Le corazzate della classe Littorio, impostate nei cantieri di Trieste e Genova nel 1938, furono le prime corazzate da 35.000 tonnellate costruite al mondo e fra le navi da battaglia italiane meglio riuscite per l’equilibrio di tutte le loro caratteristiche.
Le 35.000 italiane
di MARIO VERONESI
La conferenza navale di Washington del 1922 assegnò alla Regia Marina un dislocamento globale di 135.000 tonnellate di naviglio da battaglia, con facoltà di costruire durante il decennio di “vacanza navale” unità di tale tipo per complessive 70.000 tonnellate. La Regia Marina tuttavia, non prese in considerazione la costruzione immediata di nuove corazzate per ragioni economiche e politiche. Nel 1928 peraltro, ritenne giunto il momento di risolvere il problema delle sue navi, nei riguardi sia delle vecchie unità da trasformare, sia di quelle da costruire. Per le prime si pensava di ridurle al minimo o, addirittura di eliminarle. Per le seconde iniziò lo studio di un tipo di nave adeguato alle presunte esigenze della politica navale italiana. Si stimò di costruirne almeno tre, per averne due sempre in grado di operare. Fu allora iniziato la progettazione di massima che si divise in due distinte direttive; una voleva navi da 23.000 tonnellate armate con 6 pezzi da 381 mm in torri binate, e dotate di una velocità di 28-29 nodi, l’altra prevedeva navi di 35.000 tonnellate con 6 pezzi da 405 mm, protezione elevata e velocità sui 29-30 nodi.
L’esito della Conferenza Navale di Londra del 1930, nella quale la proposta di ridurre il dislocamento massimo delle navi da battaglia da 35.000 a 25.000 tonnellate venne respinta, confermando i limiti concordati a Washington, portò all’abbandono del progetto delle navi da battaglia da 23.000 tonnellate. I piani delle nuove corazzate furono pertanto completamente rielaborati. Il progetto definitivo del generale ispettore del Genio Navale Umberto Pugliese, che prevedeva la costruzione di due unità, fu completato nel 1934. Nell’ottobre dello stesso anno le due navi, ordinate nei cantieri Ansaldo di Genova Sestri e C.R.D.A di Trieste furono impostate. Con decreto n. 1869 del 10 ottobre 1935 le nuove unità furono iscritte nel quadro del naviglio militare dello Stato con i nomi di Vittorio Veneto e Littorio (classe Littorio).

Nel frattempo la difficile situazione politica mondiale e il fallimento di ogni tentativo di limitare gli armamenti diedero piena libertà d’azione alle maggiori potenze e alle loro Marine.
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Il varo della Vittorio Veneto
Lo Stato Maggiore della Regia Marina, stimando che due corazzate da 35.000, anche con l’ausilio delle vecchie unità rimodernate, non potessero affrontare con qualche probabilità di successo Francia e Gran Bretagna, alleate in Mediterraneo, ritenne opportuno rafforzare ulteriormente la squadra da battaglia con altre due unità del tipo Vittorio Veneto. Impostate nel 1938 nei cantieri C.R.D.A. di Trieste e Ansaldo di Genova-Sestri, queste due nuove unità furono denominate Roma e Impero (quest’ultima, a causa del decorso del conflitto, non fu completata).
La Vittorio Veneto e la Littorio, prime corazzate da 35.000 tonnellate costruite al mondo, furono certamente fra le navi italiane meglio riuscite per l’equilibrio di tutte le loro caratteristiche. Le due unità entrarono in servizio a guerra iniziata, con l’equipaggio non perfettamente addestrato e con numerosi operai di ditte private ancora a bordo per il completamento dell’allestimento ed è probabile che i danni subiti dalla Littorio a Taranto, durante l’incursione britannica dell’11-12 novembre 1940, sarebbero stati contenuti se il personale avesse potuto compiere un addestramento più completo, e se i servizi d’emergenza fossero stati completamente a punto. Durante le operazioni belliche le nuove unità resistettero ottimamente all’offesa di siluri e di bombe aeree di rilevante potenza. Fra tutte le corazzate della Regia Marina, queste furono certamente quelle nelle quali potenza, protezione e velocità si fusero nel più perfetto e armonico equilibrio.

La Vittorio Veneto, entrata in servizio a Trieste il 28 aprile 1940, nel periodo 10 giugno 1940-8 settembre 1943 effettuò 56 missioni di guerra, delle quali 11 per ricerca del nemico, 12 per trasferimento, e 33 per esercitazioni. Complessivamente percorse 17.970 miglia per 1.056 ore di moto consumando 20.288 tonnellate di nafta. Fu la corazzata italiana che svolse la maggiore attività bellica. Nel periodo di cobelligeranza con gli Alleati venne ventilata l’idea di impiegarla in appoggio allo sbarco nella Francia meridionale e nel Pacifico ma considerazioni politiche fecero abbandonare tali progetti. Secondo il trattato di pace la Vittorio Veneto sarebbe dovuto essere ceduta alla Gran Bretagna, ma vi rinunciò, chiedendo invece la demolizione dell’unità. Il 14 ottobre 1947 la nave fu trasferita da Augusta a La Spezia dove passò in disarmo il 3 gennaio 1948, per essere poi demolita.

La Littorio, entrata in servizio il 20 maggio 1940 nel porto di Genova, dopo gli avvenimenti del 25 luglio 1943 fu ribattezzata con il nome Italia. Nel periodo 10 giugno 1940-8 settembre 1943 l’Italia effettuò 46 missioni di guerra, delle quali 9 per ricerca nemico, 3 per scoperta e protezione del traffico, 5 per trasferimento e 29 per esercitazioni. Percorse
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La Littorio e la Vittorio Veneto durante un'esercitazione
in totale 13.583 miglia per 766 ore di moto, consumando 17.740 tonnellate di nafta. Nel periodo di cobelligeranza con gli Alleati, come per la Vittorio Veneto si ventilò la possibilità di un suo impiego in alcuni teatri di guerra. Secondo il trattato di pace l’Italia doveva essere consegnata agli Stati Uniti, ma questi vi rinunciarono e la corazzata rimase in possesso dell’Italia. Il primo giugno 1948 passò in disarmo e dopo alcuni mesi fu demolita a La Spezia.

La terza unità, la corazzata Roma, costruita e allestita a Trieste ed entrata in servizio il 14 giugno 1942, fu colpita da due bombe tedesche radioguidate plananti “Ruhrstahl SD 1400” nelle acque del golfo dell’Asinara, alle ore 16.00 circa del 9 settembre 1943. Una bomba esplose presso la murata di dritta e l’altra sul torrione. La nave, per l’allagamento dei locali, per gli effetti dell’esplosione dei depositi munizioni prodieri e per l’azione degli incendi che la devastarono, dopo essersi notevolmente sbandata, si spezzò in chiglia e affondò divisa in due tronconi. Ingentissima fu la perdita di vite umane. Ai sensi amministrativi la Roma fu radiata dal quadro del naviglio militare con decreto del Capo provvisorio dello Stato del 18 ottobre 1946. Nel suo breve servizio la Roma effettuò 8 missioni per trasferimento e 12 per esercitazioni. Percorse 2.492 miglia in 133 ore di moto, consumando 3.320 tonnellate di nafta.

Quarta unità della classe, l’Impero, varata il 15 novembre 1939 dal cantiere Ansaldo di Genova-Sestri, non fu mai completata. Il primo giugno 1940 fu rimorchiata da Genova a Brindisi per sottrarla al pericolo di bombardamenti aerei dalla Francia. Il 22 gennaio 1942 raggiunse Venezia, poi proseguì per Trieste dove si pensava si potesse ultimare la costruzione. Alla proclamazione dell’armistizio l’Impero fu abbandonata dal personale militare e cadde in mano tedesca. Alla fine della guerra l’unità venne trovata semiaffondata nel porto di Trieste. Recuperata, fu trasferita a Venezia e quindi demolita. Fu radiata con decreto del 27 marzo 1947.

BIBLIOGRAFIA
  • Ufficio Storico della Marina Militare, Le Navi di Linea Italiane 1861-1961 – Roma 1962.
  • Ufficio Storico della Marina Militare, Almanacco storico delle navi militari italiane 1861-1996 – Roma 1996.
  • F. Bargoni e F. Gay, Orizzonte Mare, Corazzate classe Vittorio Veneto, voll. I-II -Bizzarri, 1973.