1948: il ponte aereo
che salvò Berlino
di MARIO VERONESI
Dopo la seconda guerra mondiale la città di Berlino, nel cuore della Germania occupata dai sovietici, era divisa in quattro settori, ciascuno dei quali amministrato da una delle potenze vincitrici. Il progetto di un'amministrazione congiunta tra gli Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Unione Sovietica fu però spazzato via dal vento della guerra fredda. Nella primavera del 1948 appariva chiaro che l'intenzione dei sovietici era quello di scacciare gli ex alleati occidentali dall'ex capitale della Germania nazista.
Il 24 giugno 1948 le telescriventi dei giornali berlinesi trasmettevano un proclama dell'amministrazione militare sovietica: «alle sei del mattino il traffico ferroviario, stradale e fluviale fra Berlino e l'occidente sarà interrotto, e con esso l'afflusso di carbone e delle derrate alimentari. Tutte le riserve di viveri nel settore sovietico saranno riservate a tale settore». Il messaggio era inequivocabile: o l'occidente riconosceva l'autorità sovietica su tutta la città di Berlino o la città sarebbe stata ridotta alla fame.
L'Unione Sovietica bloccò gli accessi ai tre settori occupati da americani, inglesi e francesi, tagliando tutti i collegamenti stradali e ferroviari che inevitabilmente attraversavano la parte di Germania sotto il loro controllo (d'altra parte le tre potenze democratiche non avevano mai contrattato un diritto di passaggio). Le parti occidentali della città furono anche scollegate dalla rete elettrica, anch'essa sotto controllo sovietico. Berlino ovest divenne una buia città, senza viveri né medicinali. Sembrava in tutto e per tutto una città in stato d'assedio quando le guardie di frontiere sovietiche cominciarono a bloccare il traffico alleato lungo le vie che portavano alla metropoli. I treni venivano rimandati indietro con le più banali scuse, i ponti sulle autostrade furono chiusi per riparazioni urgenti. I berlinesi sapevano che i viveri, i medicinali, gli indumenti, le materie prime per le fabbriche della città, il carbone, tutto insomma sarebbe dovuto passare lungo itinerari controllati dai russi. E Berlino era circondata da 300.000 soldati dell'Armata Rossa, mentre la guarnigione alleata non superava i 30.000 uomini.

Il comandante delle truppe d'occupazione americane, generale Lucius D. Clay
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Il generale Albert Wedemeyer, artefice del ponte aereo.
propose dunque di inviare una grossa colonna corazzata attraverso le strade che collegavano la Germania Ovest a Berlino. La colonna avrebbe marciato pacificamente per scortare gli aiuti umanitari, pronta a rispondere al fuoco se bloccata o attaccata. Il Presidente Harry Truman reputò la proposta inaccettabile, per l'alto rischio di guerra, e affidò al generale Albert Wedemeyer - comandante dell'aviazione americana in Europa - la fattibilità di un ponte aereo.
Il 25 giugno, il giorno dopo l'inizio del blocco, prese il via un gigantesco ponte aereo (che sarebbe durato 462 giorni), che umiliò pubblicamente i sovietici. Centinaia e centinaia di aeroplani, chiamati affettuosamente Rosinenbomber ("bombardieri d'uva passa") dalla popolazione locale, trasportarono un'enorme varietà di merci, da interi container pieni di viveri, carbone e medicinali a piccoli pacchetti di caramelle, muniti di un minuscolo paracadute individuale per i bambini (i pacchetti di caramelle paracadutati furono ideati dal pilota Gail Halvorsen). Gli ammalati gravi e i bambini venivano evacuati dalla città con gli stessi aerei.
Il 26 giugno 1948, al termine del primo giorno del ponte aereo, 80 tonnellate di farina, latte e medicinali erano giunte all'aeroporto di Tempelhof, nel settore americano della città. Era cominciata l'"Operazione Vettovagliamento": l'aviazione americana in Europa metteva a disposizione 102 C-47 Douglas, gli inglesi fornivano 40 velivoli, i francesi impegnati in Indocina solo una decina, ma non mancarono equipaggi dall'Australia, dal Sud Africa e dalla Nuova Zelanda. Il controllo operativo dei tre corridoi aerei alleati venne affidato al controllo del traffico aereo del BARTCC, situato nel settore americano di Berlino, l'aeroporto di Tempelhof. L'autorità d'approvazione diplomatica venne garantita da un'organizzazione segreta delle tre potenze, anch'essa situata nel settore americano, chiamata Berlin Air Safety Center (BASC).

L'operazione impegnò in pochi giorni esperti di logistica per il coordinamento dei voli e delle rotte, e nutrizionisti per il calcolo delle calorie giornaliere, da garantire a milioni di cittadini: 1.750 calorie giornaliere a persona fornite principalmente con cibo disidratato o in polvere, leggero da trasportare e non facilmente deteriorabile. Latte, uova e patate in polvere, per un totale complessivo giornaliero di 1.500 tonnellate. I voli partivano da Lubecca, Faßberg, Francoforte sul Meno e da Celle, cittadina della Bassa Sassonia, detta "Stadt des Lasters", che con le sue oltre 2.000 prostitute costituiva il più grosso bordello della storia della Germania. L'ordine ai piloti era quello di rimanere all'interno del corridoio aereo, che risultava largo 32 chilometri e alto 3.000 metri. I piloti che sconfinavano, rischiavano l'abbattimento. I C-54 Douglas Skymaster, dovevano attraversare 180 chilometri di territorio tedesco occupato dalle truppe russe. I giorni e le notti si confondevano in un ciclo continuo: tre viaggi d'andata e ritorno, quattordici minuti per scaricare, sei ore di sonno, poi altri tre viaggi e cosi di seguito.
In quei giorni la propaganda degli americani per risollevare il morale dei tedeschi era fatta
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Un Douglas C-54 Skymaster in atterraggio a Berlino.
anche di trasmissioni satiriche e cabaret che prendevano di petto Mosca e il credo comunista dagli studi della RIAS, nel lussuoso Rundfunk della Kufsteiner Straße. La trasmissione Stimme Berlins, la voce di Berlino, rese nota la cabarettista Christina Ohlsen per la sua sagace satira anticomunista. La radio diretta dalla fine del 1947 all'estate del 1949 da Bill Heimlich rientrava nell'Operation Backtalk, una vasta operazione di propaganda anticomunista.
L'alto comando sovietico ritenne che nessuna città avrebbe mai potuto resistere con rifornimenti via cielo per più di pochi giorni, e per questa ragione non contestò l'uso dei tre corridoi aerei internazionali fra Berlino e il mondo occidentale. I sovietici erano soddisfatti di come sembrava risolversi il problema. Si trattava unicamente di aspettare. Nello stesso mese, i sovietici annunciavano che gli abitanti di Berlino ovest disposti a chiedere le tessere alimentari nella zona sotto il loro controllo avrebbero avuto diritto a razioni supplementari; ma su 2,5 milioni d'affamati meno del 5% chiederà quelle tessere.

Il 25 luglio un C-47 a pieno carico usciva di rotta, urtando un edificio e precipitando: il pilota e il suo secondo perdevano la vita. Si trattava del quarto e quinto dei 70 aviatori britannici e americani che complessivamente sarebbero morti durante il ponte aereo; ma erano i primi caduti a Berlino. Alla fine di luglio l'"Operazione Vettovagliamento" aveva un nuovo comandante, il maggiore William Tunnel, che a suo tempo aveva organizzato il ponte aereo tra la Birmania e la Cina durante la seconda guerra mondiale. Tunnel impose subito la propria impronta all'operazione.
All'inizio di agosto gli aerei alleati stabilivano un record, trasportando 3.800 tonnellate di viveri. Il rumore dei motori era divenuto la sinfonia della città: il ponte aereo si era trasformato in un'operazione di alta precisione, con un atterraggio o un decollo ogni 90 secondi. I piloti dovevano superare i punti di controllo in perfetto orario e mantenere con precisione velocità, altitudine e distanza dagli altri aerei. Il traffico era a senso unico: in entrata lungo il corridoio sud (gli inglesi si servivano del corridoio nord da Amburgo). A terra gli equipaggi dovevano rimanere vicino ai loro apparecchi.
Il costo del ponte aereo risultò alla fine impressionante, ogni tonnellata di carbone venduta a Berlino a 21 dollari costava 150 dollari di trasporto. Nonostante questo, gli aerei iniziarono a caricare anche le materie prime per favorire la ripresa delle aziende della città: la disoccupazione, infatti, era salita 150.000 unità e l'inverno era alle porte. Nel frattempo veniva completata una seconda pista a Tempelhof e prendevano il via i lavori per una terza. Ben 19.000 tedeschi lavorarono giorno e notte per allestire nuovi campi d'aviazione a Tegel, nel settore francese, che sarebbero stati inaugurati ufficialmente il 7 dicembre.

La nebbia fitta invernale provocò la caduta di tre aerei, quattro piloti morirono e il tonnellaggio nel corso di quella stagione diminuì del 25%. Quando la nebbia si diradava abbastanza da permettere agli equipaggi di volare, i sovietici alzavano palloni di sbarramento lungo le rotte oltre a fare decollare i propri caccia per manovre di disturbo. Il riscaldamento diventava, come il cibo, un problema prioritario. La maggior parte del carbone trasportato in città veniva riservato alla produzione di gas ed elettricità, il rimanente era razionato. La gente vagava per le strade in cerca di qualcosa da bruciare. Ma la primavera sarebbe arrivata, alla fine di un lungo, periglioso inverno: per il giorno di Pasqua Tunnel, con l'intenzione d'inviare ai russi un messaggio inequivocabile, chiese il massimo ai suoi uomini, che in 24 ore effettuarono 1.398 voli, trasportando carbone e provviste sufficienti a riempire 600 carri merci.
In totale furono effettuati 278.228 voli, per un totale di 2.326.406 tonnellate di cibo e altre forniture, tra cui 1.500.000 tonnellate di carbone per riscaldamento e produzione d'energia elettrica. Fu a tutti gli effetti il più grande trasporto umanitario della storia.

I sovietici, nel frattempo, avevano ormai compreso che il blocco di Berlino era del tutto fallito. Il 4 maggio gli americani raggiungevano un accordo con le autorità sovietiche sulla revoca del blocco alla città, che fu tolto a mezzanotte del 12 maggio 1949. Il ponte aereo continuò comunque fino al 30 settembre; era intenzione delle democrazie occidentali costituire a Berlino sufficienti scorte in caso i sovietici avessero bloccato nuovamente la città. I sovietici avevano subito un'umiliante sconfitta, gli alleati avevano tenuto testa a Stalin.
BIBLIOGRAFIA
  • Storia della guerra fredda, di B. Bongiovanni - Laterza, Milano-Bari 2009
  • La guerra fredda, cinquant'anni di paura e speranza, di J. L. Gaddis - Mondadori, Milano 2008
  • Berlino, storia di una metropoli, di A. Richie - Mondadori, Milano 2003