GLI "HEYSSESSINI", ANTENATI
DEI MODERNI KILLERS POLITICI
di Elena Bellomo
Un gruppo di heyssessini in azione
Quasi giornalmente dallAlgeria giungono notizie di nuovi massacri ed atrocità,
la Terrasanta è ancora scossa da periodici attentati contro obiettivi militari e civili,
ed anche lOccidente ha tristemente sperimentato la violenza del terrorismo islamico.
Pur essendo infatti lIslam una religione altamente etica, nei cui principi è
chiaramente condannato lomicidio, le radici di questa lotta armata, spesso suicida,
contro la diversità e la pace sono estremamente antiche. Da un canto esse affondano nella
nozione di Jihad, cioè guerra santa, posta da Maometto stesso a fondamento del credo
musulmano, dallaltro trovano un importante precedente nelluso
dellassassinio come strumento politico che nel medioevo fu caratteristico della
corrente islamica ismaelita. Ad essa apparteneva la famigerata setta degli Assassini che
avrebbe usato questa strategia di morte e terrore nella lotta non tanto contro i
cristiani, ma soprattutto contro quegli stessi musulmani, che non ne condividevano le idee
religiose.
"Sappiate che sulle montagne ai confini di Damasco,
Antiochia ed Aleppo, cè una razza di saraceni che nel loro idioma sono chiamati
"Heyssessini" (...). Questa stirpe di uomini vive senza legge: in contrasto con
la legge dei saraceni si cibano di carne di maiale ed inoltre si uniscono senza
distinzione con tutte le donne, comprese le proprie madri e sorelle. Vivono sulle montagne
e sono pressoché invincibili perché possono rifugiarsi in castelli ben fortificati.
(...) Tra di loro vi è un Signore che desta il più grande timore sia in tutti i principi
saraceni, tanto vicini quanto lontani, che nei principi cristiani dei paesi confinanti. E
ciò perché li fa uccidere in una maniera straordinaria che è la seguente : sulle
montagne possiede molti splendidi palazzi, circondati da mura tanto alte che nessuno vi
può entrare se non attraverso una piccola porta sempre ben custodita". LEZIONI DI TERRORISMO "In questi palazzi vi
sono molti figli dei suoi contadini che vi vengono allevati sin dalla più tenera età.
Qui apprendono molte lingue come il latino, il greco, il provenzale, il saraceno e tante
altre ancora. A questi giovani, dalla prima infanzia fino alla maturità, i maestri
insegnano che devono obbedire a tutti i desideri ed ordini del Signore della loro terra e
che, se lo faranno, lui, che comanda su tutti gli dei esistenti, donerà loro le gioie del
paradiso. Viene loro inoltre insegnato che, se si opporranno anche minimamente al suo
volere, la salvezza sarà loro negata. Sappiate che, dal momento in cui da bambini sono
portati allinterno dei palazzi, non vedono nessuno se non i loro insegnanti e
maestri, e non ricevono nessun ordine fino a quando non sono convocati alla presenza del
loro Principe per uccidere qualcuno. Quando sono di fronte al Principe, egli chiede se
desiderino obbedire ai suoi ordini così che egli possa concedere loro il paradiso. Dopo
di che, così come è stato insegnato loro e senza obiezione e dubbio essi si gettano ai
suoi piedi e rispondono con fervore che lo serviranno in tutto quello che chiederà loro.
Quindi il signore dà ad ognuno un pugnale dorato e li manda ad uccidere quel principe che
egli ha indicato."
Con queste parole un inviato dellimperatore Federico Barbarossa descriveva nel 1175
la setta degli Assassini. Il successo della prima spedizione cristiana in Terrasanta
(1095-99) aveva infatti messo in contatto diretto gli adepti di questa confessione con i
franchi che avevano fondato in Siria e Palestina stabili insediamenti. Gli occidentali
erano rimasti profondamente colpiti dalle pratiche di questa setta, ed in particolare
dallassoluta dedizione dei suoi affiliati nei confronti dei propri capi, dallo
sprezzo del pericolo e dallinfallibilità delle loro azioni. FAMA LEGGENDARIA Persino un poeta provenzale affermava: "Così come gli Assassini servono
senza fallo il loro signore, così io servo Amore con costante lealtà". Non da meno,
il giovane Dante si dichiarava devoto allamata "più che Assassino al veglio e
a Dio il presto". In breve tempo questi abili sicari orientali erano quindi divenuti
il paradigma della dedizione più assoluta ad un ideale o ad un uomo. Inoltre, la
collocazione geografica della setta nel misterioso Oriente aveva fatto nascere numerose
leggende intorno agli Assassini. Fanatismo e senso del meraviglioso si univano quindi nei
racconti dei cronisti medievali, impressionati dalla potenza del Vecchio della Montagna,
il capo siriano della setta, e dallinspiegabile fedeltà dei suoi seguaci, che
poteva essere motivata solo dalla promessa di incredibili ricompense in questo mondo e
nellaltro. Forse la più interessante descrizione delle pratiche degli Assassini è
quella di Marco Polo, che con dovizia di particolari dipinge infatti le loro fortezze come
veri e propri paradisi.
"Lo Veglio (...) aveva fatto fare tra due montagne in una valle lo più bello
giardino e l più grande del mondo ; quivi avea tutti i frutti e li più belli
palagi del mondo, tutti dipinti ad oro e a bestie e a uccelli. Quivi era condotti: per
tale veniva acqua, e per tale vino. Quivi era donzelli e donzelle, gli più belli del
mondo e che meglio sapevano cantare e sonare e ballare ; e faceva credere lo Veglio a
costoro che quello era lo paradiso. E per ciò il fece, perché Maometto disse che chi
andasse in paradiso avrebbe di belle femmine quante ne volesse, e quivi troverebbe fiumi
di latte e di miele e di vino; e perciò lo fece simile a quello che avea detto Maometto.
E gli saracini di quella contrada credevano veramente che quello fosse il paradiso; e in
questo giardino non entrava se no colui che voleva fare assassino". "ALLEVAMENTO" DI ASSASSINI "Allentrata del giardino avea un castello sì forte che
non temeva niuno uomo del mondo. Lo Veglio teneva in sua corte tutti giovani di dodici
anni, li quali li paressono da diventare prodi uomeni. Quando lo Veglio ne faceva mettere
nel giardino, a quattro, a dieci, a venti, egli faceva loro dare bere oppio, e quegli
dormivano bene tre dì; e facevagli portare nel giardino, e al tempo gli faceva
isvegliare. Quando li giovani si svegliavano, egli si trovavano là entro e vedevano tutte
queste cose, veramente si credevano essere in paradiso. E queste donzelle sempre istavano
con loro con canti e in grandi sollazzi; donde egli aveano sì quel che voleano, che mai
per lo volere si sarebbero partiti da quel giardino. Il Veglio tiene bella corte e ricca,
e fa credere a quegli di quella montagna che così sia comio vho detto. E
quando ne vuole mandare niuno di quelli giovani in niuno luogo, li fa loro dare beveraggio
che dormono, e fagli recare fuori del giardino in sul suo palagio. Quando coloro si
svegliano, trovansi quivi, molto si maravigliano, e sono tristi che si truovano fuori del
paradiso. Egli se ne vanno incontamente dinanzi al Veglio, credendo che sia un gran
profeta, e inginocchiansi. Egli li domanda: "Onde venite ?" Rispondono:
"Dal paradiso" e contagli quello che vhanno veduto entro, e hanno gran
voglia di tornarvi. E quando il Veglio vuole fare uccidere alcuna persona, egli fa torre
quello lo quale sia più vigoroso e fagli uccidere cui egli vuole; e coloro lo fanno
volentieri, per tornare in paradiso. (...) In questa maniera non campa niuno uomo dinanzi
al Veglio della Montagna, a cui egli lo vuole fare; e sì vi dico che più re li fanno
tributo per quella paura."
Questo racconto del viaggiatore veneziano ci dimostra come ormai la leggenda degli
Assassini si fosse fatta sempre più complessa. La visione distorta dellIslam,
caratteristica dellOccidente medievale, si unisce ed elementi favolistici, fortezze
inaccessibili, spietati tiranni, ma anche paradisi artificiali, frutto dellinganno
della droga e di un astuto signore. IL CREDO DELLA SETTA La
setta, quindi, si era ben presto guadagnata un posto nellimmaginario collettivo
occidentale al punto che il suo stesso nome sarebbe entrato nel linguaggio corrente per
indicare sicari prezzolati. Tuttavia, la rappresentazione che i cronisti cristiani ci
forniscono di questa confessione è tuttaltro che veritiera. Ben diverse rispetto
allavidità di denaro e di piaceri erano in realtà le motivazioni che avevano
spinto gli Assassini a fare dellomicidio un mezzo di azione politica. Inoltre, del
tutto infondati erano i racconti che li volevano politeisti ed idolatri. Lungi
dallessere una setta sanguinaria, dominata da un mistificatore senza scrupoli,
capace di chiedere ai suoi uomini di gettarsi nel vuoto con il solo fine di impressionare
un ambasciatore occidentale, gli Assassini rappresentavano in realtà la frangia più
intransigente dellIslamismo ismaelita, quella stessa corrente religiosa a cui
aderiva ad esempio la dinastia fatimita, che aveva conquistato lAfrica del Nord.
Allinterno della confessione sciita, cioè quella che nella complicata questione
della successione a Maometto aveva sostenuto Alì, cugino e genero del Profeta, gli
Ismaeliti riconoscevano come propria guida Ismail, il settimo imam dellIslam, che,
vissuto nellVIII secolo, sarebbe dovuto ritornare in terra per portare la fede
musulmana al trionfo. Questa corrente religiosa, che oggi ha il suo capo spirituale
nellAga Khan, ebbe grande rigoglio durante lepoca medievale, giungendo ad
elaborare una complessa teosofia, non priva di accenti misterici e promesse messianiche.
Gli Assassini si battevano quindi sotto la guida del proprio signore per un ideale
religioso ben preciso che si opponeva allislamismo sunnita dominante. STRATEGIA DEL TERRORE Il successo dei Fatimiti era stato una conquista di fondamentale importanza per
lIsmaelitismo, ma la progressiva perdita di potere da parte dei califfi africani e
linvasione turca avevano posto gli Ismaeliti nella necessità di adottare una linea
dazione più risoluta. Fu Hasan-i Sabbah a comandare questa lotta. Egli scelse quale
propria sede il castello di Alamut, costruito sulla cresta di unaltura nel cuore
della catena dellElbrurz. La rocca, detta Nido dAquila, si ergeva a più di
1800 metri sul mare ed era considerata un presidio inespugnabile. Da qui Hasan dirigeva la
predicazione ismaelita, la conquista di nuove fortezze montane, ma soprattutto progettava
gli attentati contro gli oppositori della setta. Gli Ismaeliti, infatti, non furono gli
inventori dellassassinio politico, ma ne fecero unarma di incredibile
efficienza, colpendo "uomini-simbolo" sunniti con una tattica che oggi non
esiteremmo a definire terroristica. Nella loro azione non mancava inoltre un certo
carattere di ritualità, dato che tutte le loro vittime perirono trafitte da coltelli,
mentre non fu mai fatto uso di veleni o di armi a distanza. Lomicidio si connotava
quindi anche come un atto sacrificale. Antichi culti di morte trovavano quindi nuova vita
allinterno dellIslam e lomicidio diventava non solo atto dovuto di
devozione, ma unazione sacrale, capace di santificare chi se ne macchiava le mani.
Racconta il cronista Guglielmo di Tiro: "Immediatamente chiunque abbia ricevuto
lincarico inizia a sua missione senza pensare alle conseguenze che potrebbero
ricadere su di lui o senza preparasi una via di fuga". Per gli adepti, infatti, il
conseguimento dellimpunità non aveva alcun senso. Una volta catturati, avrebbero
sopportato qualsiasi pena, convinti delleroicità del proprio martirio. Sotto il
comando di Hasan gli elenchi ismaeliti ricordano circa cinquanta omicidi, finalizzati a
colpire alte personalità avversarie ed a creare un clima di terrore generalizzato.
L' impervio rifugio
degli heyssessini di
Maymundiz
DROGA E FANATISMO Nessuno, per quanto ben
protetto e ritirato, appariva immune dai loro colpi, dato che determinazione e capacità
di dissimulazione permettevano ai sicari di avvicinare qualsiasi obiettivo.
Latmosfera instaurata da questi ripetuti atti di violenza è ben descritta da un
cronista arabo che afferma: "Nessun comandante o funzionario osava lasciare la
propria casa senza scorta. Sotto i vestiti portavano corazze ed il visir indossava una
cotta. Per il timore di essere assaliti gli alti funzionari del sultano chiesero il
permesso di poter portare le armi in sua presenza ed egli glielo accordò." In un
primo tempo gli Ismaeliti concentrarono laoro azione in Iran. Solo successivamente si
volsero alla Siria e proprio alla parte della setta che qui agiva venne dato il nome di
Assassini. La sua guida fu affidata a Sinan ibn Salman ibn Muhammad, chiamato dagli
occidentali "il Vecchio della Montagna". Anche qui infatti, gli Assassini
presero possesso di diverse fortezze situate tra i rilievi dellentroterra.
La tradizione vuole che la denominazione di Assassini derivasse dalluso di hashish
da parte degli adepti, che limpiegavano soprattutto per rafforzare la dipendenza
degli affiliati nei confronti dei capi e per acquistare maggiore sicurezza nel compiere i
loro misfatti. In realtà, oggi gli storici pensano che questa credenza sia falsa e che
sia derivata dal nome arabo "hashishi", il cui esatto significato non è stato
ancora appurato, che era stato dato alla setta stessa probabilmente dai suoi stessi
avversari con intento derisorio. Nessuna fonte musulmana, infatti, afferma che al suo
interno si facesse consumo di stupefacenti. La storia degli Assassini in Siria si riduce
sostanzialmente al novero degli omicidi che essi vi perpetrarono. Il signore di Homs,
lemiro di Mossul ed il comandante delle milizie di Aleppo furono i primi a perire
sotto i colpi dei loro coltelli. I KILLERS IN TERRASANTA Linsediamento nel Vicino Oriente comportò però anche i primi contatti
con gli occidentali, quei crociati che dopo la prima spedizione in Terrasanta vi avevano
fondato quattro stati : la contea di Edessa, il principato di Antiochia, la contea di
Tripoli ed il regno di Gerusalemme. Inizialmente, malgrado in alcune occasioni gli
Assassini si fossero scontrati con i cristiani, questi ultimi non divennero oggetto della
loro vendetta. Anzi, sappiamo che gli Assassini collaborarono con Raimondo di Antiochia ed
offrirono addirittura unalleanza, dicendo di volersi convertire al Cristianesimo, a
re Amalrico di Gerusalemme. I maggiori nemici degli Assassini rimanevano infatti i capi
musulmani come Norandino, che una sera trovò sul proprio cuscino un pugnale, evidente
monito a non infastidire la setta, e successivamente Saladino. Questi fu oggetto di
diversi attentati falliti, e, secondo alcune testimonianze, pare che gli Assassini si
fossero avvicinati pericolosamente alla sua persona. Racconta infatti un cronista
musulmano : "Mio fratello (...) mi narrò che Sinan inviò un messaggero al
Saladino (...), ordinandogli di consegnare un messaggio in privato. Il Saladino lo fece
perquisire e, quando fu sicuro che non costituisse un pericolo, congedò i presenti
facendo restare solo poche persone e gli chiese di dargli il messaggio. Ma egli
disse : "Il mio maestro mi ha ordinato di non consegnartelo (se non in
privato)". Il Saladino allora allontanò tutti i congregati tranne due mamelucchi, e
disse : "Consegnami il tuo messaggio", ed egli replicò :"Mi è
stato ordinato di dartelo solo in privato", e il Saladino disse :"Questi
due non mi lasceranno. SE vuoi, dammi il tuo messaggio, altrimenti vattene". Egli
disse :"Perché non hai allontanato questi due come hai allontanato gli
altri ?" Il Saladino rispose : "Li considero come se fossero i miei
figli, io e loro siamo una cosa sola." IL SALADINO UMILIATO
Allora il messaggero si rivolse ai due mamelucchi e disse:"Se vi ordinassi nel nome
del mio signore di uccidere questo sultano, voi lo fareste?" Essi risposero di sì e
sfoderarono le loro spade, dicendo: "Ordina ciò che desideri". Il sultano
Saladino (...) era ammutolito, e il messaggero se ne andò, portando i due con sé."
Dopo questi fatti, afferma sempre il cronista, Saladino decise di concludere la pace con
gli Assassini, ma la setta avrebbe ben presto trovato nuovi antagonisti: nel 1152,
infatti, un capo franco, il conte di Tripoli Raimondo II, cadeva sotto i loro colpi. Era
la prima vittima cristiana ricordata dagli Ismaeliti.
Latto più eclatante contro gli occidentali doveva tuttavia essere luccisione
di Corrado di Monferrato, re di Gerusalemme. Dopo la caduta della Città Santa in mano di
Saladino, il principe italiano, appena arrivato in Palestina, aveva saputo organizzare
eroicamente la difesa di Tiro, ottenendo in seguito anche la corona del regno. Una sera,
mentre faceva ritorno al palazzo reale, venne avvicinato da due uomini e, mentre uno
fingeva di consegnargli una lettera, il secondo lo pugnalò. I sicari erano conosciuti a
corte ed avevano precedentemente finto di convertirsi al Cristianesimo. Immediatamente
catturati, essi affermarono di aver agito su commissione di Riccardo Cuor di Leone, re
dInghilterra ed in quel momento in Terrasanta come crociato. In effetti tra Corrado
ed il Plantageneto cerano stati molti e gravi dissapori circa la conduzione della
crociata, tuttavia pare che il Vecchio della Montagna agisse in questo caso per eliminare
un pericoloso nemico, riuscendo inoltre a seminare discordia nel campo cristiano. Resta il
fatto che gli Assassini avevano nuovamente colpito con sagacia e sprezzo del pericolo,
uccidendo il sovrano stesso di Gerusalemme. RAPIMENTI E RICATTI
Luccisione di Corrado fu in realtà lultima mossa di Sinan: di lì a poco il
terribile Vecchio moriva, ma la sua eredità non sarebbe andata perduta. Gli omicidi
infatti continuarono e furono soprattutto cristiani a cadere. Raimondo, figlio di Boemondo
IV di Antiochia, fu assalito in una chiesa di Tortosa ed il cronista Joinville racconta
addirittura che emissari della setta chiesero a san Luigi, re di Francia e due volte
crociato, un tributo come già pagavano "limperatore di Germania, il re
dUngheria, il sultano di Babilonia ed altri, perché sanno bene che possono vivere
solo nella misura in cui egli (il loro capo) lo vuole". Gli occidentali erano quindi
ben consapevoli della forza della setta e ne temevano le ritorsioni. Non per nulla
Brocardo, un sacerdote tedesco, così ammoniva re Filippo VI di Francia, che nel 1332
progettava una nuova crociata: "Io indico gli Assassini che sono da maledire e da
fuggire. Loro vendono se stessi, sono assetati di sangue umano, per soldi uccidono gli
innocenti e non si curano né della vita né della salvezza. Come il diavolo si travestono
da angeli della luce e imitano i gesti, gli abiti, il linguaggio, i costumi e gli atti
delle varie nazioni e dei popoli ; così, travestiti da agnelli, quando sono scoperti
trovano la morte. (...) Per queste ragioni conosco solo un modo per garantire la
protezione e la salvezza del re, ossia che tra tutta la servitù reale, per qualsiasi
servizio, per quanto piccolo o breve o insignificante, non sia ammesso nessuno se non
coloro dei quali siano sicuramente, pienamente e chiaramente conosciuti il paese,
lincarico, la nascita, la condizione e la persona." GLI ASSASSINI E IL TEMPIO Gli unici che parevano immuni alle rappresaglie degli Assassini erano gli ordini
monastico-militari del Tempio e dellOspedale. In effetti tali organizzazioni erano
riuscite ad imporsi alla setta dal momento che, ci spiega ancora Joinville, qualsiasi loro
dignitario poteva essere rimpiazzato senza ledere la coesione dellordine. Gugliemo
di Tiro ci informa anzi che la setta pagava regolari tributi ai due ordini e che
addirittura i templari avevano impedito al Vecchio di convertirsi al Cristianesimo pur di
mantenere inalterate quelle riscossioni. In realtà Guglielmo non amava particolarmente il
Tempio, cui spesso rimproverava la superbia e la cupidigia, e Sinan, come abbiamo visto,
aveva diverse volte ventilato la possibilità di una propria conversione, con il solo
intento di giostrarsi tra le forze crociate e quelle sunnite. LA FINE DELLA SETTA Durante
il XIII secolo, tuttavia , il potere della setta in Siria andava lentamente declinando ed
il colpo di grazia le sarebbe stato inferto dallinvasione mongola e
dallassalto del sultano mamelucco dEgitto Baybars. Alcune fonti affermano che
egli si sarebbe valso dei loro servigi. Lattentato ad Edoardo dInghilterra e
luccisione di Filippo di Monfort a Tiro nel 1270 sarebbero state portate a termine
su sua commissione. In realtà, in questo periodo non si può affermare con certezza che
alcun omicidio fosse compiuto dagli Assassini. Nel secolo seguente, infine,
lIsmaelismo avrebbe perso gran parte dei propri adepti e la sua influenza politica
si sarebbe fatta quasi irrilevante. Tuttavia, nella storia gli Assassini avevano lasciato
in ricordo della loro fede una lunga scia di sangue, mentre il loro nome ancora oggi è
indissolubilmente legato al più antico crimine mai compiuto dalluomo.