Centodieci anni fa in Germania nasceva l’automobile.
I suoi padri diedero vita alla Mercedes-Benz
AL VOLANTE
DEL PRIMO BOLIDE
CON L’EBBREZZA
DEI 18 ALL’ORA
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(di G. P. P.) Quando Dio creò la donna, lo fece sicuramente col nobilissimo intento di allietare con una leggiadra presenza la vita dell'uomo oltre che naturalmente garantirne la continuità attraverso l'atto d'amore che prelude alla procreazione, ma certo non immaginava di scatenare nel maschio quel turbine di passioni spesso non del tutto edificanti. Fin dagli albori del creato l'uomo fu travolto da sentimenti di possesso, di gelosia e perse letteralmente la testa per i begli occhi della sua avvenente compagna fino a nutrire per lei una forma di morbosità che sfiorava l'idolatria. Molti millenni dopo l'intelligenza umana creò uno sbuffante marchingegno meccanico, l'automobile, destinata ad alleviare le fatiche di tutti coloro che dovevano affrontare un viaggio e ad accorciare le distanze, ma al pari del Creatore non aveva ipotizzato che quel mezzo a quattro ruote che si muoveva autonomamente avrebbe ampiamente travalicato, nella mente di milioni di persone, la funzione per cui era stato ideato, diventando un vero e proprio feticcio dei tempi moderni, un oggetto del desiderio secondo soltanto alla donna su cui sfogare la passione a volte insana e pericolosa della velocità.
Oggi l'automobile è diventata l'indispensabile e diffusissimo mezzo di trasporto individuale o familiare per la maggior parte delle popolazioni della terra e consente di affrontare lunghe percorrenze a velocità sostenuta anche a chi non è il fortunato possessore di un rombante bolide sportivo in tutta comodità e sicurezza purchè venga usata con un minimo di buonsenso e prudenza. Negli ultimi 25 anni l'ingegneria motoristica ha compiuto passi da gigante trasformando l'auto degli Anni Settanta alimentata a carburatore e raffreddata da un radiatore con ventola a rotazione continua in un sofisticato prodotto munito di un motore plurivalvole con iniezione e accensione a gestione elettronica, elettroventola e marmitta catalitica, servocomandi idraulici a profusione e un confortevole impianto di aria condizionata o climatizzazione automatica di cui anche le cosiddette utilitarie sono ormai dotate. Le industrie automobilistiche nazionali e straniere sono presenti sul mercato con una vastissima gamma di modelli per soddisfare ogni esigenza legata al gusto e alla disponibilità economica, dalle piccolissime, scattanti e compatte auto da città ai filanti mostri con oltre 500 cavalli di potenza sotto il cofano e una velocità di punta che spesso supera i trecento all'ora. Diavolerie del progresso impensabili agli occhi dei nostri bisnonni negli anni della loro gioventù, quando poco più di un secolo fa un gruppo di pionieri spesso ingegnandosi ognuno per proprio conto e ignorandosi a vicenda diedero forma e sostanza al primo mezzo di trasporto motorizzato, la goffa, lenta e ingombrante antenata dell'automobile che avrebbe profondamente mutato il ritmo e le abitudini della società.
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Una Benz spider del 1902 |
Ma i due uomini che vantano la paternità dell'automobile e che hanno ispirato i fondatori delle maggiori industrie automobilistiche d'Europa e d'oltremare devono dividere i loro meriti con una schiera di innumerevoli e a volte oscuri inventori che hanno contribuito con un'idea o un particolare a creare le premesse per uno sviluppo più complesso e definitivo del progetto motoristico. Il primo abbozzo di motore a scoppio risale al 1673 ed è opera del grande matematico e fisico olandese Christian Huygens, che lo presentò ufficialmente all'Accademia francese delle Scienze ottenendo plausi di ammirazione e scarsissimo seguito. Il suo rivoluzionario motore era alimentato a polvere pirica e si dimostrò poco affidabile uscendo subito di scena con l'avvento delle macchine a vapore, il cui impiego pratico rimase relegato soprattutto in campo industriale e nelle ferrovie a causa del peso e dell'ingombro troppo grandi. Non mancarono tuttavia tentativi di applicazione su mezzi semoventi, come il triciclo a vapore di Cugnot, un ingegnere del genio militare francese che destinò la sua invenzione al traino dei cannoni, o i vani esperimenti condotti da gloriosi pionieri come William Murdock, James Watt, l'americano Oliver Evans, tutti impegnati nell'adattamento della propulsione a vapore su mezzi destinati alla circolazione stradale e che dovettero arrendersi all'evidenza di fronte al problema insolubile causato dal peso eccessivo e dalla scarsa potenza di quei macchinari .