Alla fine del IX secolo, mentre crolla l'impero carolingio,
orde di predatori calano sui territori del sud alla ricerca
di ricchezze. Questa invasione segna una svolta storica
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I NORMANNI,
BARBARI VENUTI DAL NORD,
FONDANO LA NUOVA EUROPA
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Alla fine del IX
secolo l'Europa è squassata dagli ultimi singulti dell'impero carolingio.
L'eredità di Carlo Magno si è precocemente decomposta tra lotte fratricide e
ribellioni, mentre le scorrerie di ungari e saraceni ne martoriano le deboli
regioni di confine come i territori meno accessibili e meglio difesi. Ancora più
temibili però sono gli uomini del Nord che con l'arrivo della primavera salpano
dalle coste della Scandinavia e della Danimarca e si dedicano fino all'autunno
alle proprie razzie. Dapprima assalgono solo le località costiere, poi
cominciano a risalire arditamente i fiumi ed arrivano addirittura ad assediare
Parigi, difesa dal conte Ottone, che proprio per il coraggio dimostrato in
questa tragica occasione avrebbe poi ottenuto il trono di Francia. In realtà
questi temuti pirati sarebbero riusciti a fare propri tutti i mari del Nord,
depredando le coste scozzesi e irlandesi, quelle inglesi, francesi ed iberiche.
Le loro navi avevano fondi piatti per godere di maggiore stabilità in mare,
mentre la prora era una temibile arma di offesa in grado di speronare le
imbarcazioni nemiche. Mosse dal vento o dalla forza dei remi, solcavano i gelidi
mari del Nord, ma sarebbero ben presto giunte anche alle acque del Mediterraneo.
I comandanti più temerari si sarebbero spinti oltre lo stretto di Gibilterra.
La Catalogna e la Provenza sarebbero
state depredate ed uno di essi, giunto in vista delle coste toscane, avrebbe
addirittura scambiato la piccola città di Luni per l'augusta Roma! Nella seconda
metà del secolo un'altra spedizione avrebbe scoperto l'Islanda, dove ben presto
sarebbero stati in molti ad emigrare. Pochi anni dopo questa prima scoperta
geografica un altro navigatore, Gunnbjorn Ulfson, raggiunse la Groenlandia e
sulle sue orme Bjerne Herjiulfson sarebbe arrivato fino al Labrador. A queste
pionieristiche spedizioni avrebbero preso parte anche il leggendario Eric il
Rosso e suo figlio Leif, che per primo, secoli avanti a Colombo, sarebbe
sbarcato in America. Ma chi erano realmente questi arditi navigatori e spietati
pirati? Numerosi sono i loro nomi. Alcuni li chiamano Normanni, cioè uomini del
Nord, altri Vichinghi dal termine "Vik", che significa "fiordo", altri ancora
"Varieghi" o "Variaghi". La loro società si organizzava in gruppi tribali
all'interno dei quali vigeva la regola della solidarietà. Le donne erano onorate
all'interno del focolare domestico, mentre agli uomini, a cui era concesso
praticare la poligamia, erano impegnati nel dissodare le aride distese del paese
natio, a razziare e commerciare, a rendere onore all'affollato pantheon
vichingo. Solo nel X secolo sarebbe infatti cominciata l'avanzata cristiana
anche in queste remote regioni dell'Europa. Le sanguinose e saghe nordiche ci
hanno tramandato il ritratto di un mondo giovane e immaturo, primitivo e
violento, tanto originale e vigoroso, quanto insensato e rozzo. In realtà nella
Scandinavia pagana le donne goderono di una considerazione maggiore che in
quella cristiana, mentre nell'arte, nella letteratura, nello studio della
medicina i vichinghi elaboravano le basi di una civiltà potentemente creativa.
Già nell'XI secolo essa riusciva pur
se per breve tempo a riunirsi, comprendendo anche l'Inghilterra, sotto il
comando di un unico sovrano, Canuto il Grande. Anche se la sua creazione
politica si sarebbe sciolta ben poco dopo la sua morte, essa rappresentò un
momento di determinante importanza nella crescita di questo popolo. Un'ulteriore
svolta nel cammino degli uomini del Nord sarebbe stata impressa dai rapporti con
i popoli conosciuti durante scorrerie e commerci. Spesso accadeva infatti che i
pirati scandinavi si stanziassero nelle regioni oggetto delle loro razzie e vi
creassero comunità stabili. Nel 787, recita una cronaca anglosassone, " sulle
coste della Sassonia occidentale approdarono tre navi (...) e i nuovi arrivati
uccisero alcuni abitanti del luogo. Queste erano le prime navi dei Danesi che
violarono la terra degli Angli." Nei decenni seguenti le razzie avrebbero
progressivamente ampliato il proprio raggio. Sarebbe nato proprio così
nell'Inghilterra centrale il "Danelaw", autonomo regno popolato da immigrati
danesi, costantemente in guerra con gli Angli, guidati dai re Alfredo ed
Etelredo. Quest'ultimo avrebbe tentato di comprare il sostegno dei Danesi contro
le razzie dei Norvegesi, ma, tradendo ogni accordo, avrebbe poi ordinato il loro
eccidio. Tra le vittime vi sarebbe stata anche la sorella del re di Danimarca
che sarebbe infine riuscito a spodestare Etelredo, aprendo la strada alla breve
unificazione di Canuto il Grande, suo erede. Nel 911 Carlo il Semplice aveva
intanto offerto in feudo la Normandia al capo vichingo Rollone. Si trattava
dell'ultimo disperato tentativo di imbrigliare i predoni del Nord all'interno
delle fragili strutture politiche dell'Europa continentale. Sorprendentemente
esso riuscì appieno. I Normanni fecero
propri i legami feudali ed impressero ad essi, ormai stantia eredità
dell'età carolingia, una nuova vitalità, rinnovando l'importanza di questi
vincoli di fedeltà personale tra guerrieri. In breve tempo la Normandia divenne
una delle più fiorenti province della Francia, all'interno della quale la
nobiltà aveva instaurato un efficiente dominio del territorio. Il duca Roberto I
(1028-1038), prima della propria partenza in pellegrinaggio, avrebbe poi
designato come proprio erede un figlio illegittimo, Guglielmo il Bastardo,
passato però alla storia con il soprannome di Conquistatore. Sulla via della
Terrasanta Roberto sarebbe morto e Guglielmo avrebbe quindi cominciato la
propria lotta per il potere. Spietato e lungimirante, egli riuscì a piegare ogni
resistenza e fece prosperare il proprio Paese. Ben presto però la Normandia non
gli sarebbe più bastata ed egli avrebbe volto lo sguardo oltre la Manica, verso
l'Inghilterra. Etelredo aveva infatti sposato una figlia di Roberto I, Emma,
avvalorando le pretese dei duchi normanni sul trono degli Angli. Alla morte del
re inglese Edoardo, Guglielmo, forte anche del sostegno di papa Alessandro II,
si sarebbe scontrato con Aroldo, eletto sovrano dal popolo inglese. Attaccato
dal Nord dal fratello e dal re di Norvegia, questi riuscì dapprima a respingere
il primo assalto, ma capitolò dinanzi all'invasione partita dalla Normandia. La
storica vittoria di Hastings (1066) consacrò quindi Guglielmo sul trono, mentre
Aroldo, accecato e ferito, veniva smembrato dai cavalieri normanni. La splendida tappezzeria di Bayeux avrebbe
infine immortalato questa vittoriosa e violenta epopea. Guglielmo regnò
sull'Inghilterra con il pugno di ferro ed il rispetto delle leggi. Nel 1085
diede incarico di realizzare il primo catasto del regno, il Domesday Book,
censimento di tutta la popolazione e delle sue proprietà. Il sovrano dovette
comunque affrontare molte difficoltà e soprattutto continuare a combattere per
tutta la vita. Combatté contro il figlio Roberto che tentava di sottrargli la
Normandia, combatté contro il re di Francia di cui nel contempo era pari e
vassallo. Con l'arrivo dei Normanni era però la Francia stessa con i propri
baroni, la propria lingua e le proprie usanze ad aver messo prepotentemente
piede nella terra degli Angli e dei Sassoni. Forse era proprio un sassone
ribelle di questo periodo quel Robin Hood, mitizzato dalla leggenda, difensore
di coloro che erano oppressi dal ceto dirigente normanno. L'Inghilterra non
doveva essere però né l'ultima, né la più prestigiosa conquista degli ambiziosi
uomini del Nord. Calando dalla Scandinavia verso Est, i commercianti svedesi
avevano infatti cominciato a fare la spola tra le pianure abitate da popolazioni
slave, l'impero bizantino e i principati arabi. Seguendo il corso dei grandi
fiumi come il Dniepr ed il Volga, essi arrivavano infatti fino al Mar Nero, dove
destavano impressione tra i raffinati arabi e greci per la loro rozzezza e
decisione. Novgorod e Kiev sarebbero divenuti i punti nodali di questo asse di
commercio. Gli svedesi erano detti "Vareghi" o "Variaghi" dalle popolazioni
slave, cioè "commercianti", ma ben presto il loro ruolo all'interno delle
comunità locali trascese il solo aspetto economico. Essi cominciarono infatti a
fondare colonie stabili e a far sentire anche il proprio peso politico.
Nascevano così le "rus", cioè i primi insediamenti stanziali di questi mercanti
che sarebbero stati il fondamento dei futuri Stati russi. Alla base della costituzione di questi principati
infatti vi fu la determinante presenza scandinava, che avrebbe funto da
catalizzatore nella creazioni di stabili organismi politici, all'interno di
quali mantenne per lungo tempo un ruolo preminente. Nello stesso tempo i cadetti
delle nobili famiglie normanne abbandonavano sempre più stesso la terra natia
per guadagnarsi altrove il proprio futuro. Non erano né capaci artigiani, né
artisti di talento, l'unico strumento che era stato loro insegnato ad usare fin
dall'infanzia erano le armi. Partivano quindi all'avventura, pronti ad offrire i
propri servigi al migliore offerente, sperando anche nella ricompensa di qualche
feudo o nella mano di una ricca ereditiera. Alcuni di loro arrivarono
addirittura a militare a fianco degli infedeli in Marocco ed in Persia, ma mete
più consuete erano l'Italia meridionale e l'impero bizantino. Qui la guardia
variega, corpo scelto a difesa della persona del basileus (imperatore),
era composta esclusivamente da nobili scandinavi. Spesso essi erano giunti in
Oriente in pellegrinaggio ed alla fine si erano fermati qui a combattere. Ad
essi si affiancavano i mercenari che provenivano invece dalla Normandia. Ancora
più agguerriti ed ambiziosi, i Bizantini avevano imparato a guardarli con
sospetto mano a mano che essi avevano sottratto loro le terre del Sud d'Italia.
Il Meridione della Penisola era infatti diviso in numerosi piccoli principati in
continua lotta tra loro. Alcuni di essi
erano formalmente sottoposti all'autorità bizantina, altri avevano
ascendenze longobarde, mentre la Puglia, organizzata in una provincia
dell'impero (il catepanato) era il territorio più legato a Bisanzio. Ben presto
i signorotti locali cominciarono ad avvalersi dei servizi di cavalieri normanni,
giunti all'inizio nel Meridione come pellegrini presso il santuario di S.
Michele del Gargano. In breve la situazione sarebbe però sfuggita loro di mano,
come divenne drammaticamente chiaro durante l'assedio di Aversa da parte del
normanno Riccardo Quarrel. Nessuna offerta di denaro fu infatti in grado di far
desistere il condottiero
dall'impossessarsi della città. L'antico mercenario non cercava più sporadici e
miseri compensi, ma un proprio dominio. Riccardo, divenuto infine conte di
Capua, sarebbe stato però superato dai risultati ottenuti dai fratelli
Altavilla. Guglielmo, Unfredo e Roberto il Guiscardo, cioè l'Astuto, avevano
infatti ben presto ottenuto una posizione di comando tra i Normanni che
scorazzavano nel Sud d'Italia e che ormai erano tanto numerosi da creare una
temibile forza combattente. Guglielmo in particolare ne aveva assunto il comando
come primus inter pares. Egli riuscì ad espugnare Benevento e nel 1053
vinse la coalizione costituita dal pontefice Leone IX in funzione anti-normanna
ed ottenne infine dal suo successore Nicolò II il riconoscimento delle proprie
conquiste. Roberto divenne dunque duca di Puglia, Calabria e Sicilia. Il
fratello più giovane, Ruggero, detto poi il Gran Conte, si sarebbe dedicato
vittoriosamente alla conquista della Sicilia in mano araba, mentre Roberto
metteva gli occhi nientemeno che sull'impero bizantino. Espugnata Bari nel 1071,
egli organizzava una flotta capace di sconfiggere le navi del basileus a
Durazzo e poi avanzava fin quasi a Salonicco. La sua spedizione era però
interrotta a causa della richiesta di aiuto di papa Gregorio VII, assediato a
Roma dall'imperatore Enrico IV. Il Guiscardo abbandonò le truppe e salvò il
pontefice, ma al ritorno apprese che il suo esercito era stato sbaragliato
dall'imperatore Alessio Comneno. Roberto non era però tipo da arrendersi e,
mobilitata una nuova flotta, partiva ancora all'attacco. Solo la morte lo
avrebbe fermato sulla spiaggia di Cefalonia. L'eredità del condottiero normanno
doveva essere raccolta dal fratello Ruggero che già nel 1091 era padrone di
tutta la Sicilia. Alla sua morte il nipote Ruggero II era ormai a capo di un
saldo e potente regno mediterraneo, crocevia di cultura e commerci. Presso la
sua corte i costumi della natia Francia si compenetravano con quelli musulmani e
greci. La solida architettura romanica si impreziosiva di sontuosi mosaici
bizantini e di elaborate decorazioni tipicamente arabe. La storiografia ha
voluto vedere nel regno normanno d'Italia una sorta di precursore dei
centralizzati Stati moderni. In realtà i sovrani normanni ebbero l'accortezza di
adeguare le strutture di governo di cui avevano esperienza alla particolare
situazione dell'Italia araba e bizantina, lasciando agli organismi locali ampi
margini di autonomia. Ne sarebbe risultata un'amministrazione, sempre fondata
sui vincoli feudali, tutt'altro che omogenea, ma pur sempre efficiente.
Quello stesso sistema che purtroppo
secoli dopo sarebbe però degenerato nel più totale immobilismo e nello
sfruttamento della popolazione da parte del ceto baronale. Scandinavia, Russia,
Inghilterra, Italia, Bisanzio. Eppure le ambizioni normanne erano ancora ben
lungi dall'essere sazie. Nuovo condottiero dell'espansione normanna, rivolta ora
verso il Vicino Oriente sarebbe stato uno dei figli del Guiscardo, Boemondo
d'Altavilla. In difficoltà in Italia nel mantenere il principato di Taranto in
concorrenza con i parenti, Boemondo seppe cogliere al volo la ghiotta occasione
della prima crociata. Raggiunto durante l'assedio di Amalfi da pellegrini che si
recavano in Terrasanta per combattere, egli, secondo la testimonianza di un suo
cavaliere, estemporaneamente aderì all'appello del papa Urbano II per la
liberazione del S. Sepolcro. Preso il proprio prezioso mantello, lo strappò
facendone croci per i propri cavalieri e si mise poi in cammino verso Oriente.
Possiamo ben immaginarci la gioia di Alessio Comneno, quando seppe che oltre
alle già indisciplinate truppe crociate giunte a Costantinopoli, avrebbe dovuto
vedersela anche con il figlio del Guiscardo! Probabilmente più felice fu sua
figlia Anna, che ci ha lasciato questo lusinghiero ritratto del condottiero
normanno: "Un uomo simile in terra bizantina non si era mai visto, né tra i
barbari né tra i greci. Il suo sembiante destava meraviglia, la sua voce
spavento, era (...) tanto alto di statura da superare i più alti di circa un
cubito. Slanciato senza pinguedine, le spalle ampie, aveva petto ben sviluppato
e braccia robuste. Nel complesso non poteva dirsi né magro né corpulento, ma
corrispondeva piuttosto ai canoni di Policleto: mani forti, saldo sui piedi,
collo vigoroso, spalle larghe. Era di pelle candidissima, ma sul suo volto si
mescolava il rosso al bianco. La capigliatura che aveva biondo chiaro non gli
scendeva alle spalle alla maniera degli altri barbari, egli infatti non aveva la
mania dei capelli lunghi, ma li portava tagliati all'orecchio. E la barba era rossiccia o di altro colore? Non saprei
dire, perché il rasoio non aveva lasciato che una pelle liscia come il marmo."
Anna Comnena in realtà odiò appassionatamente Boemondo, infido normanno, in
cerca solo di ricchezza e potere, ma non si può certo dire che su di lei questo
carismatico comandante non esercitasse un certo fascino. Egli in ogni caso
sarebbe stato il vero stratega della parte iniziale della crociata. A lui si
devono la vittoria di Dorileo e l'inganno con cui fu conquistata Antiochia.
Abbiamo detto della prima parte della crociata perché proprio ad
Antiochia Boemondo si sarebbe fermato, creando qui il proprio principato. Egli
non avrebbe contribuito per nulla alla liberazione di Gerusalemme ed avrebbe
invece continuato a scontrarsi con i bizantini che esigevano la restituzione
della città. Preso prigioniero dagli arabi, sarebbe infine stato liberato e,
come riportano fonti piuttosto romanzate, le donne dell'entourage
dell'emiro che lo aveva fatto prigioniero non sarebbero state del tutto estranee
alla sua liberazione, a riconferma che non solo le principesse
porfirogénite (titolo che spettava, nell'impero bizantino, ai figli e
alle figlie dell'imperatore; ndr), fossero sensibili al suo ascendente.
Ritornato in Europa, Boemondo avrebbe sposato la figlia del re di Francia e
tentato inutilmente di realizzare il sogno del padre: la conquista di Bisanzio.
I suoi discendenti avrebbero invece mantenuto il possesso del principato di
Antiochia in Terrasanta. Dalla nativa Scandinavia gli uomini del Nord erano
quindi sciamati in tutto il mondo allora conosciuto e ne erano divenuti
inaspettatamente i dominatori. Regnavano nella florida Inghilterra e in
Normandia, solcavano le acque del Mediterraneo, salpando dai propri principati
d'Italia e di Terrasanta. Avevano fondato il loro dominio sulla forza e
sull'astuzia, ma avrebbero anche saputo governare con lungimiranza. La loro
civiltà marchiata dal ferro, ma tutt'altro che insensibile all'arte ed alla
bellezza, avrebbe quindi impresso il proprio carattere al Medioevo occidentale
ed orientale, guidandolo verso la propria rigogliosa maturità dei secoli XIII e
XIV.
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BIBLIOGRAFIA
- I Normanni e la loro espansione, Spoleto 1969
- I Normanni, popolo d'Europa. MXXX-MCC, a cura di M.
D'Onofrio - Marsilio editore, Padova 1994.
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