostrato in questa tragica occasione avrebbe poi ottenuto il trono di Francia. In realtà questi temuti pirati sarebbero riusciti a fare propri tutti i mari del Nord, depredando le coste scozzesi e irlandesi, quelle inglesi, francesi ed iberiche. Le loro navi avevano fondi piatti per godere di maggiore stabilità in mare, mentre la prora era una temibile arma di offesa in grado di speronare le imbarcazioni nemiche. Mosse dal vento o dalla forza dei remi, solcavano i gelidi mari del Nord, ma sarebbero ben presto giunte anche alle acque del Mediterraneo. I comandanti più temerari si sarebbero spinti oltre lo stretto di Gibilterra.
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Il re normanno Guglielmo il Conquistatore affronta il nemico in un corpo a corpo
La Catalogna e la Provenza sarebbero state depredate ed uno di essi, giunto in vista delle coste toscane, avrebbe addirittura scambiato la piccola città di Luni per l'augusta Roma! Nella seconda metà del secolo un'altra spedizione avrebbe scoperto l'Islanda, dove ben presto sarebbero stati in molti ad emigrare. Pochi anni dopo questa prima scoperta geografica un altro navigatore, Gunnbjorn Ulfson, raggiunse la Groenlandia e sulle sue orme Bjerne Herjiulfson sarebbe arrivato fino al Labrador. A queste pionieristiche spedizioni avrebbero preso parte anche il leggendario Eric il Rosso e suo figlio Leif, che per primo, secoli avanti a Colombo, sarebbe sbarcato in America. Ma chi erano realmente questi arditi navigatori e spietati pirati? Numerosi sono i loro nomi. Alcuni li chiamano Normanni, cioè uomini del Nord, altri Vichinghi dal termine "Vik", che significa "fiordo", altri ancora "Varieghi" o "Variaghi". La loro società si organizzava in gruppi tribali all'interno dei quali vigeva la regola della solidarietà. Le donne erano onorate all'interno del focolare domestico, mentre agli uomini, a cui era concesso praticare la poligamia, erano impegnati nel dissodare le aride distese del paese natio, a razziare e commerciare, a rendere onore all'affollato pantheon vichingo. Solo nel X secolo sarebbe infatti cominciata l'avanzata cristiana anche in queste remote regioni dell'Europa. Le sanguinose e saghe nordiche ci hanno tramandato il ritratto di un mondo giovane e immaturo, primitivo e violento, tanto originale e vigoroso, quanto insensato e rozzo. In realtà nella Scandinavia pagana le donne goderono di una considerazione maggiore che in quella cristiana, mentre nell'arte, nella letteratura, nello studio della medicina i vichinghi elaboravano le basi di una civiltà potentemente creativa.
Già nell'XI secolo essa riusciva pur se per breve tempo a riunirsi, comprendendo anche l'Inghilterra, sotto il comando di un unico sovrano, Canuto il Grande. Anche se la sua creazione politica si sarebbe sciolta ben poco dopo la sua morte, essa rappresentò un momento di determinante importanza nella crescita di questo popolo. Un'ulteriore svolta nel cammino degli uomini del Nord sarebbe stata impressa dai rapporti con i popoli conosciuti durante scorrerie e commerci. Spesso accadeva infatti che i pirati scandinavi si stanziassero nelle regioni oggetto delle loro razzie e vi creassero comunità stabili. Nel 787, recita una cronaca anglosassone, " sulle coste della Sassonia occidentale approdarono tre navi (...) e i nuovi arrivati uccisero alcuni abitanti del luogo. Queste erano le prime navi dei Danesi che violarono la terra degli Angli." Nei decenni seguenti le razzie avrebbero progressivamente ampliato il proprio raggio. Sarebbe nato proprio così nell'Inghilterra centrale il "Danelaw", autonomo regno popolato da immigrati danesi, costantemente in guerra con gli Angli, guidati dai re Alfredo ed Etelredo. Quest'ultimo avrebbe tentato di comprare il sostegno dei Danesi contro le razzie dei Norvegesi, ma, tradendo ogni accordo, avrebbe poi ordinato il loro eccidio. Tra le vittime vi sarebbe stata anche la sorella del re di Danimarca che sarebbe infine riuscito a spodestare Etelredo, aprendo la strada alla breve unificazione di Canuto il Grande, suo erede. Nel 911 Carlo il Semplice aveva intanto offerto in feudo la Normandia al capo vichingo Rollone. Si trattava dell'ultimo disperato tentativo di imbrigliare i predoni del Nord all'interno delle fragili strutture politiche dell'Europa continentale. Sorprendentemente esso riuscì appieno.
I Normanni fecero propri i legami feudali ed impressero ad essi, ormai stantia eredità dell'età carolingia, una nuova vitalità, rinnovando l'importanza di questi vincoli di fedeltà personale tra guerrieri. In breve tempo la Normandia divenne una delle più fiorenti province della Francia, all'interno della quale la nobiltà aveva instaurato un efficiente dominio del territorio. Il duca Roberto I (1028-1038), prima della propria partenza in pellegrinaggio, avrebbe poi designato come proprio erede un figlio illegittimo, Guglielmo il Bastardo, passato però alla storia con il soprannome di Conquistatore. Sulla via della Terrasanta Roberto sarebbe morto e Guglielmo avrebbe quindi cominciato la propria lotta per il potere. Spietato e lungimirante, egli riuscì a piegare ogni resistenza e fece prosperare il proprio Paese. Ben presto però la Normandia non gli sarebbe più bastata ed egli avrebbe volto lo sguardo oltre la Manica, verso l'Inghilterra. Etelredo aveva infatti sposato una figlia di Roberto I, Emma, avvalorando le pretese dei duchi normanni sul trono degli Angli. Alla morte del re inglese Edoardo, Guglielmo, forte anche del sostegno di papa Alessandro II, si sarebbe scontrato con Aroldo, eletto sovrano dal popolo inglese. Attaccato dal Nord dal fratello e dal re di Norvegia, questi riuscì dapprima a respingere il primo assalto, ma capitolò dinanzi all'invasione partita dalla Normandia. La storica vittoria di Hastings (1066) consacrò quindi Guglielmo sul trono, mentre Aroldo, accecato e ferito, veniva smembrato dai cavalieri normanni.
La splendida tappezzeria di Bayeux avrebbe infine immortalato questa vittoriosa e
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Soldati normanni attaccano una roccaforte inglese
violenta epopea. Guglielmo regnò sull'Inghilterra con il pugno di ferro ed il rispetto delle leggi. Nel 1085 diede incarico di realizzare il primo catasto del regno, il Domesday Book, censimento di tutta la popolazione e delle sue proprietà. Il sovrano dovette comunque affrontare molte difficoltà e soprattutto continuare a combattere per tutta la vita. Combatté contro il figlio Roberto che tentava di sottrargli la Normandia, combatté contro il re di Francia di cui nel contempo era pari e vassallo. Con l'arrivo dei Normanni era però la Francia stessa con i propri baroni, la propria lingua e le proprie usanze ad aver messo prepotentemente piede nella terra degli Angli e dei Sassoni. Forse era proprio un sassone ribelle di questo periodo quel Robin Hood, mitizzato dalla leggenda, difensore di coloro che erano oppressi dal ceto dirigente normanno. L'Inghilterra non doveva essere però né l'ultima, né la più prestigiosa conquista degli ambiziosi uomini del Nord. Calando dalla Scandinavia verso Est, i commercianti svedesi avevano infatti cominciato a fare la spola tra le pianure abitate da popolazioni slave, l'impero bizantino e i principati arabi. Seguendo il corso dei grandi fiumi come il Dniepr ed il Volga, essi arrivavano infatti fino al Mar Nero, dove destavano impressione tra i raffinati arabi e greci per la loro rozzezza e decisione. Novgorod e Kiev sarebbero divenuti i punti nodali di questo asse di commercio. Gli svedesi erano detti "Vareghi" o "Variaghi" dalle popolazioni slave, cioè "commercianti", ma ben presto il loro ruolo all'interno delle comunità locali trascese il solo aspetto economico. Essi cominciarono infatti a fondare colonie stabili e a far sentire anche il proprio peso politico. Nascevano così le "rus", cioè i primi insediamenti stanziali di questi mercanti che sarebbero stati il fondamento dei futuri Stati russi.
Alla base della costituzione di questi principati infatti vi fu la determinante presenza scandinava, che avrebbe funto da catalizzatore nella creazioni di stabili organismi politici, all'interno di quali mantenne per lungo tempo un ruolo preminente. Nello stesso tempo i cadetti delle nobili famiglie normanne abbandonavano sempre più stesso la terra natia per guadagnarsi altrove il proprio futuro. Non erano né capaci artigiani, né artisti di talento, l'unico strumento che era stato loro insegnato ad usare fin dall'infanzia erano le armi. Partivano quindi all'avventura, pronti ad offrire i propri servigi al migliore offerente, sperando anche nella ricompensa di qualche feudo o nella mano di una ricca ereditiera. Alcuni di loro arrivarono addirittura a militare a fianco degli infedeli in Marocco ed in Persia, ma mete più consuete erano l'Italia meridionale e l'impero bizantino. Qui la guardia variega, corpo scelto a difesa della persona del basileus (imperatore), era composta esclusivamente da nobili scandinavi. Spesso essi erano giunti in Oriente in pellegrinaggio ed alla fine si erano fermati qui a combattere. Ad essi si affiancavano i mercenari che provenivano invece dalla Normandia. Ancora più agguerriti ed ambiziosi, i Bizantini avevano imparato a guardarli con sospetto mano a mano che essi avevano sottratto loro le terre del Sud d'Italia. Il Meridione della Penisola era infatti diviso in numerosi piccoli principati in continua lotta tra loro.
Alcuni di essi erano formalmente sottoposti all'autorità bizantina, altri avevano ascendenze longobarde, mentre la Puglia, organizzata in una provincia dell'impero (il catepanato) era il territorio più legato a Bisanzio. Ben presto i signorotti locali cominciarono ad avvalersi dei servizi di cavalieri normanni, giunti all'inizio nel Meridione come pellegrini presso il santuario di S. Michele del Gargano. In breve la situazione sarebbe però sfuggita loro di mano, come divenne drammaticamente chiaro durante l'assedio di Aversa da parte del normanno Riccardo Quarrel. Nessuna offerta di denaro fu infatti in grado di far desistere il condottiero dall'impossessarsi della città. L'antico mercenario non cercava più sporadici e miseri compensi, ma un proprio dominio. Riccardo, divenuto infine conte di Capua, sarebbe stato però superato dai risultati ottenuti dai fratelli Altavilla. Guglielmo, Unfredo e Roberto il Guiscardo, cioè l'Astuto, avevano infatti ben presto ottenuto una posizione di comando tra i Normanni che scorazzavano nel Sud d'Italia e che ormai erano tanto numerosi da creare una temibile forza combattente. Guglielmo in particolare ne aveva assunto il comando come primus inter pares. Egli riuscì ad espugnare Benevento e nel 1053 vinse la coalizione costituita dal pontefice Leone IX in funzione anti-normanna ed ottenne infine dal suo successore Nicolò II il riconoscimento delle proprie conquiste. Roberto divenne dunque duca di Puglia, Calabria e Sicilia. Il fratello più giovane, Ruggero, detto poi il Gran Conte, si sarebbe dedicato vittoriosamente alla conquista della Sicilia in mano araba, mentre Roberto metteva gli occhi nientemeno che sull'impero bizantino. Espugnata Bari nel 1071, egli organizzava una flotta capace di sconfiggere le navi del basileus a Durazzo e poi avanzava fin quasi a Salonicco. La sua spedizione era però interrotta a causa della richiesta di aiuto di papa Gregorio VII, assediato a Roma dall'imperatore Enrico IV. Il Guiscardo abbandonò le truppe e salvò il pontefice, ma al ritorno apprese che il suo esercito era stato sbaragliato dall'imperatore Alessio Comneno. Roberto non era però tipo da arrendersi e, mobilitata una nuova flotta, partiva ancora all'attacco. Solo la morte lo avrebbe fermato sulla spiaggia di Cefalonia. L'eredità del condottiero normanno doveva essere raccolta dal fratello Ruggero che già nel 1091 era padrone di tutta la Sicilia. Alla sua morte il nipote Ruggero II era ormai a capo di un saldo e potente regno mediterraneo, crocevia di cultura e commerci. Presso la sua corte i costumi della natia Francia si compenetravano con quelli musulmani e greci. La solida architettura romanica si impreziosiva di sontuosi mosaici bizantini e di elaborate decorazioni tipicamente arabe. La storiografia ha voluto vedere nel regno normanno d'Italia una sorta di precursore dei centralizzati Stati moderni. In realtà i sovrani normanni ebbero l'accortezza di adeguare le strutture di governo di cui avevano esperienza alla particolare situazione dell'Italia araba e bizantina, lasciando agli organismi locali ampi margini di autonomia. Ne sarebbe risultata un'amministrazione, sempre fondata sui vincoli feudali, tutt'altro che omogenea, ma pur sempre efficiente.
Quello stesso sistema che purtroppo secoli dopo sarebbe però degenerato nel più totale immobilismo e nello sfruttamento della popolazione da parte del ceto baronale. Scandinavia, Russia, Inghilterra, Italia, Bisanzio. Eppure le ambizioni normanne erano ancora ben lungi dall'essere sazie. Nuovo condottiero dell'espansione normanna, rivolta ora verso il Vicino Oriente sarebbe stato uno dei figli del Guiscardo, Boemondo d'Altavilla. In difficoltà in Italia nel mantenere il principato di Taranto in concorrenza con i parenti, Boemondo seppe cogliere al volo la ghiotta occasione della prima crociata. Raggiunto durante l'assedio di Amalfi da pellegrini che si recavano in Terrasanta per combattere, egli, secondo la testimonianza di un suo cavaliere, estemporaneamente aderì all'appello del papa Urbano II per la liberazione del S. Sepolcro. Preso il proprio prezioso mantello, lo strappò facendone croci per i propri cavalieri e si mise poi in cammino verso Oriente. Possiamo ben immaginarci la gioia di Alessio Comneno, quando seppe che oltre alle già indisciplinate truppe crociate giunte a Costantinopoli, avrebbe dovuto vedersela anche con il figlio del Guiscardo! Probabilmente più felice fu sua figlia Anna, che ci ha lasciato questo lusinghiero ritratto del condottiero normanno: "Un uomo simile in terra bizantina non si era mai visto, né tra i barbari né tra i greci. Il suo sembiante destava meraviglia, la sua voce spavento, era (...) tanto alto di statura da superare i più alti di circa un cubito. Slanciato senza pinguedine, le spalle ampie, aveva petto ben sviluppato e braccia robuste. Nel complesso non poteva dirsi né magro né corpulento, ma corrispondeva piuttosto ai canoni di Policleto: mani forti, saldo sui piedi, collo vigoroso, spalle larghe. Era di pelle candidissima, ma sul suo volto si mescolava il rosso al bianco. La capigliatura che aveva biondo chiaro non gli scendeva alle spalle alla maniera degli altri barbari, egli infatti non aveva la mania dei capelli lunghi, ma li portava tagliati all'orecchio.
E la barba era rossiccia o di altro colore? Non saprei dire, perché il rasoio non aveva lasciato che una pelle liscia come il marmo." Anna Comnena in realtà odiò appassionatamente Boemondo, infido normanno, in cerca solo di ricchezza e potere, ma non si può certo dire che su di lei questo carismatico comandante non esercitasse un certo fascino. Egli in ogni caso sarebbe stato il vero stratega della parte iniziale della crociata. A lui si devono la vittoria di Dorileo e l'inganno con cui fu conquistata Antiochia. Abbiamo detto della prima parte della crociata perché proprio ad Antiochia Boemondo si sarebbe fermato, creando qui il proprio principato. Egli non avrebbe contribuito per nulla alla liberazione di Gerusalemme ed avrebbe invece continuato a scontrarsi con i bizantini che esigevano la restituzione della città. Preso prigioniero dagli arabi, sarebbe infine stato liberato e, come riportano fonti piuttosto romanzate, le donne dell'entourage dell'emiro che lo aveva fatto prigioniero non sarebbero state del tutto estranee alla sua liberazione, a riconferma che non solo le principesse porfirogénite (titolo che spettava, nell'impero bizantino, ai figli e alle figlie dell'imperatore; ndr), fossero sensibili al suo ascendente. Ritornato in Europa, Boemondo avrebbe sposato la figlia del re di Francia e tentato inutilmente di realizzare il sogno del padre: la conquista di Bisanzio. I suoi discendenti avrebbero invece mantenuto il possesso del principato di Antiochia in Terrasanta. Dalla nativa Scandinavia gli uomini del Nord erano quindi sciamati in tutto il mondo allora conosciuto e ne erano divenuti inaspettatamente i dominatori. Regnavano nella florida Inghilterra e in Normandia, solcavano le acque del Mediterraneo, salpando dai propri principati d'Italia e di Terrasanta. Avevano fondato il loro dominio sulla forza e sull'astuzia, ma avrebbero anche saputo governare con lungimiranza. La loro civiltà marchiata dal ferro, ma tutt'altro che insensibile all'arte ed alla bellezza, avrebbe quindi impresso il proprio carattere al Medioevo occidentale ed orientale, guidandolo verso la propria rigogliosa maturità dei secoli XIII e XIV.
BIBLIOGRAFIA
  • I Normanni e la loro espansione, Spoleto 1969
  • I Normanni, popolo d'Europa. MXXX-MCC, a cura di M. D'Onofrio - Marsilio editore, Padova 1994.