Figlio di un manovale calabrese, emigrò negli Stati Uniti in cerca di fortuna. Era il 1918, aveva sedici anni e un cuore di ghiaccio
ANASTASIA,
PRIMO MANAGER
DEL CRIMINE ORGANIZZATO:
INVENTO' L'ANONIMA OMICIDI
Conquistò ricchezza e potere,
fu il Number One del gangsterismo nuovayorkese. Fino a quando...
Il signor Antonio Anastasio era un brav'uomo, un onesto manovale delle Ferrovie, residente a Tropea, in Calabria. Padre di dodici figli (nove maschi e tre femmine), aveva probabilmente come massimo desiderio quello di veder sistemati i ragazzi con un buon lavoro e le femmine con un buon matrimonio, né di sicuro pensava che uno dei suoi figli sarebbe divenuto famoso, ricco e temuto. Non lo pensava, ma neppure lo avrebbe desiderato, se avesse saputo con quali modalità uno dei suoi rampolli si sarebbe fatto strada nella vita. Quando nel 1914 il signor Anastasio rese l'anima a Dio, non poteva certo immaginare che suo figlio Umberto sarebbe divenuto "il caro zio Albert", come lo chiamavano i suoi dipendenti, o Albert Anastasia, capo della "Anonima Omicidi" (o "Anonima Assassini"): cosí lo conoscevano l'FBI e gli ufficiali di polizia di almeno una ventina di Stati dell'Unione.
Umberto era nato il 26 settembre del 1902 ed era emigrato clandestinamente in America a poco più di sedici anni, subito seguito da quattro fratelli. Quando fu tratto in arresto per la prima volta dichiarò di chiamarsi Albert Anastasia, anziché Umberto Anastasio: da uomo sensibile qual era, voleva salvaguardare l'onore della famiglia. E da allora restò sempre, per tutti, Albert Anastasia. Chi era? Un cafone ignorante e rozzo, animato da una spietata voglia di emergere. Un uomo potente che a un certo punto aveva in mano buona parte della criminalità degli States. Un industriale del crimine che aveva impiantato il suo ufficio in uno dei piú esclusivi hotel di New York. Si potrebbero citare tanti altri giudizi. Ma forse uno dei più interessanti ed efficaci fu quello che su di lui formulò un tale che la sapeva lunga, John Edgar Hoover, direttore dell'FBI: "Chi é Anastasia? E' una bestia sanguinaria, un botolo ringhioso che prima o poi sarà impiombato da qualcuno dei suoi mentre se ne sta seduto al cesso!" Hoover sbagliò la sua profezia solo su un particolare: Anastasia venne fatto secco sulla sedia del barbiere anziché sul cesso. Ma non anticipiamo la fine.
Torniamo al giovanotto calabrese che sbarca negli Stati Uniti, con le tasche piene di sogni e con un gran desiderio di riscattare una giovinezza di privazioni, una vita oscura e di miseria. Bisogna darsi da fare e Umberto, pardon, Albert, non è certo un pigro. A diciotto anni ha già organizzato la sua prima banda di criminali a Brooklyn, dedita soprattutto alle estorsioni contro i sindacati. Certo non é granché. Del resto Albert, poverino, non ha avuto modo di studiare nella natia Calabria. Sa scrivere a stento il proprio nome, parla solo il calabrese, che col tempo mischierà allo slang di Brooklyn. Il suo quoziente mentale é bovino, ma é furbo e intuitivo e capisce che non potrà mai elevarsi, essere un uomo di cultura. D'altra parte, per il settore d'affari che ha abbracciato, serve a poco la cultura. Serve piuttosto un'altra qualità, che ad Albert non difetta davvero, la ferocia, con la quale supplirà anche al fatto di non avere quelle doti naturali di "capo" che fecero emergere altri gangster nella turbinosa e violenta patria del dollaro. L'attività di Albert Anastasia abbraccia I'arco di un buon trentennio. Dal 1921, anno del suo primo arresto, al 1957, anno in cui gli saldarono il conto, il "caro Zio Albert" fu tratto in arresto dieci volte. Cinque con l'imputazione di omicidio. Ma già dal primo processo Albert dimostrò di che pasta era fatto e quanto si era già ben integrato nel mondo del crimine. Condannato alla sedia elettrica per I'uccisione di un onesto scaricatore di porto che non voleva sottomettersi alle prepotenze del racket, Anastasia riuscì ad ottenere un secondo processo: nel frattempo i principali testi di accusa contro di lui si dileguarono. Alcuni "convinti" che non era il caso di insistere a dire tante bugie su un così bravo ragazzo, altri, i più testardi, mandati con ogni probabilità a far compagnia alla prima vittima, quella del processo, con l'ausilio di un buon blocco di cemento che li tenesse ben ancorati al fondo delle acque scure del porto di New York. Il secondo processo vide così Albert Anastasia tornare in circolazione. Capita alle volte che gli uomini trovino proprio in carcere il momento per darsi alle meditazioni e alle mature riflessioni. Tertulliano, ad esempio, scrisse in carcere il "De consolatione philosophiae". Albert Anastasia, mentre languiva in prigione in attesa che i suoi complici facessero la pulizia dei testimoni di cui dicevamo sopra, probabilmente si dedicó ad altri settori di pensiero: il crimine offriva ottime prospettive di guadagno per un giovane volonteroso. Ma c'era anche una maledetta concorrenza, né d'altra parte era possibile dedicarsi a troppe attività contemporaneamente, col rischio di non farne bene neanche una. Continuare nelle estorsioni? E gli stupefacenti? O forse era meglio la tratta delle bianche? Certo che anche i prestiti a usura erano interessanti...Ma erano tutti settori in cui lavoravano già tanti altri colleghi, e c'era il rischio di rompersi le corna. Ed ecco allora I'intuizione geniale: in tutti i settori del crimine capitava alquanto spesso di dover eliminare qualcuno. E, si sa, l'omicidio é sempre una cosa di una certa pesantezza. Si rischia di non avere l'uomo giusto, magari é un cretino che ti ammazza la vittima designata ma poi se la fa sotto e spiffera alla polizia o ai G-Men il nome del mandante. E poi, dipende anche da chi é la vittima: é diverso accoppare un complice che é divenuto ingombrante, oppure dover uccidere un magistrato troppo curioso. E allora, non sarebbe un'ottima idea fornire all'industria del crimine un servizio di omicidi sicuro, professionale, garantito? Così ognuno potrebbe dedicarsi serenamente al proprio ramo di lavoro, e, in caso di necessità, incaricare la "Anonima Omicidi" dell'eliminazione di chicchessia, in qualsiasi parte degli States.
L'idea si dimostrò un'ideona: I'organizzazione di Zio Albert risolveva tanti problemi. Ed era una cosa ben fatta: tariffe precise, discrezione, puntualitá. Alla "Anonima Omicidi" furono attribuite centinaia di uccisioni, di cui ottantacinque accertate. I killer erano tutti seri professionisti, e Anastasia si occupava personalmente del loro addestramento. II loro stipendio poteva variare da duecento dollari al mese (per un apprendista) fino ad un migliaio per i piú bravi e meritevoli.
La "Anonima" lavorava cosí bene che ebbe tra i suoi clienti addirittura Al Capone. Si può quindi dire che I'intuizione di Albert Anastasia fu di costituire un "servizio centralizzato" la cui utilità fu subito dimostrata dall'ottima rispondenza della clientela. Ma c'era anche un altro motivo che spingeva Anastasia a preferire l'omicidio. Ce lo svela Abe "Kid Twist" Reles, un suo complice che a un certo punto divenne loquace (troppo loquace, tant'è vero che gli capitò di uscire da un sesto piano di un albergo dalla finestra anziché con I'ascensore): "Albert uccide per il piacere di uccidere. Per ogni lavoretto si ingegna ad escogitare una tecnica diversa, addestra personalmente i killer, ha il mito del delitto perfetto...". Insomma, in poche parole: un pazzo, un maniaco omicida, ma col senso del business.
L'altro complice di Anastasia era Joe Adonis, alias Giuseppe Doto, preposto soprattutto ai contatti politici e in genere alle "relazioni importanti". A differenza di Reles, Giuseppe Doto era un uomo discreto e silenzioso; non tradì mai il suo capo e se la cavò, al tramonto della stella di Anastasia, con un decreto di espulsione. Gli americani ce lo restituirono e il luogotenente andò a far vita da pensionato a Milano, trovando casa, per la cronaca, in via Albricci. Proseguendo nella nostra storia, conviene anche eliminare un equivoco molto diffuso: si fa spesso confusione tra il Sindacato del Crimine e I' "Anonima Omicidi". Si trattava invece di due organizzazioni ben distinte. II Sindacato del Crimine (la cui fondazione é attribuita da alcuni al gangster di Chicago a John Torrio e da altri ad Al Capone) era un'organizzazione che potremmo definire professionale: il suo scopo principale era quello di armonizzare le attività delle varie bande e dei vari settori del crimine, per evitare il più possibile che ci si pestasse i piedi tra colleghi. L'America é grande, c'è posto per chiunque abbia buona volontà, basta usare criterio. Cosí il Sindacato, al cui vertice agiva un "consiglio di amministrazione" formato dai gangster più importanti, garantiva ad ogni capobanda la propria autonomia e questi era a sua volta impegnato a richiedere I'autorizzazione del Sindacato per commettere crimini particolarmente gravi, che avrebbero quindi scatenato una reazione della polizia che poteva nuocere a tutti. II Sindacato sapeva mantenere la disciplina, come dimostrò il caso di Arthur "Dutch" Schultz, uno dei più potenti gangster di New York, che aveva deciso, contro il parere del Sindacato, l'eliminazione del procuratore Thomas Dewey, accanito accusatore della malavita. Dewey non venne ucciso, mentre, il 30 ottobre 1935, una scarica di mitra troncava la brillante carriera di Schultz, che andava a mordere I'asfalto assieme a tre dei suoi tirapiedi. II medico legale contò in quei quattro corpi un totale di quarantadue buchi. La disciplina andava mantenuta, anche perché un'organizzazione centralizzata permetteva di opporsi alle forze della legge in modo molto più efficace di quanto potessero fare tante bande isolate e in perenne lotta tra di loro.
La "Anonima Omicidi" era invece quella che oggi chiameremmo una società di servizi: il servizio che offriva era l'omicidio inteso in senso altamente professionale e chiunque fosse in grado di pagare le tariffe poteva usufruire della serietà dell'organizzazione fondata dal caro Zio Albert. Anche il Sindacato del Crimine ebbe bisogno dei servizi della "Anonima" e a sua volta Ia "Anonima" fu molto disciplinata nei confronti del Sindacato. Erano due enti diversi, con due scopi sociali diversi, che agivano, sempre per usare parole odierne, " in sinergia". Albert Anastasia prosperava, diveniva ricco, rispettato e temuto. E in fondo, almeno cosí pensava lui, questi erano i frutti di un lavoro serio. II povero ragazzino di Tropea, figlio di un ferroviere, I'immigrato che doveva subire umiliazioni e miseria, era diventato un uomo che poteva permettersi auto, alloggi lussuosi, donne disponibili. Elegante secondo i peggiori gusti da cafone esibizionista, i capelli neri e ondulati resi lucidi dalla brillantina, era un uomo il cui nome faceva tremare molti e che aveva saputo creare intorno a sé una fitta rete di protezioni, corrompendo politici, giudici, poliziotti. Nessuno dei procedimenti penali cui fu sottoposto riuscirono a metterlo in condizioni di non nuocere. Ogni volta "Zio Albert" ne usciva pulito.
Tra i crimini consumati da uomini della "Anonima Omicidi", uno di quelli che fece più scalpore fu l'assassinio del magistrato Jeremy Caldwell, decano dei giudici di Jacksonville, in Florida. Venne ucciso con un'iniezione di curaro da un giovanotto biondo che si presentò in casa sua, alle otto meno un quarto del mattino, qualificandosi come sostituto dell'infermiera che ogni mattina si recava a casa del giudice per fargli un'iniezione di vitamine. Un paio d'ore dopo il giudice Caldwell avrebbe dovuto presentarsi in tribunale per sostenere I'accusa contro Jack Gusmond, di professione sfruttatore di donne, ma che in questo caso era stato mandato sotto processo per duplice omicidio. II giudice era sicuro di farcela ad incastrare Gusmond: aveva infatti ricevuto una confessione epistolare da un ex socio del delinquente e quel mattino stesso avrebbe esibito la lettera in tribunale. Jeremy Caldwell non arrivò mai in tribunale e la lettera-confessione scomparve. Gusmond uscì assolto.
Era il 2 marzo 1934: sarebbe stato un anno difficile per i gangster: il 23 maggio una squadra composta da uomini dello sceriffo di Arcadia, Louisiana e da agenti dell'FBI crivellava di colpi Clyde Barrow e Bonnie Parker. Qualche mese dopo, il 22 luglio, John Dillinger finiva bocconi su un marciapiede di Chicago, fulminato dai revolver degli uomini dell'FBI diretti dall'ispettore Cowley. La grande delinquenza, quella degli anni del proibizionismo, iniziava a declinare sotto i colpi sempre più spietati degli agenti di Hoover e di altri uomini coraggiosi, come il procuratore Dewey o il sindaco La Guardia. Gli Stati Uniti sembravano finalmente scuotersi dalla greve cappa di corruzione, immoralità, rassegnazione, sotto la quale il fenomeno del gangsterismo aveva conosciuto uno sviluppo incredibile. Ma per Albert Anastasia le cose continuavano a filare bene. Il suo articolo, I'omicidio, si vendeva sempre; anzi, l'intensificarsi dell'offensiva degli uomini della legge spingeva molti boss a rivolgersi all'Anonima per eliminare quei funzionari che finalmente desideravano fare il loro dovere, o quei semplici cittadini che si erano decisi a collaborare con la Giustizia. Ad esempio, ancora nel 1939 cadeva sotto i colpi della "Anonima Omicidi" il dirigente sindacale Morris Diamond, che aveva denunciato Louis Buchalter, criminale specializzatosi nelle attività estorsive e ricattatorie del "Fronte del porto". Lo stesso Buchalter aveva commissionato, tre anni prima, alla "Anonima" l'uccisione di Joseph Rosen, un ex camionista poco propenso ad accettare le sopraffazioni.
In alcuni casi la "Anonima" poteva anche non uccidere, ma agire sulle sue vittime in modo ancora più crudele. E' il caso di Victor Riesel, un coraggioso cronista che aveva scatenato una campagna radiofonica e giornalistica martellante contro il gangsterismo, raccogliendo prove contro William De Koning e mettendole a disposizione della magistratura. Una notte, tornando a casa dalla stazione radio in cui poche ore prima aveva definito De Koning "camorrista e sfruttatore dei lavoratori portuali", Riesen ricevette in faccia un getto di vetriolo, restando orribilmente sfigurato e cieco. Victor Riesel era un vero leone, e continuò la sua campagna. Ma di certo il monito lanciato dai gangster era tremendamente esplicito.
Fu nel 1940 che I'edificio dell'Anonima iniziò a scricchiolare. Abe Reles, amico di Anastasia e considerato il "Capo di Stato Maggiore" dell'esercito di killer prezzolati, fece un errore imperdonabile per un uomo della sua esperienza e della sua posizione: ammazzò di sua mano un piccolo bandito, forse per una questione di donne, e lo fece cosí stupidamente da farsi beccare subito dalla polizia. In carcere qualcosa si ruppe dentro di lui e quest'uomo famoso per la sua assoluta mancanza di pietà verso chiunque ebbe paura. Di certo si rese conto che, per qualche motivo, Anastasia lo aveva "scaricato". Nessuno dei legali sempre a disposizione di Zio Albert si era mosso per lui, era sottoposto allo stesso regime di tutti gli altri detenuti, nessuno si preoccupava di fargli avere, ad esempio, un vitto speciale. Anastasia, le rare volte in cui era stato in cella (per un totale di quattro anni scarsi in un trentennio di attività criminosa) aveva sempre avuto ogni comodità, compresa un po' di compagnia femminile. Abe Reles contava invece le ore che trascorrevano monotone, avendo, come unico diversivo, gli interrogatori del giudice inquirente. Resta incomprensibile il comportamento di Anastasia, che avrebbe avuto tutto I'interesse a darsi da fare per far uscire alla svelta e "pulito" il suo Capo di Stato Maggiore. I mezzi li aveva, ma per ragioni misteriose non li volle usare. E cosí Abe Reles si trovò di fronte ad un bivio: in fondo alla prima strada c'era la sedia elettrica (era pur sempre un imputato di omicidio), in fondo alla seconda c'era la collaborazione con la giustizia, per vendere I'infinitá di cose che sapeva sul mondo del crimine e averne in cambio la pelle salva. E Reles, che aveva procurato la morte a decine di persone, aveva una paura nera della morte. E scelse ovviamente la seconda strada.
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Regolamento di conti nell'America del gangsterismo:
L'auto di un boss rivale crivellata di colpi |
Iniziò a cantare. E subito fu chiaro che la cosa meno interessante erano i particolari del delitto per cui era stato incarcerato. Su quello la polizia sapeva praticamente tutto. Abe Reles era un fiume in piena che rompeva gli argini e le sue informazioni sull'attività della "Anonima Omicidi" e del Sindacato del Crimine permisero I'arresto di decine di delinquenti. Tre di questi finirono sulla sedia elettrica, altri si buscarono lunghe condanne detentive. Fu un colpo tremendo per il crimine organizzato, che uscì scompaginato e disorientato dall'uragano Reles. Anastasia per tutto il 1940 e per I'anno successivo sparì dalla circolazione. Nessuno sapeva dove fosse, nessuno era in grado di eseguire il mandato di cattura che le autorità non avevano potuto non emettere dopo le confessioni di Abe Reles, la cui vita, ormai, non valeva più di un dollaro bucato. E a questo punto si verificarono altri eventi inspiegabili, ma che comunque la dicono lunga su quanto Zio Albert, anche dal suo misterioso nascondiglio, fosse ancora potente, grazie alle enormi ricchezze accumulate e alla fitta rete di complicità inconfessabili che aveva saputo tessere negli anni.
Dicevamo che la vita di Reles non valeva più di un dollaro bucato. Forse anche meno. Un uomo che aveva fornito tutte quelle notizie andava, secondo il più elementare buon senso, nascosto in un luogo blindato. In una caserma dei marines, o in un commissariato di polizia. II procuratore distrettuale decise invece di far rinchiudere Abe Reles nell'albergo Half Moon di Coney Island e I'ubicazione del suo rifugio divenne subito il segreto di Pulcinella. E' vero che la sua stanza era sorvegliata giorno e notte da uno stuolo di poliziotti. Ma nessuno ha mai chiarito bene cosa facessero quegli zelanti tutori della legge la notte del 12 novembre 1941, quando Abe Reles andó a spiaccicarsi sull'asfalto, dopo essere volato fuori dalla sua stanza d'albergo, al sesto piano. E' doveroso riportare che, all'epoca, ci fu chi ipotizzò che le autorità preposte alla tutela del delinquente avessero fatto un cinico calcolo: Reles ormai aveva dato fondo a tutto quello che sapeva. Reles di sicuro meritava la pena di morte, che gli era stata evitata proprio per farlo cantare. Quindi, perché non lasciare ai suoi ex complici il compito di ristabilire gli equilibri, eliminando un uomo la cui morte non sarebbe stata pianta da nessuno? Non c'era certo bisogno di diventare collaboratori dei banditi. Bastava essere distratti per un attimo, giusto quell'attimo sufficiente per spingere un uomo fuori da una finestra. Nulla ci autorizza a prendere per buone queste voci. E' comunque un fatto che I'inchiesta sulla morte di Abe Reles fu velocissima, concludendo che si era trattato di un "incidente": strano, davvero strano, come strana, anzi stranissima, fu la revoca del mandato di cattura che i legali di Anastasia riuscirono ad ottenere alla fine del 1941. II capo della "Anonima" poté tornare in circolazione, pronto a far uccidere, pochi mesi dopo, il gangster Tony Romeo, uno dei suoi uomini, sospettato di fare il doppio gioco con la polizia. Un altro fatto che ha dell'incredibile é la concessione della cittadinanza americana, avvenuta proprio durante il secondo conflitto mondiale.
Albert Anastasia era insomma ancora potente e ricchissimo: poteva ottenere tutto ciò che voleva. E probabilmente fu questa la causa della sua rovina. Un uomo più intelligente avrebbe capito che non si può sfidare la sorte per anni e anni e uscirne sempre "pulito". Le cose andavano cambiando: il ciclone delle confessioni di Reles aveva permesso alle autorità di scompaginare i vertici del Sindacato e la malavita aveva ricominciato ad essere un disordinato magma di bande in rivalità permanente tra loro. Inoltre, come accade in tutte le attività, i giovani iniziavano a premere dal basso e volevano che i vecchi se ne andassero in pensione. Anastasia era invece ormai prigioniero del mito della sua indistruttibilità e si dava sempre più arie da despota assoluto della malavita. Per troppi anni gli era andata bene, era convinto della sua onnipotenza. Il villano rifatto, il cafone semianalfabeta restava abbarbicato al trono che si era conquistato con la sua feroce determinazione e si illudeva di poter diventare ancora più potente. Aveva interessi anche in vari altri settori: il racket dei distributori automatici, i bordelli, le estorsioni. Ora che tanti "capi storici" languivano nelle prigioni o erano finiti sotto due metri di terra, previo passaggio sulla sedia elettrica, chi meglio del caro Zio Albert poteva diventare il vero Re del Crimine?
Ma molti non erano di questa opinione. Se Albert si dava arie da AI Capone, era bene che si ricordasse anche che Al Capone era morto nel suo letto in virtù del suo buon senso: aveva capito che la sua stella era tramontata. Anastasia invece, cui non mancavano certo i risparmi, ormai non lavorava più per bisogno, ma solo per libidine di potere. Perché non si ritirava in una serena vecchiaia? Niente da fare: Zio Albert ormai aveva perso il senso delle proporzioni, come dimostrò l'episodio del "Lullaby Hotel" di New York. Qui Anastasia aveva il suo ufficio , dove un mattino entrò Ralph Garbo, per riferire al capo sull'ultima missione appena compiuta. Garbo tanti anni prima, giovane da poco assunto, aveva mostrato le sue qualità uccidendo il giudice Caldwell: freddo, fidato, preciso, non aveva mai fallito una missione e aveva il pregio di essere praticamente muto. Un killer come pochi, probabilmente il migliore in assoluto dell'Anonima. Zio Albert guardó freddamente Garbo: aveva saputo che il killer aveva comunicato direttamente al cliente I'esito dell'operazione. Aveva commesso cioè I'imperdonabile errore di dare un volto alla "Anonima Omicidi". Gli chiese I'esito dell'operazione: "Tutto a posto capo, sapete bene come lavoro...". Forse Ralph Garbo voleva aggiungere ancora qualcosa, ma non fece in tempo. Zio Albert lo fulminò con un colpo di rivoltella. La faccenda fece rumore nel mondo della malavita. "Anastasia si dà arie da re, non vuole ascoltare nessun invito al buonsenso e ora si mette anche ad eliminare i suoi uomini migliori. Non sarebbe ora di preparargli una bella bara?", si chiedevano in molti. II mito di Albert Anastasia era ormai in liquidazione. E la chiusura dei conti avvenne di venerdì, il 25 ottobre del 1957. Anastasia era andato dal barbiere. Un uomo come lui non poteva certo andare da un barbiere qualsiasi: la sua posizione sociale gli imponeva il miglior salone di New York, quello del Park Sheraton Hotel. Era cosí perso nella sua illusione di supremazia da muoversi senza una guardia del corpo al seguito. Dopo la rasatura, Zio Albert si faceva sempre massaggiare lungamente il viso: a suo padre, povero ferroviere di Tropea, nessuno aveva mai massaggiato il viso. Ma suo padre non era un uomo arrivato, temuto. Albert invece aveva toccato il vertice della scala sociale.
Aveva gli occhi chiusi, non vide neppure i due killer che entrarono nel salone. Li vide il barbiere, Joseph Bocchino: appena varcata la soglia i due si calarono rapidamente sul viso un cappuccio che tenevano pronto sotto il cappello. Poi con gesti calmi e precisi cavarono di tasca le rivoltelle e iniziarono a sparare. Rapidi e tranquilli nello stesso tempo, come veri professionisti della "Anonima Omicidi". Il primo colpo centrò il polso, il secondo il ventre. II barbiere, che era rimasto impietrito dalla paura, trovò finalmente la forza di gettarsi a terra, urtando la poltrona su cui era seduto Anastasia, che fece cosí un mezzo giro, sicché il terzo proiettile penetrò nella schiena. Il temibile capo dell'Anonima trovò la forza di alzarsi in piedi, di appoggiarsi alla grande specchiera con la bocca spalancata, come per urlare. Ma una quarta pallottola lo beccò alla nuca e Zio Albert ebbe un tremito, come pervaso da una scossa elettrica. Finalmente crollò al suolo, trascinandosi addosso schiuma da barba, boccette di lozioni, barattoli di crema, rasoi. I due killer riposero le pistole, si tolsero le maschere e se ne andarono a passo svelto, confondendosi in pochi istanti tra i passanti.
Quattro proiettili, pochi grammi di piombo, avevano ridotto uno dei più potenti uomini d'America a un povero straccio impiastricciato di prodotti di profumeria. II primo poliziotto che accorse girò il cadavere con la punta dello stivale e si limitò a dire: "Si, é proprio quella carogna di Anastasia..". Erano le dieci e quindici. Albert Anastasia era stato ucciso da killer cosí bravi che potevano solo essere della sua scuola, di quella "Anonima Omicidi" in cui lui stesso si preoccupava di addestrare gli uomini.
Nessuno si preoccupò di preparargli
un sontuoso funerale, come era invece nel costume dei gangster.
La Chiesa gli rifiutò addirittura la benedizione e il corpo
di Albert Anastasia fu sepolto provvisoriamente in terra non consacrata.
I suoi assassini non furono mai scoperti. Si dice che gli investigatori
di New York e quelli federali non si scaldarono più di
tanto. E chi si sente di dar loro completamente torto, alzi la
mano.