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Frontiera rossa. Il Pci, il confine orientale e il contesto internazionale 1941-1955, di Patrick Karlsen - Libreria Editrice Goriziana, 2010, pp. 271, euro 26,00
Sul rapporto accidentato tra il Partito comunista italiano e il confine orientale divampa una controversia pressoché permanente, che trascende di gran lunga gli argini della storiografia. È un tema che riapre ogni volta lacerazioni profonde, chiama in causa rimozioni di lunga durata, evoca scomode ambiguità. E forse per questo è capace di urtare con sinistra potenza la coscienza del Paese: perché ne illumina crudelmente i vuoti, i sottintesi mai sciolti.
Questo volume riannoda il filo tortuoso delle politiche del Pci di Togliatti verso il confine orientale nella fase forse più incandescente del secolo scorso: gli anni della Seconda guerra mondiale, della Guerra fredda e della divisione in due dell'Europa. Dopo la disfatta militare del fascismo, che distrusse l'opera di unificazione del Risorgimento, e dopo la scampata annessione al Terzo Reich, il territorio dell'alto Adriatico tornava a essere il fulcro di un'aspra e logorante contesa tra l'Italia e la Jugoslavia. Si trasformava via via nella linea di demarcazione tra il mondo che si riaffacciava alla libertà e il mondo soggetto all'influenza sovietica, inchiodando così il Pci a cavallo di urgenze e fedeltà contraddittorie. Su questo fatidico banco di prova, infatti, si sacrificarono in buona misura le sue responsabilità di partito nazionale. Come scrive Elena Aga Rossi nella prefazione «nella storia del Pci la questione della frontiera orientale costituisce l'esempio più evidente della contraddizione tra la concezione del partito "nazionale", che sarebbe stato costruito da Togliatti al suo ritorno in Italia, e l'appartenenza all'ideologia staliniana. Il libro di Karlsen mostra l'estraneità della politica del Pci agli interessi nazionali, in quanto priorità del partito fu sempre quella di adeguarsi agli obiettivi di politica estera perseguiti dall'Urss, facendosene suo strumento».
Ma in seno al movimento comunista il confine orientale fu anche una membrana, nient'affatto impermeabile, tra due strategie in acuto contrasto tra loro: il prudente parlamentarismo del Pci di contro al combattivo espansionismo del "partito fratello" jugoslavo. Nell'incubo sempre incombente di un conflitto armato tra l'Urss e le potenze occidentali, si consumò allora uno scontro sotterraneo, finora rimasto nell'ombra, tra Tito e Togliatti. Sostenitore della "guerra inevitabile" e di una visione della rivoluzione in continua espansione, il primo; tenace esecutore delle direttive di Stalin finalizzate a escludere un'insurrezione in Italia, il secondo.
Grazie a una ricchissima bibliografia e a una documentazione d'archivio largamente inedita, la ricerca di Patrick Karlsen riesce finalmente a fare il punto su un tema che non ha smesso di dividere gli storici e l'opinione pubblica, associando una rigorosa ricostruzione fattuale a nuove chiavi di interpretazione.
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Argomenti per lo sterminio. L'antisemitismo e i suoi stereotipi nella cultura europea (1850-1920), di F. Germinario - Einaudi, 2011, pp. 398, euro 32,00
Fra la prima metà dell'Ottocento e gli inizi del Novecento in Europa si afferma una cultura che procede sicura nella razzizzazione della figura dell'ebreo. È il caso di dire che la cultura «alta» - espressa da scrittori, scienziati sociali, medici e famosi pubblicisti - legittima gli atteggiamenti dell'antisemitismo militante, impegnati nelle agitazioni di piazza. Ecco perché, vista dall'angolazione delle rampe di selezione di Auschwitz-Birkenau, la cultura europea non può rivendicare patenti di immunità o di innocenza. La cultura politica antisemita ha agito semmai da amplificatore di giudizi e atteggiamenti antiebraici, che settori consistenti di intellettuali europei avevano elaborato al chiuso dei loro studi. Sul piano storiografico bisogna allora chiedersi se il nazismo non potesse presentarsi quale erede di determinati filoni e atteggiamenti culturali e «scientifici», ampiamente diffusi nella cultura europea dei decenni precedenti.
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Anni spietati. Torino racconta violenza e terrorismo, di S. Caselli e D. Valentini - Laterza, 2011, pp. 208, euro 15,00
Un viaggio immaginario visivo e tattile, alla ricerca dei segni sulla pietra, di fronte alla vetrina sfavillante di un bar o nell'androne di un condominio. Chiudi gli occhi, li riapri di scatto e la città si ripresenta sotto le sembianze perdute degli anni Settanta, fino a che, a una a una, riemergono le storie di chi subì la più grande delle ingiustizie: non poter invecchiare.Torino, quartiere San Paolo. Via Francesco Millio è una strada anonima, attorniata da brutti condomini in stile anni Cinquanta. Non ci sarebbe molto da dire su via Millio, se non fosse per quella ammaccatura circolare al centro della saracinesca metallica di un negozio: l'impronta di un proiettile. È lì, immobile, dal 9 marzo 1979, il giorno in cui morì Emanuele Iurilli, studente, 18 anni. Per caso, senza un perché. Quella di Emanuele è solo una delle tante cicatrici incise nei muri di Torino. Questo volume è un viaggio nella memoria nascosta per le strade di Torino, un racconto per luoghi della serie inattesa di mutamenti che possono toccare una città: austera 'company town' nel 1967, in lotta nell'autunno 1969, indifferente o distratta di fronte alle prime azioni di guerriglia urbana nella prima metà dei Settanta, atterrita e militarizzata tra il 1977 e il 1979 e - infine - artefice di una coraggiosa reazione. A Torino si celebra il 'processone' ai capi storici delle Brigate Rosse, a Torino si elabora la vittoria nazionale contro il terrorismo. In fondo, è una storia a lieto fine.
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I ragazzi della Fiamma. I giovani neofascisti e il progetto della grande destra 1952-1958, di A. Carioti - Mursia, 2011, pp. 304, euro 18,00
Antonio Carioti, storico e giornalista culturale del Corriere della Sera, torna a occuparsi della storia della Destra postfascista come aveva già fatto con Gli orfani di Salò scatenando furiose polemiche. In questo saggio i protagonisti sono i giovani che, anima del MSI negli anni Cinquanta, sulla spinta delle manifestazioni per Trieste vogliono conquistare la guida del partito. Un tentativo che deve far i conti e venire a patti con il leader del partito, Arturo Michelini, che insegue il progetto di una grande destra: un'alleanza con monarchici, liberali e cattolici conservatori per inserirsi nel sistema e impedire l'intesa tra la DC e i socialisti. Un libro che indaga sulle radici delle contraddizioni della Destra italiana di cui l'eco si sente anche nella politica di oggi.
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La grande paura del 1936. Come la Spagna precipitò nella guerra civile, di G. Ranzato - Laterza, 2011, pp. 336, euro 24,00
Vincendo la guerra civile Franco impose alla Spagna una dittatura di tipo fascista. Per molti anni dopo la fine della guerra egli ha continuato, con grande spietatezza, a uccidere e tenere in prigionia un enorme numero di oppositori. Poiché per tutto questo il regime franchista è restato il simbolo della più oscura e longeva antidemocrazia nella storia dell'Europa occidentale, la Repubblica che egli ha abbattuto è rimasta il simbolo della democrazia.
È noto però che la Spagna repubblicana all'avvio della guerra fu immediatamente travolta da un'ondata rivoluzionaria, e solitamente si considera questo stravolgimento della sua natura una conseguenza del golpe militare, per far fronte al quale era occorso armare il popolo. Ma è veramente così?
I generali golpisti vollero affossare la Repubblica per la loro ostilità verso le riforme che essa stava attuando nell'ordine e nel rispetto delle norme di una democrazia liberale? Oppure essi poterono contare sull'attivo sostegno, o quanto meno sulla sconcertata passività, di un'ampia parte della cittadinanza, perché diversi eventi e segnali diffusero la paura che il paese stesse già imboccando la via di un'irreversibile rivoluzione?
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La guerra nelle montagne. Impressioni dal fronte italiano, di R. Kipling - Mursia, 2011, pp. 128, euro 12,00
«Per un lavoro speciale, ci vogliono gli specialisti; ma per ogni lavoro, ci vogliono soprattutto i giovani! La sezione del fronte italiano dove gli uomini devono essere pratici di alpinismo e di arrampicata è difesa dai reggimenti degli Alpini». È un appassionato, persino affettuoso ritratto quello che Rudyard Kipling ha dedicato alle nostre Penne Nere impegnate sul fronte durante la prima guerra mondiale. L'autore del Libro della Giungla arrivò in Italia nel 1917 e viaggiò come inviato lungo tutto il fronte: sul fiume Isonzo, il monte Podgora, il monte Nero, Gorizia, Cortina, le Alpi Carniche. Da quel «corpo di giovani scapestrati, con il carattere tosto, l'aspetto curato e lo sguardo inflessibile», Kipling rimarrà letteralmente affascinato regalando agli Alpini pagine straordinarie pubblicate dai giornali dell'epoca e raccolte in questo volume - completato una breve storia del corpo militare - a cura di Massimo Zamorani.
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Mazzini, di G. Belardelli - il Mulino, 2011, pp. 264, euro 12,00
Nel processo che portò alla nascita dello Stato unitario italiano Mazzini svolse un ruolo decisivo, accreditando l'idea (per nulla scontata all'epoca) che l'Italia dovesse essere "una" dalle Alpi alla Sicilia. Contribuì come pochi altri a creare il bagaglio di valori e di simboli che avevano sostenuto la lotta per l'indipendenza nazionale. L'idea che quell'indipendenza corrispondesse a un disegno divino, l'etica del dovere, il richiamo pressante e ultimativo al popolo come protagonista della rivoluzione nazionale, l'esaltazione tipicamente romantica del sacrificio per la propria patria: sono questi alcuni dei temi che, nella storia risorgimentale, restano intimamente connessi alla predicazione mazziniana.
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Breve storia della moda in Italia, di M.G. Muzzarelli - il Mulino, 2011, pp. 264, euro 17,00
Come specchio di una società, la moda non mente: ciò è particolarmente vero in epoca contemporanea, e in un paese, come il nostro, che del "made in Italy" ha fatto il suo biglietto da visita sul mercato internazionale. Ma il predominio italiano è un fatto relativamente recente all'interno di una storia della moda che, viceversa, inizia nel Medioevo comunale. E' questa la vicenda sia materiale sia culturale qui ripercorsa con curiosità e leggerezza da una delle principali storiche del costume italiane. Dopo aver identificato a grandi linee le diverse epoche della moda, segnate volta a volta dall'influenza dell'Italia, poi della Spagna, infine e lungamente della Francia, l'autrice in una carrellata che arriva ai giorni nostri tocca gli aspetti costitutivi dell'universo-moda, dal ruolo dei sarti al disciplinamento del lusso, dall'uso degli abiti per connotare appartenenze di luogo e status ai corsi e ricorsi del gusto per i colori, le righe, le fogge larghe o aderenti, i busti e le crinoline.
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I Templari e la Sindone. Storia di un falso, di A. Nicolotti - Salerno Editrice, 2011, pp. 188, euro 12,50
Da dove proviene la Sindone? A che periodo risale realmente? È vero, come sostengono le ricostruzioni storiografiche più in voga, che i Templari si sarebbero impadroniti del prezioso oggetto depredandolo a Costantinopoli in occasione della crociata del 1204?
Il libro di Nicolotti smonta questa teoria, dimostrando manipolazioni dei testi, approssimazioni ed errori materiali. Il collegamento tra i Templari e la Sindone, pertanto, risulta un falso storico. L'occasione fornisce lo spunto per una riflessione sulla metodologia storica: interi edifici basati su castelli di supposizioni e forzature, nei quali l'uso della fantasia e l'intento di giungere a ogni costo a una conclusione già decisa in partenza si sostituiscono ai metodi e strumenti di lavoro scientifici.
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Storia in sabbia del re, di F. Sanapo - Ilmiolibro.it, 2010, pp. 84, euro 12,95
Un nuovo libro sul Santo Graal che ripercorre le vicende storiche legate alla reliquia più famosa della Cristianità. Di recente molti autori hanno portato alla luce una nuova faccia del mistero. Il Santo Graal sarebbe l'errata contrazione delle parole Sang-Real, ovvero Sangue Reale, e indicherebbe quindi una discendenza messianica proveniente da Gesù. Partendo dal minuscolo paesino di Rennes-le-Chateau nel sud della Francia, noto ai più per la storia dell'abate Sauniere il quale si dice trovò un tesoro, l'autore ricostruisce millenni di cospirazioni e intrighi. Ed è proprio analizzando i vari documenti sulla cittadina che ci porta nel mondo delle Società Segrete, mettendo a nudo l'esistenza di una comunità di monaci chiamata Ordine di Sion nell'antica Gerusalemme, la quale avvalora l'ipotesi dell'esistenza di una comunità segreta, fondata dopo la prima Crociata, che riporterebbe quindi al famoso Priorato. Ma oltre a ciò, l'autore analizza le anomalie dei Vangeli Canonici, i quali potrebbero custodire la verità. Infatti l'autore sostiene, secondo la sua ipotesi, che nei Vangeli Sinottici si nasconderebbe sotto un linguaggio molto segreto la "prova del matrimonio" tra Gesù e Maria Maddalena.
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